MARCO

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Finalmente ero andato a trovare Tisha, l'avevo vegliata per la maggior parte delle settimane in cui era stata incosciente ma poi mi avevano costretto ad andare a casa a riposare.

Ora che la riguardavo era di nuovo bella come la ricordavo, i suoi capelli nero pece le stavano benissimo e incorniciavano il visino di candida porcellana solcato da moltissime cicatrici, alcune erano già vecchie di mesi mentre altre erano più nuove e quindi più evidenti.

In quel momento pensai che fosse la ragazza più bella che avessi mai visto.

Scossi la testa con forza.

Da quando avevo in mente quei pensieri?

Perché per un momento mi ero soffermato a pensare a quanto sarebbe stato bello assaggiare le labbra rosee?

Qualche mese di lontananza e mi ero già scordato che si trattasse della mia migliore amica nonché cugina del mio migliore amico?

Dovevo pensare a lei come ad una sorella, nulla di più.

Ricordai quando la trovammo in quel seminterrato.

Tisha era appesa al soffitto completamente nuda, gli arti avevano le ossa che fuoriuscivano, aveva il suo aspetto normale, tranne per i capelli che erano neri. Era sporca di polvere, sangue e vomito. Per terra cera un lago di sporcizia, vermi e insetti. Vidi dei topi che le mordevano la pelle. Sulla testa aveva una gabbia di ferro che mi ricordava una mordacchia medioevale e un collare di ferro al collo. Vidi che i suoi occhi si chiudevano, ma appena cedettero sentimmo il rumore di una scossa e il suo corpo venne scosso da degli spasmi, così riaprì gli occhi. Aveva delle occhiaie che arrivavano fino al mento. Corremmo subito da lei e scacciammo i topi, per fortuna non avevano lasciato altro che qualche morso, non erano riusciti a mangiare nemmeno una parte di lei. Trovai un paio di forbici da lattoniere e riuscii a liberarle le mani, cadde e venne sostenuta da suo padre, poi usammo le stesse per toglierle la gabbia dalla faccia, la sua bocca era colma di sangue e vomito. Sul retro del collare trovai un lucchetto che tagliai e le togliemmo anche quello. Quando le venne un conato di vomito il padre la piegò in avanti e io le tenni i capelli, vomito a terra una gran quantità di sangue mezzo rancido e vomito che puzzava da morire. L'avevano davvero conciata male. Vidi che il signor Xavier stava per piangere dalla tristezza al vedere sua figlia così. Mi tolsi la giacca e l'avvolsi attorno a lei, poi suo padre la prese in braccio. Riaprì un secondo gli occhi e mosse le labbra ma non ne uscì un solo suono, se avevo letto correttamente il suo labiale aveva esclamato papà poi perse i sensi.

In quel momento mi ero sentito orgoglioso di lei.

Anche se era conciata in quel modo non aveva mai pianto per il dolore, non aveva implorato, era rimasta la ragazza forte che avevo sempre conosciuto.

Non tutti ne sarebbero stati in grado.

In quel momento pensai però che il suo sogno di diventare Enforcer sarebbe stato molto più difficile da raggiungere, Kevin e suo zio Tommaso sarebbero stati molto più apprensivi con lei.

Mi chinai verso di lei e le accarezzai una guancia lungo tutto il filo di una grossa cicatrice "vedrai che riuscirai a superare tutto, continuerò a sostenere il tuo sogno, te lo prometto" le sussurrai all'orecchio dolcemente prima di appisolarmi con la testa sul materasso e la sua mano ingessata nella mia.

Quando mi svegliai la mattina dopo stava ancora dormendo, così rimasi accanto a lei, non volevo allontanarmi per nessuna ragione.

Quando avevo scoperto che era stata rapita avevo sentito il mio stomaco ribaltarsi, per la prima volta da quando l'avevo conosciuta avevo paura per lei.

Continuavano a tornarmi in mente i nostri momenti assieme.

