Capitolo 4

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Il venerdì sera della settimana successiva, fu infilato sotto la mia porta un invito a cena. La calligrafia era elegante e la lettera aveva un odore di bosco. Lo stesso profumo che usava Alexi. La rigirai e lessi ad alta voce:

Caro Benjamin,

sto organizzando una cena in una sala privata nell'ala ovest.

Sei gentilmente invitato ad unirti a me e agli altri stasera alle sette.

Spero verrai.

Vestiti informale.

- A

Non sapevo che potessimo affittare sale private nel castello. Non aveva detto quale e non c'era nemmeno alcuna indicazione su come trovarla. Naturalmente, avrei accettato. Non potevo perdere l'occasione di trascorrere del tempo con loro fuori dall'aula.

Guardai il mio orologio. Erano le sei del pomeriggio. Avevo all'incirca un'ora per decidere cosa indossare. Alexi aveva detto informale, ma conoscendoli sarebbero stati tutti vestiti in maniera impeccabile. Preparai dei vestiti che sembrassero abbastanza sofisticati e passai i successivi venti minuti cercando di domare i miei ricci.

Avevo capito ormai che tutti loro avevano soldi, genitori influenti e qualcuno che avrebbe potuto aiutarli a tirare avanti anche se non avessero lavorato un giorno nella loro vita. Vivevano aspettandosi che le cose andassero per il verso giusto, senza sforzo. Per me, nulla di tutto ciò era possibile; ma potevo fingere. Le persone giudicavano davvero dalle apparenze, non importava quanto affermassero il contrario.

L'ala ovest era deserta. Tutti erano già andati a cena. Mentre cercavo il posto giusto, mi chiesi di cosa parlassero di solito quei quattro quando erano tutti insieme. Da ciò che avevo osservato in classe, Alexi e Thomas erano quelli che normalmente conducevano la conversazione; la maggior parte delle volte, per litigare tra di loro. Alexi era calmo, ma molto arrogante, e gli piaceva recitare citazioni prese dai libri che leggeva per supportare qualunque cosa dicesse. Thomas aveva una mente veloce e una lingua tagliente; a volte, avevo l'impressione che gli piacesse semplicemente inimicarsi Alexi. Si portava dietro una piccola edizione della Bibbia perché sapeva che Alexi odiava la religione istituzionalizzata e il concetto di un unico Dio che opprimeva l'umanità, invece di elevarla; ogni volta che Alexi lo irritava, Thomas tirava fuori dalla tasca quel libretto, dicendo che la Chiesa aveva avuto ragione nel bruciare sul rogo le persone che la infastidiva, e desiderando di poter fare lo stesso con lui. Non credevo facesse sul serio. Forse.

La voce di Paola era la più vigorosa. Non sapevo se fosse perché era italiana, o perché era così imponente che a volte anche Alexi, con la sua natura dominante, faceva un metaforico passo indietro di fronte ai suoi atteggiamenti. Era ovvio che provenisse da una famiglia benestante; soldi antichi, quelli che ti facevano sentire un Dio tra i mortali. Teveva la testa alta, i suoi occhi erano penetranti e le sue labbra sempre premute in una linea di disapprovazione; temevo il suo giudizio più di quanto avrei temuto quello di Dio.

Christian era quello tranquillo. Non gli piaceva stare al centro dell'attenzione, ma ogni volta che parlava tutti si zittivano e ascoltavano quello che aveva da dire, anche Thomas. Era un ottimista, sempre alla ricerca del lato positivo in ogni aspetto della vita. A volte, lo invidiavo; non aveva avuto una vita facile, ma aveva mantenuto comunque un carattere luminoso, allegro e... fiducioso. Si fidava così facilmente delle persone. Non lo invidiavo per quello, perché di solito la gente approfittava di questo tipo di ingenuità.

Arrivato al piano, come prima cosa senti la risata di Christian. Poi, vidi la luce proveniente da sotto la porta di una delle stanze. Avvicinandomi, sentii le loro voci. Ero emozionato, dato che non vedevo nessuno di loro da quasi una settimana. Non si erano presentati in sala né per il pranzo né per la cena; non li avevo incontrati nella foresta, né avevo visto Alexi sulla terrazza. Era come se fossero scomparsi dall'edificio. Avevo pensato di andare da Jamie e chiedergli se sapeva dove fossero, ma non avevo ancora quel tipo di familiarità con lui. La verità era che quell'uomo mi inquietava. Sorrideva troppo, quel tipo di sorriso che la gente usava quando nascondeva qualcosa. E il modo in cui parlava ad Alexi... suscitava in me sentimenti che non capivo affatto.

Gilded Cage - L'illusione della libertàDove le storie prendono vita. Scoprilo ora