Capitolo 1

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Posai felice il telefono con un grosso sorriso in viso. Mi aspettavo la chiamata di Amadeus in quanto avessi visto poche sere prima la classifica degli artisti in gara e l'emozione di partecipare a Sanremo ancora una volta non svaniva mai.
Iniziai a mettere a posto le idee, chiamai la costumista per un appuntamento e la casa discografica per aggiustare un pezzo che avevo scritto nell'estate, quest'anno mi sentivo pronto e avevo tutta la sicurezza che avevo perso negli ultimi mesi.
La mia testa continuava a finire lì.
Quando chiudevo gli occhi, quando leggevo o scrivevo nelle note del telefono degli arrangiamenti, la testa finiva a quei momenti.
Quella vacanza aveva cambiato il mio punto di vista, mi aveva modellato e avevo scoperto nuove cose su di me che non credevo potessero mai affiorare, non perché ci vedessi niente di male ma non mi era mai capitato di provare emozioni così forti per una persona che conoscevo da anni.

Corsi alla casa discografica, il palazzo a sei piani pieno di vetrate era davanti a me ed aspettavo emozionato che mi aprissero il cancello per entrare nel garage sotterraneo. Una dozzina di fans si accorsero della mia presenza, sorrisi e salutai con la mano purtroppo senza avere il tempo di poter fare qualche foto e autografo.
Entrai nel grande garage, parcheggiai la mia auto e salii con l'ascensore fino al mio blocco.

"Di nuovo a Sanremo, eh!!" uno dei miei colleghi passò nel corridoio correndo come se avesse fretta di cambiare blocco, gli sorrisi e ci battemmo il cinque prima che potesse sparire dal corridoio.
Entrai nello studio di registrazione iniziando a salutare, tolsi il giacchetto ed tirai fuori dalla borsa fogli stropicciati e computer, scrigno dei miei pensieri.

"Ehi! Hai saputo chi ci sarà a Sanremo quest'anno?" chiese Marta, digital audio, sorridente.
"Oltre ad Amadeus e Fiorello ho sentito dei big in gara." risposi senza troppi pensieri.
"E poi??" il suo sorriso era così contagioso che le risposi alzando i lati delle labbra, stava quasi saltellando dalla felicità.
"Sembra tu abbia assunto qualcosa di strano." ridacchiai posando il laptop sul tavolino sedendomi davanti ad esso. "O me lo dici subito o ti metti a lavorare, quest'anno dobbiamo spaccare!"
Marta si posò con una mano sul tavolo appena accanto al mio pc, l'indice era puntato verso il mio viso e l'espressione del tutto ironica stava per rimproverarmi. "Giuro che se non me lo farai conoscere ti rovinerò ogni singola canzone."
Buttai la testa indietro sospirando, passai le mani sul mio viso e ne portai una sul petto subito dopo.

"Marta." la guardai negli occhi promettendomi di non riderle in faccia. "Io ti giuro solennemente che te lo farò conoscere, chiunque esso sia. Ma adesso puoi dirmi di chi stiamo parlando?"
"Ovviamen—" Marta era pronta a svelarmi l'identità dell'uomo misterioso quando Jacopo, il discografico, entrò nella stanza.

"Poche chiacchiere, dobbiamo sistemare questo brano se vogliamo vincere il Festival." Jacopo si sedette sorridente accanto a me mandando via Marta nella stanza accanto divisa soltanto da una parete di vetro. "Vai ad arrangiare la base mentre sistemiamo il testo."
Spinsi il computer più indietro così da fargli vedere qualche strofa ed iniziammo a lavorare.

[...]

