XXVIII- Sir (Huskerdust)

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(((ATTENZIONE, QUESTO CAPITOLO CONTIENE SCENE DI SESSO ESPLICITE, NON È FONDAMENTALE ALLA TRAMA QUINDI SE NON SIETE INTERESSATI POTETE SALTARLO)))

Angel Dust stava toccando il cielo con un dito, e non grazie alla polvere. Avevano lasciato il Jackpot Hotel, nel pieno massacro di Alastor, teletrasportati all'ingresso da Nazar. Si sentiva una merda per Charlie, ma al contempo, non dover sentire più il sudicio peso di quella catena al collo era così liberatorio che gli sembrava di star respirando aria pulita dopo millenni ed era al fottuto inferno, dove l'aria in generale sapeva di piscio. Husk era estatico al suo fianco, la mano stretta saldamente in una delle sue. E il tempo di entrare che Nazar mollò Charlie e se ne andò canticchiando. Angel fece per staccarsi e raggiungere l'amica, con l'intento di confortare il suo pianto sconsolato mentre se ne stava accucciata sul pavimento dell'ingresso, ma Husk lo strattonò e prima che potesse insultarlo incontrò i suoi occhi. Rabbrividì appena sotto quelle iridi dorate cariche di desiderio, e come sotto ipnosi si fece trasportare su per le scale, quasi inciampando nei tacchi vertiginosi, fino a quella che riconobbe dalle foto appese all'esterno come la sua camera. Husk aprì malgraziamente la porta, trascinandolo all'interno. Quando Husk lo spinse contro il legno chiuso sembrò tornare alla realtà. «Oscar cosa-» Husk ringhiò, praticamente saltando per prendergli la nuca in una zampa e sbattere le loro labbra insieme. Angel si arpionò alle sue spalle larghe, appoggiando altre sue mani alla porta mentre si chinava, tentando di mantenere l'equilibrio. Il felide iniziò ad emettere le fusa, ringhiando nuovamente quando gli aprì quasi forzatamente la bocca per infilarvici la lingua. Angel gemette abbandonandosi al tocco irruento della lingua ruvida di Huskier, rincorrendola con la propria. Si staccarono dopo attimi infiniti, con labbra lucide e gonfie e Angel, vedendo il desiderio annacquare gli occhi del proprio fidanzato, crollò in ginocchio, diventando improvvisamente un po' più basso di lui. «Fai l'amore con me.» affannò aggrappandosi ancor di più alle sue spalle, accarezzandogli con le altre mani il volto. «Ti prego Oscar.» Husk emise un lamento e si chinò su di lui per baciarlo, molto più dolcemente rispetto a prima. Angel piagnucolò nel bacio, ma quando Husk portò la mano che non gli accarezzava il volto, ad armeggiare per fargli scivolare le maniche dalle spalle si staccò di colpo, ansimando. «Strappalo, non ce la faccio più, ti prego mio signore.» Husk si irrigidì. «Non sono Valentino, non c'è bisogno che fai questa recita.» Angel emise un lamento, mordendosi il labbro. «Non ti piace?» mormorò imbarazzato. Husk rifulse il suo sguardo, arrossendo. «Io- cazzo. Non voglio che ti ricordi lui.» Angel gemette e strinse le gambe, tutte quelle attenzioni emotive non facevano che accrescere la sua voglia: nessuno si era mai preoccupato di cosa gli piacesse davvero. «Nel sesso mi piace che il mio partner sia dominante, e mi piace riconoscerlo come tale.» ammise abbassando gli occhi. «E mi piace quando mi fanno i complimenti.» sussurrò ancora. Deglutì. «Non ho mai chiamato quel maiale Signore ma Padrone.» sentì Husk tremare sotto le sue mani e si costrinse ad alzare di nuovo la testa. Huskier ansimava, guardandolo dall'alto con occhi liquidi. «Mi piace.» brontolò cupamente. Chiuse gli occhi. «Dimmi cosa vuoi piccolo.» Angel gemette mentre le sue gambe iniziavano a tremare, sia per l'eccitazione che per lo sforzo di stare in ginocchio. «Scopami -piagnucolò, dimentico che Angel Dust non implorava mai, perché otteneva sia quello che voleva che quello che non voleva- ti prego signore scopami.» Husk sembrò non vederci più. Sguainò gli artigli e iniziò a stracciare il vestito dalla pelle di Angel, che iniziò a slacciare alla rinfusa il papillon e il panciotto di Husk senza successo. Aprì gli occhi, staccandosi dal bacio, e Husk lo prese in braccio, ignorando il vestito che gli ciondolava malandato dalle gambe, coprendo appena la sua erezione, costretta al di sotto da un paio di brasiliane di pizzo rosa. Quando Angel si