XXVI- How naive I can be

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Angel aveva mantenuto la parola. Il vestito che indossava era davvero corto il giusto per coprirle il sotto chiappa, mostrando i suoi reggicalze in pelle, che trattenevano le calze a rete, e tacchi a spillo a punta laccati di nero che facevano a malapena scomparire i suoi zoccoli. Non indossava il reggiseno, in quanto era un tubino strettissimo in raso con scollo a cuore e senza spalline, ma si sentiva un po' più coperta con la giacchetta corta di pelliccia nera, nonostante ciò il corpetto incorporato all'interno del vestito le strizzava i seni e ne faceva strabordare leggermente la parte superiore. Al collo portava un chocker nero con un cuore di rubino incastonato, a detta di Angel, un regalo di Valentino di anni prima. I suoi capelli erano stretti in uno chignon, lasciando in bella mostra il collo sottile e gli occhi erano truccati in un pesante smokie eye bordeaux. Angel le sorrise mentre le spruzzava addosso il profumo di Valentino. Una miscela dolce e acida al contempo che la disgustò: sembrava il miscuglio di un potente veleno.
«Sei sicura Charlie?» lei annuì, mettendosi in piedi a fatica, la gamba che protestava a gran voce e la ferita arrossata sulla sua coscia che la faceva sentire sporca: si costrinse a non guardarla, tentando di spiaccicarsi in faccia un sorriso convincente nonostante le tempie iniziassero a pulsare per il dolore. «Si Angel, andiamo.»

Ora capiva la scelta dell'amico. Husk era incartato in un tre pezzi gessato scuro, la camicia bianca che faceva contrasto con il papillon dorato. Non indossava il suo cilindro, ma i ciuffi sulla sua testa erano tenuti indietro dal gel. Guardava il suo ragazzo con un ghigno ampio, gli occhi dorati luccicanti più del vestito indossato dall'aracnide. Il felide dovette riversare completamente la testa all'indietro per guardarlo negli occhi, data la ancor più ampia differenza di altezza. «Sei pronto?» Angel sogghignò, anche i suoi occhi luccicavano. «A mandare a fanculo per sempre quel ninfomane? Cazzo si!» la principessa li guardò compiaciuta, un mezzo sorriso ad arricciarle le labbra nere e poi fu attratta da due figure che facevano la loro comparsa: Alastor e Nazar, che si guardavano malissimo mentre entrambi si sistemavano i polsini delle camicie. Nazar era impomatato in uno smoking bianco e nero, le code del frac che si aprivavano a lasciare spazio alla sua di coda. Alastor invece ne indossava uno bordeaux e nero, la giacca che copriva la sua codina da cervo, che finalmente Charlie sapeva ci fosse. Si fermarono davanti a lei, guardandola entrambi con occhi sgranati. «Ma belle...che diavoleria ti sei messa?» chiese il demone della radio, con un sorriso ampio che assomigliava di più ad una smorfia. Lei si sentì arrossire. «Qualcosa che possa piacere a Val.» le faceva schifo chiamarlo in questo modo, ma a detta di Angel, se glielo aveva concesso, voleva dire che avrebbe dovuto chiamarlo esclusivamente in quel modo. Alastor sembrava tanto sconvolto da fare un passo indietro, o forse era solo disgustato. Charlie finse di non esserne ferita e la sua attenzione passò a Nazar, che si sistemava il papillon. «Sei assolutamente squisita milaya. I paparazzi ci andranno a nozze.» le porse un braccio, sorridendo malizioso. «Posso avere l'onore?» la bionda accennò a un sorriso teso, ma la risata di Alastor la distrasse. Si avvicinò nuovamente, frapponendosi tra lei e l'albino. «Ma Chèrie puoi fare a me l'onore?» la principessa aggrottò le sopracciglia, le tempie che pulsavano sia per il dolore dello stare con una gamba ferita su dei trampoli, che per l'irritazione. Il demone volpe afferrò la spalla di Alastor e lo spinse con noncuranza dietro di lui: le luci sfarfallarono pericolosamente mentre gli occhi del demone della radio diventavano neri e rossi. «Moy dorogoya in quanto presto possessore della tua anima, insisto.» lei deglutì e accettò il braccio che le porgeva, anche solo per scaricare su di lui un po' del suo peso, dando un minimo di sollievo alla sua coscia martoriata. Charlie evitò accuratamente lo sguardo di Alastor mentre si avvicinavano alla porta di ingresso, dove Angel Dust e Husk si scambiavano occhiate preoccupate. «Tu vieni demone della radio?» una risata agghiacciante si levò nell'aria. «Ovviamente.»