Mi stavano seccando parecchio le ragazze della mia scuola, a breve ci sarebbe stato l'ennesimo ballo della scuola e volevano tutte che le accompagnassi, mi si appiccicavano addosso come le mosche con il miele. All'improvviso arrivò Tisha da un angolo e la guardai supplicando il suo aiuto per liberarmi da quelle scocciatrici. Mi fece l'occhiolino e si avvicinò a noi "amore! Eccoti finalmente, ti ho cercato dappertutto" esclamò correndo al mio fianco "dobbiamo parlare dei nostri abiti coordinati per il ballo ricordi?" mi chiese maliziosamente plasmandosi al mio fianco e parlando con le labbra ad un soffio dalle mie sfiorandole mentre parlava, lasciando intendere alle altre che avremmo fatto tutt'altro che parlare. A quel punto fece finta di accorgersi delle altre ragazze "spiacente ragazze, ma Marco ha già promesso di andare al ballo con me; quindi, ora fatemi il piacere di sparire prima che vi mostri esattamente perché ha scelto me e non una di voi" poi le fulminò con uno sguardo crudele. Sparirono nel giro di due secondi. Appena fummo di nuovo soli scoppiai a ridere di gusto "sei più brava di me a gestirle" fece la finta presuntuosa "si lo so, be sembra che abbiamo entrambi deciso con chi andare al ballo, non posso certo lasciare campo libero a quelle oche giulive" sbuffò come se fosse seccata da questo, ma io ero contento di andarci con lei "oh no, guarda tu che disdetta, avrei preferito andarci con una ragazza docile e angelica" finsi anche io che fosse un danno collaterale. Fece spallucce "spiacente, hai un debito nei miei confronti per avertele tolte di torno e andare con te mi permette di mandare a quel paese tutti i figli di papà che mi hanno invitata, sei bloccato con me per tutta la sera temo" fece spallucce.

Era stata una delle serate più belle della mia vita, avevamo ballato ma anche scherzato e riso moltissimo e la sua presenza teneva le altre lontane da noi, di conseguenza si erano appiccicate addosso a Kevin, Andrea e Giacomo, non che a loro dispiacesse, anzi, si divertirono moltissimo a portarsi molte di quelle in bagno.

Queste non erano cose rare, succedeva spesso che io e Tisha andassimo alle feste assieme, gli altri tre non la volevano troppo vicina in quelle occasioni perché avrebbe tenuto a distanza le altre.

Quando stavamo assieme ero più allegro che mai.

Ricordai anche la nostra discussione in montagna.

Quando arrivai in cortile la vidi che scalava la parete rocciosa e l'aspettai, mi presi qualche attimo per ammirare il suo corpo che scendeva dalla parete con l'agilità e la velocità di uno stambecco "sai, dopo il racconto mi è più chiaro come mai sei così diversa dalle solite ragazzine" sorridevo mentre parlavo, mi sorrise a sua volta "be pensavo di avervi già fatto capire che io sono diversa" appoggiò l'attrezzatura in disparte ma visto che continuavo a stare zitto mi chiese "tutto bene? Dovevi dirmi altro?" la guardai in modo serio "sei una ragazza forte per riuscire ancora a sorridere dopo tutto questo, so che non apprezzeresti la pietà ma per quel che vale è un onore imparare da una combattente brava come te" detto questo le sorrisi un'ultima volta e la lasciai da sola.

Ancora non la conoscevo per bene, ma avevo già capito che sarebbe diventata una grande leader per noi.

Rimasi con lei molto tempo ma non si svegliava.

Verso mezzogiorno arrivò Nicolò con una tazza piena di minestra e un cucchiaio, c'era anche un bicchiere d'acqua.

Mi guardò e sorrise "ehi Marco, devo fare una cosa importante, ti va di darle tu da mangiare oggi?" sorrisi e presi il vassoio "certo, non preoccuparti, ci penso io" lo rassicurai.

Mi avvicinai a Tisha e le accarezzai il viso "ehi, svegliati, c'è il pranzo, devi mangiare qualcosa" le sussurrai all'orecchio, lentamente aprì gli occhi e mi guardò, per un secondo mi sembrò di vedere una scintilla ma la mise a tacere così in fretta che credetti di essermela immaginata.

L'aiutai a sedersi e le feci mangiare tutto con anche un paio di bicchieri d'acqua.

Non mi piaceva il suo sguardo, non parlava e non mi guardava nemmeno, non spostava mai lo sguardo su di me, guardava sempre fisso davanti a sé come se non fossi lì.

Appena ebbe finito di mangiare la feci sdraiare di nuovo e tornò a dormire.

SPERDUTA NELLA NEVEWhere stories live. Discover now