sentì posare delicatamente sul letto quasi scoppiò a piangere mentre Husk si allontanava. L'arancinde si sollevò con un paio di gomiti per vedere il felide che con studiata lentezza si toglieva il papillon, la giacca. Quando arrivò all'ultima asola del panciotto Angel singhiozzò. Non aveva mai sentito così tanto il bisogno di essere riempito. Con un paio di mani finì di strappare il vestito, lanciandolo da qualche parte imprecisata della stanza e Huskier si bloccò, guardando ogni centimetro del suo corpo con occhi famelici, soffermandosi sul misero pezzo di stoffa che a malapena conteneva la sua eccitazione. Deglutì e abbandonò quello che stava facendo per inginocchiarsi di fronte a lui, aprendogli di scatto le gambe. Angel gemette e quasi gridò quando Husk lo accarezzò leggero da sopra la stoffa. Il bastardo ghignò e iniziò a depositare baci soffici all'intento di una sua coscia, portandosi entrambe le sue gambe sulle spalle. «Bravo piccolo, ora, dimmi cosa vuoi che ti faccia...» Angel tremò e si inarcò verso di lui. «Toccami, per favore signore toccami.» Husk ridacchiò. «Come faccio a dirti di no se sei così bravo?» Angel singhiozzò e tremò per il complimento e quando Husk iniziò a togliergli lentamente, troppo lentamente, gli slip fu tentato di mettersi a gridare e fare i capricci, ma si costrinse a stare buono. Stare con Valentino gli aveva insegnato la pazienza di stare al proprio posto. Husk sembrò leggergli nel pensiero perché gli scoccò un'occhiata in tralice. «Non ti trattenere perché quel bastardo ti ordinava di farlo. Parla, dimmi ciò che vuoi, e io farò di tutto, di tutto, per accontentarti.» Angel Dust boccheggiò, incapace di parlare e con una sconfinata voglia di piangere. Si morse il labbro e si distese, piantandosi le mani che non stringevano a pugno le lenzuola sugli occhi. Emise qualche respiro profondo, per ricomporsi, e sobbalzò quando sentì mani gentili prendergli i polsi per allontanare le sue mani dalla sua faccia. Incontrò gli occhi dolci del suo gattone e qualche lacrima traditrice iniziò a rotolare giù sulle sue guance. Husk si chinò piano e le baciò via, lasciando una scia umida fino alle sue labbra, dove chiese gentilmente l'accesso e che lo coinvolse in un bacio tanto dolce quanto bollente. Si staccarono piano, entrambi con il respiro pesante, ad Angel allacciò le sue gambe ora libere attorno al bacino di Husk, facendo scontrare le loro erezioni. Entrambi gemettero e le orecchie dell'aracnide ronzarono al sentire quel suono roco e strozzato emesso dal suo amante. Gli accarezzò piano il viso, mordendosi il labbro inferiore. «Fai l'amore con me stanotte Oscar.» il felide si allontanò di nuovo, e nel farlo agganciò le dita ai suoi slip e li tirò via. Quando Angel sentì la propria erezione contro lo stomaco portò subito una mano a toccarsi, congelandosi nel sentire la voce arrabbiata di Valentino dentro la testa che gli dava della puttana vogliosa che non sa aspettare. Fece per togliere la mano ma Husk la avvolse con la sua, portandolo a darsi un po' di piacere. Angel ansimò e gemette, e quando il felide tolse la sua mano per finire di svestirsi Angel continuò a toccarsi pigramente, soffocando con brividi di piacere ciò che Valentino gli gridava nel profondo del suo subconscio. Osservò Husk liberarsi ora velocemente di panciotto e camicia, armeggiando con mani tremanti sul bottone del pantalone, non staccando nemmeno per sbaglio lo sguardo da Angel Dust, che troppo impaziente aveva aumentato il ritmo, gemendo piano. «Anthony...» brontolò appena Husk, riuscendo finalmente a liberarsi delle brache. Le calciò via, e l'aracnide si fermò vedendo la presenza alquanto importante attraverso la misera stoffa dei boxer del suo ragazzo. Per carità, era abituato a cazzi di tutte le misure, veri o finti che fossero, e si sorprese di pensare che la presenza di Husk lo avrebbe riempito perfettamente senza fargli male. Il solo pensiero lo fece singhiozzare acutamente, aumentando spasmodicamente il ritmo con cui si toccava, e la sensazione di tensione allo stomaco poco prima dell'orgasmo lo portò a gemere in maniera più acuta e incontrollata. La mano di Husk si chiuse sulla sua e lo fermò e Angel iniziò e piagnucolare