PROLOGO

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Dopotutto l'angolino del giardinetto non era così male.
Io ci sto bene, mi sento me stessa, nascosta, in qualche modo anche invisibile.

Però questa beatitudine non durava sempre molto, se mi vedeva Liam, un bambino che frequenta il mio stesso asilo, si arrabbiava e mi spintonava via perché voleva starci lui.

Mi sta tremendamente antipatico per i suoi modi di fare, quando lo faceva io non potevo controbattere o mi avrebbe solo fatta del male, sono più minuta di lui, ma soprattutto non so difendermi perché la violenza mi spaventa a morte.

Nemmeno quando la nostra maestra ci prendeva da parte riuscivo a reagire.

Mi siedo sempre qui, nella solita mattonella grigia che divideva l'asfalto dai germogli d'erba verde, io amavo guardare tutte quelle tipologie di foglie, piante... Insomma, tutti i tipi d'erba mi meravigliano, tantoché ogni tanto mi incantavo ad osservarle.

Le trovavo semplici, verdi come i miei occhi, e soprattutto fragili ma con una forza incredibile.

Un po' come me.

In quel momento mi ero soffermata su un quadrifoglio che avevo appena avvistato, era perfetto, illuminato dalla luce del sole che rendeva il suo verde ancora più brillante.

Non feci in tempo, però, di toccarlo che un'altra mano lo strappò con violenza facendolo cadere al suolo per poi calpestarlo con la suola di una scarpa nera.

Sussultai a quel gesto, e non appena allungai il viso, vidi il volto di Liam, lì a fissarmi impaziente e furioso.

Aveva dei capelli corvini, nerissimi. Due occhi color nocciola con un taglio particolare, erano allungati quasi come quelli di un asiatico.

Io temevo quegli occhi, gli ho sempre temuti, dietro celavano un qualcosa di oscuro da fare tremare chiunque, anche me.

Nessuno giocava con lui, se qualcuno osava avvicinarsi, Liam li ringhiava contro, se era di mal umore invece arrivava pure alla violenza.

Perciò io capii fin da subito cosa dovetti fare. Andarmene.

Abbassai lo sguardo e me ne andai arresa, come sempre non potei farci niente, lo conoscevo meglio di tutti e sapevo cosa dovevo fare o non fare.

«I-io vado a...» non potei concludere la frase che un suono fortissimo di una sirena offuscò le voci di tutti.

C'erano delle macchine che non saprei dire di cosa fossero, mia madre mi aveva spiegato che appartenevano alla polizia, ma non ne ero certa.

Degli uomini tutti con la stessa divisa entrarono a passo svelto e deciso dicendo solo queste 4 parole: «Cerchiamo la signora Megan».

Cocci Di Vetro - ( Romance )Where stories live. Discover now