CAPITOLO 3

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Liam

La musica mi rimbombava nelle orecchie e nel petto. Anche questo weekend sono finito in uno dei tanti locali che frequento solitamente con i miei amici Thomas e Jay, che oggi hanno preferito lasciarmi solo per abbattersi nelle loro puttanelle di turno.

Non odiavo la solitudine, anzi, molto spesso la apprezzavo, questa sera, però, avevo il dannato bisogno di distrarmi completamente ed essere solo non è di sicuro un buon inizio.
Da quanto quella mocciosa di Jasmine è rientrata a fare parte della mia vita, senza il mio permesso oltretutto, il mio cervello è offuscato da pensieri.

Tutto ora migliore quando sapevo di averla finalmente lontana, per sempre, invece adesso che è più vicina di quanto mi aspettassi mi manda in totale caos.

Mi portai una mano alla testa cercando una distrazione per mettere a tacere i miei pensieri, ma non vidi niente. Niente che potrebbe aiutarmi.
Mi alzai e mi diressi al bancone per prendere qualcosa, l'alcool avrebbe fatto il suo lavoro.

«Oh, ciao, Liam. Cosa prendi?» Mi chiese il barista, ormai ci conosciamo da tanto tempo, frequento questo locale da circa tre anni.

«Il solito, grazie.» Mi sorrise e si mise al lavoro. Ogni tanto lo vedevo guardarmi a sottecchi con gli occhi ridotti a fessure ma mi finsi indifferente e sostenni quegli sguardi. Cosa voleva pure lui? Oggi non era giornata per rompermi il cazzo.
Sbuffai, incrociai le braccia e guardai l'orologio che avevo nel polso. Solo l'una, sembra che sono qua da un'eternità.

«Ecco a te.» Mi passò il mio ordine, si asciugò le mani con uno straccio che lanciò subito e riprese a guardarmi, adesso più serio.

Lo guardai a mia volta, imperscrutabile, sorseggiando il mio drink.

«C'è qualcosa che non và, ragazzo?»
'Mai andata meglio' avrei voluto rispondergli, ma mi limitai a restare zitto e fissarlo, cosa si aspettava? Che conversavo con lui? Povero illuso.

«Ti ho fatto una domanda...» Insisté.

«Alla grande. Te invece?» Lo indicai col mento come uno dei più strafottenti. Non avevo la minima voglia di parlare.

«Okay, ho capito, oggi non sei in vena» Mollò la presa e si concesse ad un'altro cliente.
'Dio, finalmente l'hai capito'.

Mi persi ad osservare il bicchiere mezzo vuoto di mojito e notai quattro foglie di menta quasi unite. Le guardai meglio, formavano un quadrifoglio.

Un quadrifoglio... pensai.

Sorrisi a me stesso per quella stupida osservazione in cui mi ero perso, lasciai perdere il bicchiere e scossi la testa come se non fossi in me. 'Possibile che quella ragazzina deve essermi in testa anche quando non c'è?' probabilmente si, e la vedo dura. Molto dura.

Appena finito di bere mi alzai, la folla di gente era aumentata come il casino che c'era, bottiglie ovunque, ragazze che si strusciavano su altri ragazzi, coppie che si seguivano nei bagni, i soliti bulletti prendersela con i più deboli, tipi a caso sbavare sulla cameriera che tremava manco a farsela sotto.

Insomma, tutto regolare.

Guardavo dinanzi a me, camminavo spedito verso l'uscita, la musica oggi non faceva altro che darmi fastidio come tutta quella massa di persone e fumo ovunque, finché una ragazza dalla chioma bionda e mossa non andò a sbattere sulla mia spalla.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 02 ⏰

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