CAPITOLO 16. TI VOGLIO.

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Pov Sana.

Stavo per tirare tutti i libri per aria, sul serio. Quei maledetti esami mi stavano facendo uscire di testa. Il rettore dell'università aveva indetto dei colloqui straordinari che precedevano le vacanze di Natale, così, tanto per farmi venire un'ulcera. Da più di mezz'ora stavo davanti gli esercizi di chimica, in vista dell'esame che Micha ci avrebbe fatto sostenere, ma non riuscivo a capirci nulla. Sali, basi, acidi, idrocarburi, carbonati, cloruri.... Oddio!

La porta della mia camera si aprì con un tonfo e Beth arrivò facendo svolazzare la sua chioma bionda. «Buon giorno, compagna!» disse gettando sul mio letto una scatola.

«E questa cos'è?». La presi e me la poggiai sulle gambe, poi la portai vicino all'orecchio e la agitai, ma non faceva particolarmente rumore.

«L'ho trovata fuori dalla porta e, a meno che io non abbia cambiato nome in Sana Kurata, credo proprio che sia per te.». Sorrisi alla mia amica, che intanto stava preparando l'occorrente per andarsene in biblioteca, come sempre.

«Avanti, aprila!» disse sedendosi sul mio letto, mettendo in disordine tutte le fotocopie che, con pazienza, io avevo diviso per argomento. L'avrei uccisa, prima o poi.

«Sorvolerò su ciò che hai appena fatto.» esordii riprendendo la scatola tra le mani e cercando l'apertura e, quando la trovai, mi vidi davanti un tripudio di cioccolato. Con le nocciole, con le arance, con l'uvetta, al latte, fondente, extrafondente, extralatte. Qualsiasi tipo di cioccolato esistesse, era in quella scatola.

«C'è un bigliettino.». Beth mi passò il foglio di carta, e io lo aprii sorridendo, perché in realtà dentro di me sapevo già chi mandava quel regalo. O, per lo meno, lo speravo.

Kit di sopravvivenza per gli esami:

- Cioccolato

- Cioccolato

- Cioccolato

- Tanta calma.

Gli esami sono una noia, lo so, ma con me ti saranno sicuramente meno insopportabili.

Goditi il cioccolato, ho preso più latte che fondente, spero di aver azzeccato.

Tuo,

Hayama.


Senza dire nulla passai il biglietto a Beth che, leggendolo, cominciò a fare commenti piuttosto pungenti.

«Non capisco come abbiate fatto fino ad oggi senza saltarvi addosso. Ti prego, spiegamelo!» disse unendo le mani, come se stesse davvero pregando.

«Credo che sia perché siamo... amici.» risposi io, nascondendo il mio sdegno nel dire quella parola.

«Amici?». Alzò un sopracciglio con fare scettico. «Voi due siete tutt'altro che amici. Andiamo Sana, ha scritto tuo sul bigliettino. Nessun ragazzo si prende la briga di dire che è tuo, se non è pazzo di te. E poi, dico, l'hai sentita o no la canzone che ti ha dedicato l'altra sera?».

«La canzone che mi ha dedicato?! Spero che tu stia scherzando. L'ha cantata semplicemente perché gli piaceva, non perché l'ha dedicata a me.»

Beth si alzò dal letto e si diresse alla porta. «Continua a vivere nel mondo dei sogni. Quando rinsavisci, fammi un fischio.» Così dicendo, uscì, lasciandomi sola. Non proprio sola, i miei composti chimici erano esattamente lì, a farmi compagnia.

*

Attendevo con impazienza che lo studente prima di me terminasse l'esame con Micha, continuavo a camminare avanti e indietro per i corridoi, volevo togliermi quel peso e godermi le mie vacanze finalmente. Avevo già dato l'esame di scrittura creativa la stessa mattina, insieme a Beth, e quello di chimica era l'ultimo che mancava, poi la libertà.

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