parte 18

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Abissale

È stata una mattinata difficile.
Nonostante facessi di tutto per concentrarmi su altro, ad esempio gli esercizi di educazione fisica, la mia mente tornava sempre a Joseph, irrimediabilmente. Non ho ancora raccontato nulla a Sarah, né della nostra conversazione, né del bacio -- cioè del sogno. Il mio professore di filosofia dice sempre che i sogni sono il riflesso dei nostri desideri.
Vorrei solo dimenticarlo e passare oltre; perché se sono condannata a pensare alle sue labbra sulle mie per tutto il giorno, potrei anche spararmi un colpo in testa. Domani c'è la puntata e se non sarò al 100% pronta, potrebbe essere la mia fine. Non posso permettermi uno scivolone proprio ora. Devo dare il massimo e concentrarmi fino a Natale.

«Terra chiama Eva!» sento un paio di mani applaudire davanti al mio viso, e quello basta per farmi uscire dallo stato di trance. Petit è davanti a me, oltre l'isola della cucina, penso mi stesse parlando di qualcosa riguardo a questo pomeriggio...ma come ho detto, è da quando mi sono svegliata che non riesco a rimanere concentrata.
Scuoto la testa, guardandolo finalmente negli occhi «Scusa, mi stavi dicendo qualcosa?» domando rubandogli il tarallo che stava per mangiare.
Siamo in casetta per pausa pranzo, e stiamo guardando Marisol e Nicholas cucinare, mentre noi non facciamo assolutamente nulla.
«Ma che t'è successo oggi? Stai sulla luna!» ride lui, allungando la mano per scompigliarmi i capelli «Ti ho chiesto se pomeriggio potessi darmi il cambio per le pulizie, visto che ieri ti ho sostituito per i piatti. Ti va?» mi domanda, mentre segue la sua ragazza in ogni suo piccolo movimento. Poi quella distratta sarei io. «Sì, certo. Cosa devo fare?»
«Solo il salone e la cucina» ammicca, mentre corre verso la bacheca per cambiare il suo nome con il mio sulla lavagnetta dei turni. Mentre sorpassa il bancone per tornate indietro da Marisol, si ferma accanto a me per darmi un bacio tra i capelli «Grazie, Evita» dice, prima di continuare a camminare. Da quando Mida ha coniato quel mio soprannome, è diventato ufficialmente di dominio pubblico. Non che mi dispiaccia, anzi, lo trovo quasi divertente per quanto è particolare. Ma il mio nomignolo preferito è un altro, ma purtroppo non lo sento nominare da un po'.

«Oh..Evita!» sento cantare da una voce alle mie spalle, decisamente troppo riconoscibile. Parli del diavolo. Mi giro sullo sgabello solo per vedere Mida correre nella mia direzione. Ha una giacca in mano, ma non è la sua.
«Oh..dimmi!!» esclamo, imitando la stessa sua canzoncina per prenderlo in giro.
Il riccio si avvicina a me e mi porge il bomber nero, lo stesso che Joseph mi aveva dato e io non gli ho mai restituito. Dannato tempismo.
«Tu, io, pausa siga, ora. Dobbiamo parlare» si limita a dire, alzando le sopracciglia. Non perdo tempo a esitare, perché conoscendolo, se avessi dissentito mi avrebbe portato fuori con la forza.
«Cosa mi devi dire, scusa?» chiedo, mentre mi infilo il giubbino ed esco, seguita da lui, che mi apre la porta. «Mi devi dire che succede. Il problema inizia con l'H e finisce per "Olden"» mi sussurra puntandomi un dito, mentre si siede sulla panca attaccata al muro. «Non c'è nulla da dire» scrollo le spalle, stringendomi nel bomber, quando dei brividi di freddo mi attraversano dopo una folata di vento.
«Eva Bellini, sputa il rospo» professa, mentre si accende una Winston Blue. «Christian Prestato, fatti gli affari tuoi» replico, incrociando le braccia. Mi fido di Mida, ma non voglio rischiare che qualcuno origli la conversazione.
«Davvero non vuoi un consiglio da me? Giuro che se qualcuno esce a fumare, noi smettiamo di parlarne. O se sente, lo pesto» dice, allungando verso di me il mignolo, come per farmi una promessa.
Io esito per qualche secondo, ma dopo averlo guardato negli occhi e aver trovato quella fiducia che mi serviva, intreccio il mio dito con il suo.
«È tutto così complicato...» sbuffo. In un attimo, la mi mente viene inondata dagli stessi pensieri: ieri sera, il sogno, la litigata con Joseph e Ayle, le parole di Sarah.
Mida mi osserva attentamente mentre prendo fiato, cercando di mettere in ordine i pensieri. Sa che qualcosa non va, lo vede chiaramente. Con un sospiro profondo, mi accorgo che la sensazione del tessuto contro la pelle mi ricorda inevitabilmente di Joseph, e il nodo alla gola si fa più stretto.
«Non so nemmeno da dove cominciare...» ripeto, abbassando lo sguardo verso le mie mani. Le stringo con forza, quasi volessi trarre coraggio da quel semplice gesto.
Mida si limita a un cenno del capo, esalando una lunga boccata di fumo che si disperde nell'aria gelida. «Prenditi il tuo tempo, Eva. Sono qui per ascoltare» mi sorride rassicurante, quanto basta per convincermi definitivamente a confidarmi con lui.
Inizio a raccontargli tutto, prima lentamente, poi con sempre più frenesia. Gli parlo della tensione crescente tra me e Holden, del modo in cui ci siamo evitati per giorni, e della lite esplosiva di ieri sera a seguito di ciò che è successo nella stanza blu, in cui lui era presente. Ogni dettaglio sembra sfuggirmi dalle labbra senza controllo, come se non potessi più trattenerli dentro di me mentre prego che la produzione si tenga per sé queste clip. Christian ascolta in silenzio, fumando con calma, lasciandomi parlare senza interruzioni. Quando arrivo a raccontargli del sogno, abbasso la voce quasi senza rendermene conto. Le parole escono soffuse, come se ammettendo quanto accaduto potessi rendere tutto ancora più reale.
«Ti giuro, Chri...» ammetto, sentendo un lieve rossore salirmi alle guance. «Era così reale...mi sembrava che fosse lì per davvero. E mi sono svegliata tutta stordita, come se avessi davvero vissuto quel momento» Mi fermo, cercando di capire come concludere. «E adesso non riesco a smettere di pensarci. Non riesco a togliermi dalla testa quello che potrebbe significare. Ho provato a ignorarlo, a concentrarmi su tutto il resto, ma è impossibile»

𝐄𝐮𝐭𝐞𝐫𝐩𝐞 || 𝐇𝐨𝐥𝐝𝐞𝐧Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora