Il racconto del passeggero

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Su una panchina, seduto alla fermata, sostava il passeggero. Il nome? Non domandatelo, non avrei per rispondervi.
Di lui se ne dicono ed è difficile carpare la verità dai miti su una tale leggenda. Dunque, scriverò col proposito di riportarvi le notizie di cui posso parlare senza romanzare o ricamare troppo, i fatti più plausibili  per l'opinione dei più.

Saliva sui mezzi all'alba, si sistemava sul sedile più comodo per le sue esigenze e non lo lasciava fino all'ultimo capolinea. Aveva con sé libri o riviste, i pasti al sacco, fogli e penne per disegnare. Passava così il suo tempo.
La gente giurava di incontrarlo ogni giorno impegnato in un modo diverso. Ad alcuni si presentava preso da duelli e tenzoni tra i paladini del bene e i demoni di un'altra fede, o invischiato in indicibili imprese per mari e monti. A volte tentava di intrappolare nella caducità della carta i lineamenti dei grattacieli iconici della città, imponenti ed eterni, sminuendo la loro longevità con linee rozze e maleducate, incapaci di imitare marmi e granito.
Altri autori insinuavano, e tanto fanno oggi,  nefandezze sui suoi natali, sulla sua realtà. Invidiosi di tanta spensieratezza, imbottivano i pettegolezzi di cui era protagonista con calunnie e cattiverie.
Non perderemo tempo a citarle o confutarle. Non importava a lui interessarsene, non le riterremo meritevoli delle nostre preoccupazioni.

Il passeggero apparve un'abbondante cinquantina d'anni fa. Stando alle testimonianze, passarono anni prima che provasse a parlare con qualcuno. All'inizio, se ne stava zitto al suo posto, e lasciava correre se gli ridevano dietro.
Dopo una o due decadi, provò ad avvicinarsi ad altre persone. Il risultato aveva una nota di curioso, di impalpabile ed astratto.

- Lei legge?
- No, signore. -

La gente lo temeva, non poteva non farlo. Lo fissava persa in un misto di disprezzo e paura. E lui non era tipo da arrendersi senza lottare.

- Ha mai avuto modo di vedere un artista all'opera? -

Poneva ai passanti domande strane, prendendosi tanta confidenza che non aveva.
Un mese dopo l'altro, si fece caso a lui. Era sempre lì, al suo sedile. Gradualmente, le distanze si accorciarono e nacquero brevi e timidi dialoghi. Storie e racconti presero a circolare sul suo conto, trame intessute dai quelli con cui parlava. E l'interesse sorse. Le gente cominciò a dargli fiducia, a discutere con lui dei propri problemi quotidiani.

- Sai, passeggero, ho litigato con mio marito.
- Non hai motivo per vergognarti, può capitare.
- Ma mai così!
- Ha urlato?
- Tanto.
- E di solito lo fa?
- No, noi non litighiamo quasi mai.
- È un bene, allora!
- Lo credi?
- Signora, stia tranquilla. Avete dato alito a voi stessi, a domande scomode con cui lentamente si sarebbe logorato il rapporto. Meglio una sana conversazione, seppur animata! -
Presto, prese corpo una piccola cricca, radunata attorno a lui durante le corse del tram, sulle sue stridenti rotaie. Convinti di imparare ingoiando ogni saggezza lui vomitasse per loro, incominciarono ad adorarlo.

- Maestro, ma il mondo va a rotoli?
- Dunque, - rifletteva - dipende dal punto di vista.
- Il suo cosa le sussurra?
- Despota in declino. Realtà surreali e verità senza un motivo.
- Prospettiva un po' forte, maestro.
- No. Basta non buttarci pensieri.
- Ma come?
- Amici miei, sono dilemmi troppo grandi. Non spetta a noi il compito di trovarvi una soluzione .
- E come si può vivere sapendoli irrisolti?
- Distogliete lo sguardo e tirate avanti. -

Pensava lo sopravvalutassero. Eppure, non ebbe l'impellenza di dimostrarlo loro. Non intendeva rompere quell'incanto, quella dolce illusione. L'avrebbe rovinata il tempo. - Lasciamolo fare - una volta disse.
Un pomeriggio d'estate, quand'era ormai anziano, venne da lui un giornalista per intervistarlo.

- Lei vive qui?
- Su questa terra, sì.
- No, - rise il giornalista, con il taccuino in mano -  sui mezzi, intendo.
- Ah, no, non direi.
- E come si mantiene?
- Lavoro.
- E dove? Insomma, nessuno l'ha mai vista farlo.
- La notte, - si spiegò - sorveglio una piccola biblioteca, in periferia. Pagano bene e non pretendono di sapermi sveglio. Non rischio sortite improvvise, ladri in zona non ne ho mai incontrati. E poi, verrebbero mai lì?
- Pare che lei abbia le idee molto chiare.
- Pare.
- Ma allora, perché?
- Vede, l'uomo nasce libero. Mi ero stufato di sottostare a modelli in cui stavo stretto.
- E non intendeva pagare un affitto?
- Nah, non mi metta in bocca parole che non ho pronunciato. Ho ereditato terre e ville, la casa non mi manca. Potrei persino vendere tutto e campare di rendita.
- Non la seguo.
- I soldi, come lo è l'amore, sono un mezzo.
- Per cosa?
- Per la felicità! - Sorrise. - A me non servono, ne ho trovato uno migliore.
- Il tram?
- La conoscenza!
- Mi spiace, ma non so scorgere il punto.
- Non è lontano.
- La seguo, allora.
- Mi ascolti, sarò più chiaro. Vivere ingabbiato dalle mura di casa non fa per me. Non giudico chi lo fa, per carità. Le sembro mica un inquisitore? Semplicemente, sono libero di dilapidare il tempo datomi con i lussi che preferisco.
- Dio ci da la grazia di tanta libertà.
- Non tanto Dio quanto lo stato, ma non divaghiamo. Avevo davanti a me una scelta.
- Quella scelta.
- Esattamente lei.
- Alcuni la prendono, altri no. - Annuiva il giornalista. Pensava d'aver capito. - Lasciano fare al vento.
- Sì. E non è il mio caso, non sarei stato in grado di accontentarmi.
- Ha scelto...
- ...di vivere tra i libri e la gente. - Lo interruppe il passeggero. - Pago l'abbonamento e passo le giornate così.
- E vive qui.
- No! - Ribadì. - Forse sì. - Si grattò la fronte. - Non saprei. - Bofonchiò, piccato. - È un dettaglio di poco conto. Di fatto, passo il tempo qua, se a questo voleva arrivare.
- E perché sul tram? Case ne ha, l'ha detto lei. Perché non lì?
- Perché no? Libertà, ricorda? E poi, là sarei solo. Prenderei polvere con i mobili.
- E la cosa della felicità?
- Le sembro triste? - Sospirò.
- No; forse, un pò spazientito.
- Ha le sue risposte. - E sì chiuse in sé.

L'articolò apparì sui giornali poco più tardi; una settimana, se non due. La rivista su cui fu pubblicato incassò più di quanto sperasse; le copie di quel numero erano andate a ruba.

Il passeggero non si vede più da alcuni mesi. I media avevano dichiarato il lutto nazionale.
- Lui non l'avrebbe voluto. - Dissero i suoi seguaci. - Il mondan rumore altro non è che fiato di vento. - Sostenevano di averlo appreso da lui.
Pubblicamente, avevano annunciato la sua morte. Tuttavia, quei suoi discepoli non erano dispiaciuti.
- Ha raggiunto il traguardo, - affermavano - l'onniscienza! Il suo sogno era poter accogliere l'interezza dello scibile umano. -
Altri non erano d'accordo. Si tramandava, infatti, tra i locali malfamati della città, che fosse stato rapito dai servizi segreti, con l'accusa di aver scoperto cose su cui sarebbe stato meglio mantenere il silenzio.

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