CAPITOLO 2

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Jasmine


In quel momento pregai inutilmente che il prof Wilson non pronunciasse quelle maledette parole, ma alla fine, come sempre, la sfortuna ebbe la meglio. «Va bene, Liam».

Ero giunta a New York da circa qualche settimana, ero riuscita a sistemarmi e nel mio piccolo ad orientarmi in qualche modo, almeno nelle strade essenziali.

Questo, invece, è il mio primo giorno di università, che poteva andare decisamente molto meglio di così.

Tutto iniziò alla grande, riuscii a trovare l'unico posto libero, ovvero un angolino in ultima fila. Il posto perfetto per me.

Andò tutto alla grande , finché non incontrai gli occhi di colui che pensai non poter mai più vedere:

quelli di Liam.

In quel momento il mondo si fermò, le persone cominciarono a svanire dal mio campo visivo e la stanza iniziò a sembrare sempre più ristretta da farmi soffocare.

Mi sentivo come attratta da una calamita invisibile ma allo stesso tempo pesante e dolorosa.

I suoi tratti si erano fatti più duri, non più come quelli di un bambino. Gli occhi erano sempre gli stessi, color cioccolato coperti da qualche punta delle ciocche corvine dei suoi capelli. Anche loro non erano cambiati.

Risultava un ragazzo forte, il classico tipo di cui stare alla larga o sai già come finisce.

Ma a me quella maschera non spaventa, non più.

Non io che so ciò che lui ha passato.

Il contatto visivo fu subito interrotto dal rumore della sedia che strisciò nel pavimento e vidi lui alzarsi aspettandomi vicino all porta con atteggiamento strafottente e le braccia incrociate al petto.

Giusto, dimenticavo.

Mi alzai anche io, con più delicatezza, e a passo lento camminai accanto a lui, ed ecco che in un secondo eravamo già fuori dall'aula. Per giunta soli.

«Cosa ci fai qua?» Sbottò Liam fissando davanti a sé. Sembrava irritarlo la mia presenza, lo riconobbi dall'espressione fredda dei suoi occhi e la mascella tesa.

«Ma... non dovevi farmi vedere la scuola?» Alla mia domanda lui si girò con fare derisorio e mi guardò dall'alto al basso morsicando si il labbro per non scoppiare a ridere.

«E tu pensavi davvero che io sarei stato così gentile da farti vedere la scuola?» Rispose divertito, questa volta guardandomi negli occhi cercando di intimidirmi con i suoi giochetti.

«Si... insomma, il professore voleva mandare Chris e ti sei offerto tu ad andare con me» Abbassai lo sguardo nel dirlo, non riuscivo a capirlo, perché si comportava in questo modo adesso? Fino a poco fa ha lottato contro il professore per farsi mandare lui e adesso viene a dirmi che non è così?

«Piccola ingenua» gli scappò una piccola risata. «L'ho fatto solo per sapere che cazzo ci fai tu qui, non di certo per le tue sciocchezze». tenne lo sguardo ancora ancorato al mio.

Avevo gli occhi lucidi, volevi scappare. Che razza di situazione è questa?

«Cosa ci faccio qui? A studiare, ovvio» mi giustificai tentando di scappare dai suoi morsi.

«Nella mia città, nella mia stessa scuola, nella mia stessa classe... Ti voglio fuori dai piedi, non so se ti è chiaro, Jasmine.» questa volta sbuffò, l'espressione divertita di prima lasciò il posto ad un'altra mostrando che non aveva nessuna intenzione a rimanere qua a parlare.

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