L'aria nella Limousine era irrespirabile. Nazar e Alastor continuavano a guardarsi in cagnesco, mentre l'ombra dietro quest'ultimo si dimenava minacciosa. Lei guardava insistentemente la sua cicatrice ancora fresca sulla coscia, sperando che quella maledetta sfregiatura non avrebbe mandato il suo piano in frantumi.
Quando arrivarono davanti al Jackpot Hotel, Nazar fu il primo a scendere, la lunga coda che ondeggiava. Si sporse all'interno, porgendo una mano gelida a Charlie, che con titubanza, evitando ancora lo sguardo di Alastor, accettò.
Fu subito accecata dai flash e dai fischi. La maggior parte delle persone le davano della puttana, della falsa, della traditrice, e lei trattenne le lacrime e ingoiò gli insulti. Ma poi, a un passo dalla porta dell'imponente struttura qualcuno le urlò «Succhiacazzi!» e qualcosa dentro di lei si ruppe, in seguito al ricordo della violenza ricevuta. Si staccò violentemente dalla stretta di Nazar, e la sua forma demoniaca esplose con un boato.
La sua coda frustrò sul red carpet, e i suoi occhi scandagliarono la folla ammutolita, i capelli che si districavano dallo chignon per volteggiarle attorno alla testa, mossi da una forza invisibile. «Se qualcuno di voi osa aggiungere una parola sulla vostra principessa, vedrete finalmente quanto posso essere diversamente buona e ingenua.» sibilò nel silenzio. Guardò Angel e Husk che camminavano tranquillamente verso di lei e l'aracnide le regalò un sorriso e un occhiolino. Ma lo sguardo teso di Husk le fece capire che non poteva permettersi scenate del genere quella sera. Respirò lentamente, ritornando alla sua forma normale, i capelli ormai sciolti sulle spalle. Notò appena Alastor, di fronte alla Limousine che la guardava con occhi grandi e le labbra sorridenti schiuse, quando si voltò e ignorò Nazar, entrando da sola nell'hotel.

