"Dicono che bere assenzio col tempo fa brillare la tua ombra. È un problema se devi giocare a nascondino."
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Un vecchio patto.
Una veglia silenziosa, durata anni.
Un sogno ricorrente.
Ombre con un compito preciso.
L'impercettibile battito d'ali d...
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"Nasce in me un nuovo essere a ogni ora. Chi fui, ho già scordato. Chi sarò conserverà del mio essere di ora solo, di quel che so, la conclusione."
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Tutti i membri del catering e dell'agenzia d'organizzazione d'eventi, guidati - e bacchettati, aggiungerei - da William ma soprattutto da Fosca, avevano creato, iniziando dalle prime luci dell'alba, qualcosa di semplicemente unico e incantevole. Bloodstone Manor aveva indubbiamente un fascino singolare tutto suo ma, quella sera, quel tocco magico dal retrogusto fatato la rendeva di una magnificenza difficilmente raggiungibile.
Sparsi per il giardino erano predisposti alti tavoli da cocktail con tovaglie in seta color avorio, al cui centro si trovavano elaborati candelabri d'oro. Fiaccole di fuoco illuminavano e riscaldavano l'ambiente, riflettendo la propria luce sul labirinto poco lontano e candele galleggianti ballavano sulla superficie dell'acqua della fontana, increspandola come colpita da una sottile pioggia estiva. L'elegante musica di sottofondo dalla sfumatura vagamente jazz arrivava lenta ed ovattata dal brusio degli invitati, impegnati a discorrere sugli argomenti più disparati.
Un enorme tavolo da buffet era allestito da un lato del giardino mentre, in un angolo più appartato, si trovava un vero e proprio piano cocktail, che ricordava un Secret bar degli anni Venti dal tipico stile retrò e che, dandogli una rapida occhiata, direi che vantava una selezione di passiti e spiriti da fare invidia al Re in persona. Mi ricordò la ricerca che avrei dovuto fare a breve, prima del party della Emerald.
Fosca e William, febbricitanti ed euforici, rimbalzavano come palline da ping pong da una parte all'altra snocciolando direttive e facendo probabilmente impazzire ogni singola persona che incrociava sfortunata il loro cammino.
Julian stava giocando e distraendo Mantus che - esasperato e spazientito - poco prima, aveva tentato di terrorizzare un barboncino bianco che squittiva da un'ora, appartenente ad un'anziana signora di una bellezza e un'eleganza antica. Aveva i corti capelli bianchi perfettamente ondulati e due orecchini di perle a incorniciare il viso decorato da rughe di una vita vissuta. Mi colpì particolarmente e, quando incrociai il suo sguardo, mi sorrise dolcemente.