"Se partirò a Budapest, ti ricorderai
Dei giorni in tenda, quella moonlight
Fumando fino all'alba, non cambierai
E non cambierò fottendomi la testa in un night
Soffrire può sembrare un po' fake
Se curi le tue lacrime ad un rave"

Avevamo iniziato ad abbozzare delle demo.
Queste parole mi avevano cambiato l'umore e Jacopo lo aveva notato, ormai era come un fratello per me.
"Sei sicuro si non voler cambiare niente? Non sei una persona che parla molto di sé, arriveranno le domande da parte dei giornalisti, ne sei consapevole?" chiese in modo retorico poggiandosi al vetro.
"È solo una canzone, non preoccuparti."

Quel ricordo non voleva lasciarmi da quella mattina, avevo deciso di portare questo pezzo perché non riuscivo più a tenerlo dentro. Mi aveva scosso ed era come se cantandolo di fronte ad un pubblico quel pensiero potesse finalmente abbandonare la mia quotidianità.
Avevo come l'impressione che liberandomene potessi finalmente riuscire ad andare avanti ma più intonavo le strofe e più avevo una strana sensazione addosso.

La giornata era passata in fretta, mi ero divertito nonostante i mille pensieri che ronzavano nella mia testa. Marta, Jacopo ed io come al nostro solito avevamo deciso di cenare insieme ad un piccolo locale appena sotto lo studio.
Ci sedemmo al tavolino e dopo aver ordinato continuammo a parlare della canzone: Marta mi disse cosa non la convinceva e Jacopo supervisionò le idee di entrambi per poterci lavorare nelle settimane seguenti.
A fine serata mi tornò in mente il discorso interrotto dell'uomo misterioso riproponendolo ai miei colleghi.
"Ma di chi parlavi questa mattina?" chiesi voltandomi prima verso la ragazza.
"Oh giusto! Ovviamente di John Travolta. Hai sentito? Amadeus vuole portarlo fin qui."
"Seh..." Jacopo alzò gli occhi al cielo scuotendo la testa. "Ho sentito che vogliono fargli ballare qualcosa di Grease."

Mi stavo già immaginando quello che sarebbe potuto succedere quando una frase rubò la mia attenzione in un attimo.
"Che risate che ci faremo! Ama, Fiorello, Mengoni e John Travolta ballare sul palco di Sanremo. È così surreale se ci pensate." alzai subito la testa verso la ragazza.

Marco?

Il petto si alzava ed abbassava con irregolarità. Solo sentire il suo nome mi faceva agitare, non poteva accadere, non adesso.
"Cosa?" dissi ancora incredulo mentre i due ridevano tra loro.
"Esatto. Quell'uomo a quasi settant'anni deve —" decisi di interrompere il ragazzo subito.
"Non John." le espressioni di Marta e Jacopo cambiarono, forse confusi dalle mie parole.
"Sì... Ama, Fiorello e Marco. Non te lo aveva detto? Eppure siete grandi amici." esordì con grande calma Marta.
"No." risposi. "Se ne sarà dimenticato." un sorriso finto uscì dalle mie labbra, i due sembravano essersi tranquillizzati, avevano abboccato alle mie espressioni senza dire una parola.

Non vedevo Marco da questa estate. Ero stato io a mettere un punto, avevo bisogno dei miei spazi e la sua presenza non mi faceva bene.
Mi aveva cercato un paio di volte e non risposi mai alle sue chiamate.
In studio spesso mi chiedevano perché non passava più a salutare. Prima di quell'estate si presentava qualche volta al mese portando dei cioccolatini o anche solo per salutare e buttare giù qualche strofa, ma la mia risposta era sempre la stessa: è impegnato con l'album.

________

PSICHIATRIA
Non lo chiamerò spazio scrittore perché sono tutto tranne che questo però credo che psichiatria sia il termine corretto per me (e per voi)

Se volete farmi delle domande scrivetele qui così posso rispondevi in modo semplice <3

Ho già pensato alla suddivisione dei capitoli, non saranno tanti ma prometto di impegnarmi e scriverli al meglio!

ps i vostri commenti su twitter mi fanno MORIRE vvb

MoonlightWhere stories live. Discover now