Il segreto di Sebastian

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5 ottobre 1892

Caro diario,

il giorno dopo la partita, sono andata in missione per conto del professor Sharp.

Stavo varcando la soglia del cancello di Hogwarts, quando ho notato una figura appoggiata al muro di pietra scattare sull'attenti al mio arrivo. Non lo avevo notato nella penombra della sera e, quando la luce tremolante della torcia ha illuminato il viso di Sebastian, ho sentito il cuore saltare un battito.

«Avevo dato una sbirciata alla mappa, quando l'ho recuperata da Pix. Se vuoi... ehm, mi chiedevo se ti andasse un po' di compagnia nel viaggio» ha tentennato dolcemente, abbozzando un sorriso imbarazzato e distogliendo lo sguardo di lato. La luce dorata della torcia gli ammorbidiva i lineamenti, facendo risaltare qualche lentiggine sul naso.

Ho annuito e, insieme, ci siamo messi in viaggio camminando fianco a fianco su un percorso che avevamo attraversato tantissime volte, ma sembrava come se fosse la prima volta. I nostri passi si muovevano con sincronia, ma il silenzio intorno a noi era opprimente, carico di tensione e incertezza.

Ho cercato di trovare il coraggio di rompere il ghiaccio, di trovare le parole giuste per iniziare una conversazione, ma ogni volta che aprivo bocca, le parole rimanevano bloccate nella mia gola. È stato come se avessi dimenticato come parlare, come se le mie labbra fossero sigillate da un incantesimo che non riuscivo a rompere.

Continuavamo a camminare in silenzio, i nostri sguardi si incrociavano solo di sfuggita, prima di voltare gli occhi altrove con imbarazzo. In quei momenti di scambio di sguardi imbarazzati, ho potuto vedere la stessa lotta che sentivo nel mio petto riflesso negli occhi di Sebastian. Era come se fossimo entrambi intrappolati in una spirale di incertezza, incapaci di trovare il modo di comunicare ciò che sentivamo.

Dopo le recenti scoperte avremmo dovuto riprendere il nostro rapporto da dove si era interrotto? Non avevo cercato un dialogo con lui con quell'intento, in quanto sicura che si fosse comportato da vigliacco, ma quella serata passata insieme mi aveva fatto ricredere e sentire terribilmente in colpa per il mio di comportamento, facendomi scoprire che i miei sentimenti per lui erano tutt'altro che sopiti. Che sorpresa!

Ma che fare con Oneiro? Di certo avrebbe capito, i nostri incontri erano solo divertimento e lui lo sapeva, ma comunque non mi sembrava giusto.
E non avevamo ancora affrontato l'argomento Anne.

Anne! Tutto a un tratto le parole giuste da dire mi vennero in mente, così semplici, eppure così abusate e date per scontato.

"Come stai?" avrei dovuto chiedergli semplicemente e con sincero interesse: "Come stai?", il resto sarebbe venuto da sé.

«Sebastian!» ho esclamato all'improvviso, come se una scossa mi avesse attraversato il corpo.

Una risposta, sommessa e quasi timida, è giunta da lui: «Maeby, aspetta...» Ha pronunciato il mio nome con una delicatezza che mi ha fatto rabbrividire, eppure, prima che potessi completare il mio pensiero, le sue mani mi hanno afferrato per le spalle, spingendomi verso un cespuglio imponente.

«Non una parola,» ha sussurrato, con un dito appoggiato al naso. Mi ha poi invitato a voltarmi lentamente, e così ho fatto, il mio cuore martellando nel petto mentre la tensione cresceva nell'aria intorno a noi.

Ecco, davanti a noi, il sentiero era bloccato da gigantesche creature nere come la notte stessa. Ragni enormi, con zampe lunghe e pelose che sembravano contorcere nell'oscurità, avanzavano e indietreggiavano come sentinelle minacciose. Alla sola vista, ho sentito la mia pelle intirizzirsi. Quelle bestiacce provocavano sempre quella sensazione di atavico ripudio e ho dovuto mordermi il labbro per trattenere un urlo di terrore che minacciava di sfuggirmi e allertare i ragni.

Hogwarts Legacy | Diario del 7° anno 1892 - 1893Where stories live. Discover now