CAPITOLO 1

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Jasmine

«Quindi? Quando partirai per New York?» Domandò mia mamma, mentre io me ne stavo comoda nel divano persa in un'altra delle mie solite letture.


«Tra sette giorni precisi.» si, tra una settimana prenderò un volo diretto proprio alla famosissima grande mela per intraprendere l'università più prestigiosa del posto.


Ero molto agitata, avrei vissuto per la prima volta da sola, in modo del tutto indipendente, in un appartamento soltanto mio. Mi sarei dovuta occupare di moltissime cose, tra cui farmi nuovi amici all'università, studiare molto di più e abituarmi al posto, che per me era totalmente nuovo.

L'agitazione, però, mi rendeva anche euforica perché volevo vivere al meglio questa esperienza, volevo superare le mie aspettative.

«Okay. Almeno hai già preparato le tue cose?» Lei voleva che io me ne andassi al più presto, quello era più che certo.

Mia madre non mi ha mai dato le giuste attenzioni, spesso mi evita. È diventata così da quando è morto mio padre, quando io avevo circa 7 anni e mezzo.

Lui era un uomo colto, severo e autoritario. Aveva i capelli sempre ordinati e scuri, barba corta e curata, e degli occhi azzurri con sguardo truce.

Mio padre lo temevo.

Non ho mai visto i miei genitori scambiarsi gesti d'affetto, forse perché mio padre era continuamente a lavoro e tornava la sera tardi, o forse perché il loro amore era fatto così.

Mi ricordo ancora quando, non appena rientrava in casa, mi guardava fisso negli occhi e mi diceva quanto fossi sbagliata, un errore, un qualcosa che lui non voleva più vedere dalla sua vita.

Ero solo una bambina al tempo. Non rinnego che questi ricordi siano ancora nitidi nella mia mente e non abbiano cambiato il mio modo di essere, ma ad ogni modo, lui non c'è più.

È sparito, portandosi con sé anche quel poco di buono che aveva mia madre, che, da quando è mancato, non fa altro che evitarmi, mi parla giusto il necessario, ma se oso fare qualcosa di sbagliato lei mi alza la voce e prova anche ad alzarmi le mani, non era mai stata così prima d'ora.

Ma lei non sa cosa mi provocano quei gesti, quelle sfuriate che fa, la voce alta o quando prova a toccarmi.

No, lei non lo sa perché non è mai riuscita a capirmi.

Pensava che io fossi una bugiarda, una finta vittima, non ha la minima idea di quanto io in realtà ho sofferto in passato.

Se qualcuno prova a toccarmi o anche solo ad avvicinarsi troppo mi viene d'istinto proteggermi, mi prendono attacchi di emicrania e sensi di svenimento.

Non potevo farci niente, ci dovevo convivere con i miei traumi e con le mie cicatrici, quelle non se ne sarebbero mai andate via, guarirne era impossibile.

«Si, ho preparato tutto, mamma.» La guardai, ma lei non ricambio nemmeno questa volta il mio sguardo.

Certe volte mi mancavano anche quei piccoli gesti, come un sorriso, un'attenzione, uno sguardo ricambiato... Da lei, però, queste cose che altri consideravano banali, per me erano tutto.

Cocci Di Vetro - ( Romance )Where stories live. Discover now