Capitolo 14 - Una bella giornata!

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DUSTIN

Respiro a fatica e a stento trattengo la voglia di scappare via!

"Ora cosa vorrà dirmi? Forse friendzonarmi ancora? O solo rimproverarmi per non averle detto del bacio nella saletta? Di nuovo?"

Scuoto la testa, cacciando via quegli irrefrenabili pensieri e ricordandomi di una cosa sola: attendere l'arrivo di quell'amore ricambiato.
Se è qui, significa che ha bisogno di aiuto e, anche se in parte son rimasto male del fatto che mi abbia voluto cacciare dalla sua vita, lei non uscirà mai dalla mia.
Mai.

Inizio a sudare e a girovagare per la stanza osservandola mentre, immersa nei suoi pensieri, si tormenta le unghie. Sotto i suoi occhi chiari intravedo delle occhiaie abbastanza scure, così non ci impiego molto a capire che il problema del sonno non è stato ancora risolto.

«Come stai?» le domando per spezzare il silenzio «Stai riuscendo a dormire?»
«Poco e niente» risponde spostando il suo peso da una gamba all’altra. Le sue iridi sfuggono alle mie, ma cerco comunque di rincorrerle per inchiodarle a me.

Guardami, per favore!” la imploro nei miei pensieri, pur essendo consapevole di non essere sentito.
Sono così disperato se ho bisogno del suo sguardo? Sono così disperato se ho bisogno che mi parli e che mi dica la verità? La risposta è: sì, lo sono.

«Tutta colpa degli incubi.» conclude dopo aver atteso un bel po' di secondi. È come se stesse riflettendo su cosa dire, dosando le parole che le stanno riempiendo la testa di pensieri.
C'è altro, ne sono certo.
«Sono solo quelli a non permetterti di dormire?» continuo il mio interrogatorio avvicinandomi un po' di più al suo magro corpo, mentre completo l'ennesimo giro.
«Dust non sono qui per parlare di me!» esclama serrando la mascella «O, meglio, non in quel senso…»
Finisco di girarle attorno e la invito a sedersi sul letto su cui stavo riposando. Inizialmente rifiuta la mia offerta, poi sbuffa e accetta. Sta lottando contro se stessa ed è come se non sapesse neanche lei cosa vuole veramente.

Con la mia mano tatuata liscio qualche piega del lenzuolo e il disagio cresce: mi pento di non essermi svegliato prima e aver riordinato un po’ questa stanza…

«Che volevi dirmi?» pronuncio tamburellando le dita della mano destra sul ginocchio.
Lei abbassa il capo e osservo le sue ciocche bionde tendere verso il basso, coprendole gli occhi; le guance le diventano rosse, come se qualcuno ci stesse passando sopra un fine pennello e stia dosando con attenzione i colori in modo da creare una perfetta sfumatura tra il rosa e il color fragola.
Ricomincio a sudare. Il cuore martella così forte contro il mio petto che potrebbe schizzare fuori in un men che non si dica.
Con le dita faccio per spostarle i capelli dietro un orecchio, ma mi blocco non appena mi rendo conto di averle sfiorato una gote.

Mi gira la testa, il caldo aumenta e sto iniziando a puzzare. Tra l'altro... devo fare pipì.

Che schifo!
Faccio schifo!
Immagino i miei capelli in disordine e la mia aria ancora assonnata, quest'odoraccio che emanano le mie ascelle e non voglio soffermarmi sul mio fiato.
Come ho fatto a ridurmi così? Proprio io che odio lo sporco in ogni suo genere.
Sono uscito di testa. Lei, mi ha fatto uscire di testa.
Ma gliene sono grato...

«Nel mentre pensi a cosa dire» affermo, anche se a malincuore «Posso andare un attimo in bagno? Sembro un barbone!»
A lei scappa una risata che mi appare come il suono più dolce e mistico del mondo.
«Non è vero» ribatte accarezzandomi la testa. La mia faccia bolle come l’acqua sul fuoco.

"Dannazione! Prima riuscivo a contenermi meglio!"

«Comunque, scusami sono una padrona di casa terribile! Se devi andare vai.» conclude tirando indietro la sua mano e io scappo via, rifugiandomi nel corridoio.

Divergent - Una Scelta Può Ricongiungerli (IN CORSO E IN REVISIONE)Where stories live. Discover now