insoddisfatto. Ma quando riaprì gli occhi e si ritrovò Husk inginocchiato nuovamente tra le cosce dimenticò la propria frustrazione. «Non ancora piccolo.» Angel annuì freneticamente, rialzandosi su un paio di gomiti e allungando infantilmente le altre braccia verso di lui. Husk ricominciò a fare le fusa, rimettendosi le sue gambe sulle spalle. «Presto babe, prima lascia che mi prenda cura di te.» Angel mugolò a quella prospettiva, e poi Husk, con la sua lingua ruvida da gatto diede una lunga lappata dalla base alla punta del suo membro e la bocca calda dell'altro gli fece emettere un urlo soffocato. «Di più, ti prego Oscar di più.» biascicò e Husk lo accontentò. Lo prese in bocca e le fusa funsero da vibrazione attorno al suo cazzo, portandolo a tremare tutto. «Oh Dio- Dio ti prego.» gemette l'aracnide, ricadendo sul materasso. Infilò un paio di mani nel ciuffo ancora rigido di gel di Hsuk, stringendo a pugno le lenzuola con le altre. Husk si staccò, prese un profondo respiro, soffiando l'aria sulla sua pelle accaldata, e poi lo prese tutto in gola, fusando con ancora più intensità. Per Angel fu troppo. Nemmeno il tempo di cominciare a muovere la testa che l'ex pornoattore venne, gridando il vero nome di Husk. Il felide ingoiò senza scomporsi, come se non aspettasse altro, lasciandosi scivolare gradualmente il membro dell'altro dalla bocca. Angel si morse il labbro, guardandolo con occhi liquidi mentre Husk gli saliva di sopra, baciandolo profondamente e facendogli sentire il suo stesso sapore sulla lingua. Angel emise l'ennesimo verso di piacere nel bacio, non gli sembrava di riuscire a fare altro. E mentre con un paio di braccia lo teneva stretto, con le altre mani iniziò a togliergli quel troppo ingombrante pezzo di stoffa che erano i suoi boxer. Husk ringhiò staccandosi con uno schiocco bagnato, aiutandolo, e quando finalmente il suo membro fu libero Angel non riuscì a trattenersi dal toccarlo. «Signore ti prego, dentro di me, ti prego.» Husk gemette roco. «Ti devi preparare prima, io non posso, sai, gli artigli, non vorrei farti male.» il ragnetto si immobilizzò, guardandolo con occhi sgranati e le lacrime agli occhi. Quanti demoni con artigli peggiori dei suoi gli avevano aperto di forza il buco del culo, facendolo gridare dal dolore e quanti di loro ignorandolo ci avevano infilato il cazzo mischiando lo sperma al sangue? Singhiozzò e lo abbracciò forte, rilassandosi mentre Husk riprendeva a fare le fusa. Si districò da lui solo per allungare una mano sotto al suo cuscino, prendendo una bottiglietta di lubrificante alla vaniglia. Husk inarcò un sopracciglio e Angel arrossì, mordendosi nuovamente il labbro inferiore. «Da quando abbiamo iniziato a legare, quando il mio culo non era troppo martoriato, Bhe, mi toccavo pensando a te.» Husk gemette e aprì la bottiglietta con i denti, aspettando che Angel gli porgesse una mano per spremere il contenuto viscido sulla sua mano. Poi si spostò da sopra di lui, sotto lo sguardo confuso di Angel, che lo vide sedersi a gambe larghe a terra, iniziando a toccarsi lentamente. «Non voglio perdermi nemmeno un secondo.» affermò con voce roca e subito Angel sentì il proprio cazzo fremere di nuovo. Si sostenne su un paio di gomiti, mentre con una mano spostava una guancia delle proprie natiche, intrufolando un dito dentro di lui. Sentì se stesso irrigidirsi appena, e respirò piano, imponendosi di rilassarsi, iniziando a muoverlo lentamente dentro e fuori, il leggero fastidio venne lentamente sostituito dalla voglia di essere riempito, guardando Husk che si toccava con un ritmo più serrato, motivato dai suoi respiri pesanti e qualche gemito roco. Infilò un secondo dito dentro di se, ignorando la rigidità e iniziando a muovere le dita dentro di se con impazienza. Le affondò fino alle nocche, piegandole sapientemente, toccando il suo punto più sensibile. Gemette ad alto volume ed Husk iniziò a muovere la propria mano in maniera scomposta: sapeva di doversi muovere se non voleva che Husk venisse. Lasciò a malincuore la pressione su quel punto, intrufolando il terzo dito. Era abituato ad ignorare la rigidità di quell'anello di muscoli, e l'impazienza lo faceva muovere ignorando l'importanza