KEVIN

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Dopo esserci vendicati per tutte le prese in giro di Tisha per ore partimmo per la nostra missione.

Andammo con tre elicotteri in modo da riuscire a passare più inosservati.

Ogni elicottero era come quello che ci aveva soccorsi in montagna, quindi con molto spazio e tutto il necessario per ora medicazione, nostro cugino Nicolò sarebbe rimasto sull'elicottero di Giacomo con cinque dei nostri uomini per essere pronto a medicare i feriti a fine scontro.

La tensione si sentiva parecchio e il mio sguardo si fermò su Marco e Tisha, tranne un pizzico di dolcezza quando si guardavano non lasciavano trasparire nulla, era come se non stessero nemmeno assieme, non cera malizia nei loro gesti.

Mi sorprendeva come fossero capaci di separare le cose.

Appena arrivammo nel luogo designato scendemmo dal mezzo a distanza di sicurezza per non farci sentire, avremmo usato pistole con il silenziatore per impedire alla banda di sentirci.

Il nascondiglio era una porta che dava l'accesso ad un cunicolo diretto sottoterra.

Uno dei nostri sfondò la porta e dilagammo dentro.

Immediatamente iniziarono ad attaccarci i membri della banda, evidentemente dovevano averci visti, Andrea e Vittorio con i trenta uomini designati si fecero avanti per affrontarli.

A mano a mano che avanzavamo le squadre rimanevano indietro.

Quando rimanemmo solo io, Marco e Tisha incontrai una porta, provai ad aprirla ma era chiusa a chiave, li guardai "andate avanti, vi raggiungo dopo!" annuirono e procedettero mentre io facevo saltare la serratura.

La scena che mi si parava davanti mi fece ribollire il sangue nelle vene.

C'erano due uomini che stavano abusando di una ragazza che piangeva disperata.

Senza esitare un secondo li ammazzai e mi avvicinai alla ragazza, in quel momento non mi passò nemmeno per la testa di guardar il suo corpo nudo.

Presi una coperta che giaceva inutilizzata e la coprii "stai bene?" le chiesi.

Quando mi guardò quasi mi strozzai, aveva due occhi nocciola splendidi, rimasi imbambolato, ma poi mi riscossi e la liberai dalle corde che la tenevano legata.

Appena fu libera si avvolse nella coperta come se volesse proteggersi.

Mi allontanai e cercai di rassicurarla "non preoccuparti, non ti farò del male, siamo qui per sconfiggere quei bastardi e salvarvi" tremava come una foglia per la paura, aveva diversi lividi e tagli, ma fisicamente mi sembrava messa piuttosto bene.

Non le avrei dato più di diciotto anni, mi si spezzava il cuore a vederla così spaventata, mi avvicinai a lei e l'abbracciai accarezzandole la schiena "shhh, tranquilla, va tutto bene, ora sei in salvo, nessuno ti farà più del male" le sussurrai con una dolcezza che non credevo affatto di possedere.

Solo quando la sentii più tranquilla mi allontanai da lei e raccolsi dei vestiti a terra "ora io me ne vado, così puoi vestirti, sarò qui fuori" le comunicai.

Feci per andarmene ma lei mi bloccò "e-ecco, non è che potresti rimanere qui con me? magari girato di spalle?" mi chiese balbettando, annuii "certo, non preoccuparti, non guarderò nulla" dissi rimanendo girato.

Dopo qualche minuto, mi sfiorò la spalla "ora puoi girarti" quando mi voltai rimasi sbalordito, sembrava così indifesa in quei vestiti tre volte più grandi di lei.

La maglietta le stava come un vestito che le arrivava alle ginocchia.

Camminando in maniera incerta mi raggiunse, le misi una mano sulla schiena per condurla gentilmente fuori.

SPERDUTA NELLA NEVEWhere stories live. Discover now