«Vostra Altezza!» la richiamò da un trono su un alzata al centro della sala adibita per la serata il signore supremo del sesso estremo. Lei si spiaccicò in faccia un sorriso e ancheggiò verso di lui, che la fece sedere su una delle sue lunghe gambe, strette in dei pantaloni di pelle lucida. Le luci traballarono ma nessuno sembrò curarsene, ma lei diede uno sguardo veloce al circondario rendendosi conto con orrore che Alastor sembrava sparito. Imprecò mentalmente mentre fuori ridacchiò giuliva. «Val.» Angel era di fronte a loro, un sorriso falso sulla faccia. La sua mano stretta in quella di Husk che lo guardava con puro odio. «Valentino sono qui per sfidarti.» Valentino rise sguaiatamente, assottigliando gli occhi verso i due. Con una mano prese ad accarezzare la schiena di Charlie, con un'altra a seguire le increspature delle strette calze sulle sue gambe. Charlie rabbrividì dal disgusto ma continuò ad ostentare un sorriso ampio. «Senti Val, a me piacciono i giochi, ne organizzo tantissimi al mio hotel...» iniziò con la voce più suadente che riuscisse a tirare fuori. «La mia anima, per quella di Angel, ci stai?» Valentino sgranò gli occhi attraverso gli occhiali, la bava che iniziava a colare dalla sua bocca. Per Dio se Charlie lo odiava. Si strinse al suo petto nudo, percependo il freddo della catena dei suoi copri-capezzoli dorati a forma di cuore. Lui ridacchiò e con le mani che non la tenevano tirò la catena di Angel, che fu costretto a raggiungerlo. Valentino gli prese il volto con una mano, leccandogli la mandibola e le labbra. Husk ringhiò e fece per venire avanti, ma Charlie scosse impercettibilmente la testa: niente scenate. «Amorcito cerchi di fottermi?» ringhiò Valentino. Angel sorrise. «Vorrei che mi fottesse qualcun'altro Val. E tu lo sai bene, dato che l'ultima volta ho gridato un nome diverso dal tuo.» il demone falena lo costrinse in ginocchio e fece per slacciarsi i pantaloni con l'unica mano libera. «Vediamo di impiegare quella tua boccuccia irrispettosa in qualcosa di meglio.» Charlie si irrigidì, il ricordo del cazzo di Striker nella bocca che si sovrapponeva a quello di Angel in quel momento, e blocco istintivamente la mano di Valentino, cercando di salavare la situazione portandosela alla bocca per baciargli un anello; da qualche parte Charlie avvertì il rumore di un'interferenza radio. «Val -canticchiò- ascolta cosa ha da dire Huskier.» lui voltò lo sguardo verso di lei, un luccichio malevolo negli occhi rossi. «È un ordine, altezza?» lei sorrise a labbra chiuse. «Per favore.» chiese invece lei: Angel le aveva detto che Valentino adorava quando qualcuno gli chiedeva le cose e negargliele, ma anche chi gli leccava il culo e gli faceva gli occhi da cucciolo smarrito. Non poteva dire di no ad una principessa che gli faceva gli occhioni dolci giusto?
Valentino finse di pensarci su, guardò Angel tra le sue gamba e Charlie appollaiata sulla sua coscia e sorrise ampiamente, la saliva che gli colava fin sul collo. «Le do io le condizioni.» Husk ringhiò. «Ti sfido ad una partita a carte.» iniziò ignorando il sottile avvertimento negli occhi di Charlie. «Se vinci, l'anima di Angel resterà a te, e in più avrai quella della principessa. Se perdi, saranno entrambi liberi.» Valentino scosse la testa. «Se vinco, gato feo, io mi tengo entrambi. Se perdo, tu ti prendi l'anima di Angel e io quella di questo bocciolo reale.» Husk sembrò infervorasi. «Ma così vinci in ogni caso!» Valentino fece una finta faccia sorpresa. «Ma davvero?» Il felide ringhiò. «Brutto-» - «Per me va bene!» li interruppe la bionda, cercando lo sguardo di Nazar che annuì ghignando ampiamente. Si sentì in parte sollevata: aveva capito.
Angel cercò di alzarsi in piedi ma Valentino lo riportò in ginocchio. «Fanculo stronzo! Fate un patto così non potrai tirarti indietro all'ultimo.» berciò l'aracnide. La falena ringhiò e gli sputò in faccia. Charlie sussultò nuovamente ma Angel alzò una mano verso di lei impedendole di intervenire. «Forza Val, o sei un codardo?» il demone si alzò di scatto in piedi. Charlie cadde conseguentemente a terra vedendo le stelle a causa della gamba ferita, prima che una stretta calda la tirasse in piedi. Non le servì voltarsi per sapere che fosse Alastor. Osservò invece il demone falena tirare in piedi Angel, dirigendosi a grandi passi verso Husk, allungando una mano verso di lui. «Abbiamo un patto?» Husk gliela strinse. «Abbiamo un patto.»

Sweet Blood Where stories live. Discover now