di far abituare il suo corpo. Tremò per il dolore e strinse i denti, strizzando gli occhi, sobbalzando quando sentì il tocco gentile di Husk sul suo polso. Aprì piano gli occhi, incontrando quelli dolcemente severi del suo amante. «Piano piccolo, non vado da nessuna parte.» la presa sul suo polso si fece più decisa, mentre usava le dita di Angel come un dildo per allargarlo. Affondi lenti e profondi fino alle nocche, che piano piano fecero ansimare Angel di piacere, quando inconsciamente arricciò nuovamente le dita per toccare la prostata, gridò, riversando la testa all'indietro. Singhiozzò, bisognoso, togliendo forse un po' troppo velocemente le sue dita e cercando di sollevare Husk per portarlo sopra di se. «Signore adesso, adesso per favore, ti prego-» Husk lo baciò sofficemente, interrompendo le sue suppliche disperate. Si allungò per prendere la bottiglietta rimasta aperta di lubrificante, riversandosene una generosa quantità sulla mano, pompando poi la sua erezione per cospargerlo. Si aiutò con quella mano ad allinearlo la sua apertura. Lo guardò negli occhi, con il volto arrossato, improvvisamente in imbarazzo. «Non faccio sesso da quando ero in vita.» ammise. «Scusami se non sarò all'altezza.» Angel sospirò, agganciando le sue gambe ai fianchi di lui. «Oscar -richiamò- mi hanno violato ogni buco violabile e non ho mai goduto una volta come sto godendo con te, credimi, sono io a non capire come non ti faccia schifo andare a letto con una troia.» Husk aggrottò le sopracciglia. «Non usare quella parola.» Angel abbozzò un sorriso. «È quello che sono.» Husk scosse la testa. «È quello che sei stato costretto a diventare.» corresse e lo baciò a fior di labbra. «Ma ora puoi essere ciò che vuoi.» Angel aprì la bocca per dire qualsiasi cosa, ma Husk abbassò lo sguardo per guardare mentre iniziò a penetrarlo. Angel si inarcò, boccheggiando. Husk si fermò, evidentemente preoccupato, ma Angel spinse i talloni ancora nei tacchi sulle sue natiche, spingendolo ancora più in profondità. Gemette e Husk con un ringhio arrivò fino in fondo. Rimasero fermi, ansimanti, ad assaporare il momento di totale completezza, ma Angel voleva di più, voleva sentire il seme del demone di cui era innamorato riempirlo, voleva sentire i suoni rochi che emetteva tra le fusa mentre invocava il suo nome. Si inarcò nuovamente, afferrandogli i fianchi con le mani che non erano appoggiate alle sue spalle. «Di più.» gemette e Husk iniziò a muoversi. Spinte lente e profonde, che lo fecero impazzire dal desiderio. «Più veloce per favore.» ansimò e Husk si sistemò per cambiare angolazione e spinse forte, facendolo urlare. Nemmeno Valentino aveva trovato il suo punto più sensibile così facilmente. Husk ringhiò e iniziò a muoversi in un ritmo più serrato, non abbandonando quel punto. Angel non capiva più niente, dai suoi fianchi le mani si spostarono una a tenere in pugno le lenzuola e l'altra a stringere dolorosamente la base del suo cazzo cercando di non venire. Husk gli leccò via le lacrime di piacere e liberazione che avevano preso a scorrere sulle sue guance, chinandosi per sussurrargli languidamente. «Vieni per me Anthony.» e Angel lo fece. Si inarcò gridando, stringendo così i muscoli attorno all'erezione di Husk che cercò di sfilarsi. Angel lo trattenne confusamente a se. «Dentro di me, per favore.» Husk non resistette e venne anche lui, spalancando le ali dietro di lui e ringhiando il suo nome, crollando poi di peso su di lui, che lo abbracciò stretto, sciorinando una serie di dolci complimenti che gli fecero lacrimare gli occhi e godere il triplo di quell'orgasmo . Era intenzionato a non lasciarlo più andare.

Angel non seppe quanto tempo rimasero incastrati in quella posizione, ma nessuno dei due sembrava interessato a separarsi. Husk si sfilò da lui lentamente, e Angel mugugnò, sentendosi nuovamente vuoto. Si accoccolò al suo ragazzo, ancora appiccicoso del suo stesso sperma, ma nessuno dei due sembrava importare. «Ti amo Oscar.» mormorò e sentì sotto di se il battito di Husk accelerare mentre si irrigidiva. Il felide lo strinse di più a se, e anche se non rispose, Angel Dust sapeva che ricambiava.

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