Viso plumbeo

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Manuel ci mette sempre un tempo spropositato a farsi la barba, che non ha senso, visto che poi non gli viene precisa. E non se la rade mai del tutto.

Se Simone vuole parlarci, la mattina, è costretto a stare in piedi sul ciglio della porta del bagno. È una cosa un po' da femmine, anche se a Manuel non l'ha mai detto, perché probabilmente sbroccherebbe.

Oggi infatti ci vuole parlare, o meglio, sparlare. Mimmo ha iniziato da una settimana al ristorante, e Manuel ancora non si è espresso, se non per lo scetticismo iniziale. La verità è che hanno lavorato tutti come muli, perché la riapertura è stata un successo tale che sono sempre pieni, e lui e Manuel sono tornati a casa solo per lavarsi e dormire.

Questo grazie ad Anita, che ha fatto delle meditazioni guidate e si è finalmente decisa ad andare in ospedale, concedendo un po' di pace a Simone. Non gli dispiace nemmeno più passare così tanto tempo al ristorante. Palestra, ristorante, doccia, letto, in un ciclo senza tregua. Nel giorno libero, allenamenti. Non ha tempo per pensare, proprio come piace a lui.

"Comunque –" inizia, per tastare il terreno.

Manuel gli lancia un'occhiata di traverso. "Comunque?"

Ok, quindi sta aspettando che inizi Simone. Probabilmente è perché suo padre parla di Mimmo anche a lui, e Manuel non gli vuole mancare di rispetto. Simone tollera la sua venerazione unicamente perché Manuel, a differenza dei più, gli dà ragione quando si lamenta del padre. Anche perché il suo c'è stato anche meno di quello di Simone. Si capiscono. "Sono contento che sta andando bene, eh," mette le mani avanti. "Però..."

Manuel si spruzza un po' di dopobarba, la faccia improvvisamente corrucciata. "Io continuo a pensa' che quei due nun m'a contano giusta."

"Eh, ve'? Che poi coso, Mimmo – non ti sembra falso?"

"Sì, ma pure quell'artro. E poi noi che ne sapemo de che parlano quanno —" fa dei gesti a caso per imitare la lingua dei segni. "No? Io penso, stai tra 'e persone normali, parla italiano."

A Simone non interessa parlare male di Arturo. Gli sembra una persona discreta, fa le sue cose super concentrato e poi se ne va. Insomma non sta mai tra i piedi. E poi è vero che non sanno cosa si dicono nella lingua dei segni, però a Simone rassicura che sia quando parla che quando segna Arturo abbia una mimica facciale così espressiva. Gli sembra di sapere cosa pensa perché non fa sforzi per nasconderlo. Mimmo invece – "sì, ma almeno Arturo si fa i cazzi suoi. Mimmo invece sta sempre –" Non sa bene manco lui cosa lo infastidisce esattamente. È come se lo vedesse sempre, se lo ritrova in ogni angolo, in pratica – metaforicamente – mangia Mimmo Bruni a colazione, pranzo e cena. I clienti chiedono di fare i complimenti allo chef, Anita gli chiede di Mimmo per riferire al padre in ospedale, e con la madre, che nel frattempo l'ha conosciuto e ne è rimasta stregata, è tutto un come va Mimmo. Tra poco si unirà pure alla squadra di rugby, di questo passo. Simone non ne può più. "Parla sempre. Sorride sempre. Boh. Pare scemo."

"Simò, so' sempre quelli de cui non sospetteresti mai." Insiste Manuel. "Comunque, quello è scemo. Se sei sveglio non te fai scoprì. E poi chi se costituisce a quattordic'anni, dai. Pe' forza ce sta qualcosa sotto che non c'ha detto."

Finalmente qualcuno dice le cose come stanno. Simone lo indica. "Secondo me lo ha ammazzato, il tipo a cui ha sparato."

Manuel allarga gli occhi. Evidentemente non aveva pensato a questa possibilità. "Dici."

"Totale. Perché mica ti danno l'ergastolo a quattordici anni."

Manuel sbianca un po'. "No, Simò, io co' n'assassino nun ce lavoro."

"Tanto non abbiamo prove."

"Vabbè, chiediamo a qualcuno, no? Qualcuno in polizia. Ce staranno dei file, qualcosa."

La Cuenta - Mimmo & Simoneحيث تعيش القصص. اكتشف الآن