6.Elenoire

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Cammino a passo veloce verso la stazione.

Che stupida.
Alla fine tutti quelli che mi sembrano interessanti non sono altro che un altra versione di quel coglione di Lucas.

Superficiali, narcisisti, dipendenti da alcool e droga.

Devo stargli lontano.

Vedere come quella ragazza lo invitava ad una festa per sballarsi quasi come lui ci andasse ormai da sempre. In più a casa con sole ragazze.

Non che fossi gelosa o altro.
Ma questa cosa mi è sembrata subito un campanellino d'allarme da cui stare lontana.

Guardo sul telefono a che ora passa il treno.
Ottimo. Fantastico.
Tra un'ora.

Rimango impalata davanti l'edificio, indecisa su cosa fare per un'intera ora.

Magari potrei chiamare mia madre o mio padre per chiedergli di passare a prendermi.

Dopo qualche secondo sento una macchina fermarsi accanto a me.

Mi giro.

È lui, che scende e mi viene incontro.

-Il prossimo treno passa tra un'ora. Non puoi stare qui un'ora, da sola. Di venerdì sera. Permettimi di portarti a casa. Giuro che non ti romperò le scatole- dice, con espressione preoccupata.

-Perchè continui a seguirmi? Sono fatti miei se mi dovesse succedere qualcosa qui-

-El, ascolta. Non voglio importunarti, o provarci con te. Voglio solo che torni a casa al sicuro. Poi non mi vedrai più. Tranne se ci beccheremo su qualche treno. Ma farò in modo di sparire. Promesso-

Sentire quel El dalle sue labbra mi ha fatto uno strano effetto.
È gentile da parte sua...come sempre.
Possibile che non riesco mai a dirgli di no e a mandarlo a quel paese?

-Ok ma a una condizione...-
-Spara- risponde
-Voglio che Amy torna al sicuro a casa. E che mi lasci il numero del tuo amico così da poterlo rintracciare in caso o minacciarlo di morte-

-Okay. Dammi il telefono te lo scrivo-

Glielo porgo.

Dopo qualche secondo me lo restituisce e ci avviamo verso la macchina.

Parte.

Durante il viaggio, quasi come un flashback della volta scorsa, passiamo il tempo a non parlarci. Io assolta nei miei pensieri e lui nei suoi.
Ha promesso di non parlarmi.
Ma dentro di me vorrei che non fosse così. Mi sentirei meno a disagio.

-Abito vicino il liceo Scientifico. Puoi lasciarmi lì- dico guardandolo.
Annuisce.

Che nervi.

-Altrimenti lasciami alla stazione, o dove vuoi. Posso arrivarci a piedi-

Nessuna risposta.

Dopo qualche minuto di silenzio, spazientito, sbotto:
-Davvero hai intenzione di non parlarmi?-

Sospira.

-Pensavo non volessi- risponde.
-Se non lo avessi voluto non sarei mai salita in macchina con te-
Sorride.

Poi aggiunge:
-Perchè sei fuggita in quel modo?-
-Cosa? E cos'altro avrei dovuto fare? Rimanere a fissare la mia amica che limona con un ragazzo? O magari dire di si ad una sconosciuta che mi ha invitato ad una festa poco raccomandabile piena di sanguisughe?-
-Non intendevo questo-

Cosa vorrebbe dire?

-E allora cosa?-
Qualche secondo di silenzio.

Poi dice:
-Non sono quel tipo di persona che pensi. Lo ero un tempo. Ho trent'anni, sono grande ormai da capire quali sono le cose a cui realmente dedicarmi.
La ragazza che hai conosciuto prima è la sorella della mia ex storica. Ma non voglio avere nulla a che fare né con lei e né con le altre-

-Okay. Ma in ogni caso non mi interessa. E non ti nascondo che sto iniziando a pensare che tu ti sia scopato contemporaneamente entrambe le sorelle qualche volta-

-Potrei come non potrei averlo fatto. Sei gelosa?- chiede ridacchiando

-Cosa?No che non sono gelosa. Sono solo considerazioni. Ma non mi interessa saperlo, che sia chiaro-

Sorride.

Scoparsi due sorelle...contemporaneamente...
Mi viene il ribrezzo solo a pensarci.

Poco dopo lo vedo sovrappensiero.

Vorrei chiedergli a cosa pensa, ma non mi sembra il caso. Allo stato attuale preferirei stargli lontana.
Ho perso fiducia nel genere maschile. Ormai.

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"ELLYYYY" sento.
"Ehii. Sei viva? Che avete fatto tu e Samu?"
Ormai fatta mezzanotte e mezza, decido di telefonare Amy.

"Si sto bene. Siano andati a cena. Ora sono a casa"
"Bene dai" rispondo.
"È dolcissimo, sexy e...davvero un galantuomo. Mi ha portato a mangiare il sushi. Domani sera ci rivediamo. Mi porta a pattinare"
"Che bello tesoro. Sono felice per te"
"Con Arthur invece? Perché lo hai mandato via?"
"Non mi fido di lui. Ho visto che chiacchierava con una tipa...la sorella della sua ex storica...che lo ha invitato ad una festa...beh una festa di ragazze droga e sesso e...non mi ha dato una buona impressione di lui"
"Oh Elly, tu e i tuoi pregiudizi prematuri. Lui cosa le ha risposto?"
"Ha rifiutato e mi ha portato a casa alla fine. Dicendomi che ormai è acqua passata che non va più ad un certo tipo di feste con qel tipo di gente"
"Continuo a dire che ti soffermi troppo su cose superficiali, su delle tue idee. Dagli una possibilità. In macchina come si è comportato?"
"Bene. Alla fine gli ho detto che possiamo diventare amici. Solo amici"esclamo.
"COSA?!Io ti dico di prenderti cura del tuo fiore e tu dici ad un bono è super gentile come lui che potete essere amici?!"
"Beh.."
Sospira, poi sbotta.
"Ascolta. Non voglio essere l'amica pesante e che ti dice cosa devi fare. Sei adulta ormai. Hai ventiquattro anni. Solo ecco...pensa alla tua felicità, pensa a divertirti. Perché te lo meriti"
"Lo farò"
"Brava la mia micetta. Ora però devo andare perché ho bisogno di stendermi. Buonanotte El"
"Notte"

E riattacco.

Forse ha ragione. Forse dovrei darmi una possibilità e pensare meno.

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Sono in classe.
Oggi la mia amica ha deciso di non venire all'università. Aveva i postumi della sbornia di ieri sera.

Per fortuna ieri pomeriggio abbiamo finito la presentazione, a cui sorprendentemente si sono aggregati anche altri tre del nostro corso.

Per tutto il tempo non faccio che ripensare a quello che è successo ieri. Alle sue parole. Al suo voler che fossi al sicuro.

-Ragazzi lezione finita potete andare- sentiamo.
Tutti si alzano.

Oggi ho preferito portarmi il pranzo da casa. Preferisco passare qualche ora in più per studiare al parco qui vicino.

Arrivata a destinazione, scelgo il punto perfetto dove sistemarmi.
Sotto una quercia, in piena ombra.
Prendo dallo zaino la coperta che ho portato e la stendo.

Perfetto.

Una volta seduta, prendo il libro di letteratura latina.

Una vibrazione.

Prendo il telefono e guardo la notifica.

Messenger.

È Arthur.
Mhh.

Leggo.
"Ciao Els. Come va? Non so se oggi sarai in stazione ma ho bisogno di parlarti"
Oh. Curioso.
Chissà cosa vuole dirmi...
"Dimmi tutto" rispondo
"Possiamo vederci? Stasera. A cena"

Mi ha invitata a cena...

Che faccio? Oh diamine, ci vado.
"Si. Dove ci vediamo?"

Poi i tre pallini che indicano che sta scrivendo.

"Ti passo a prendere alle 19, se per te va bene"

"Oh okay. Allora...a stasera :)"

A cui risponde con un like.

Strano, davvero molto strano tutto ciò.

Sono le 14:00, direi ho tempo per studiare fino alle 16.

Prendo il mio panino e inizio a mangiarlo.

Sento, che si prospetta una serata curiosa

Lost In A Train StationDove le storie prendono vita. Scoprilo ora