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"Ci sono ferite che non si rimarginano mai del tutto, rimangono lì, nascoste, pronte a riaprirsi al minimo ricordo

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"Ci sono ferite che non si rimarginano mai del tutto, rimangono lì, nascoste, pronte a riaprirsi al minimo ricordo."
- Carlos Ruiz Zafón

☆☆☆

Quella sera la trascorsi da sola, immersa nel silenzio della casa.

Fin da bambina avevo sempre trovato conforto nella solitudine, quel rifugio sicuro dove restavo sola con i miei pensieri.

Ma quella notte non era come le altre, non era una di quelle serate che passano senza lasciare traccia, che terminano con un sonno tranquillo e un risveglio sereno.

No, quella notte aveva un peso diverso.

L'orologio segnava quasi la mezzanotte, e con ogni secondo che passava, il 10 febbraio si avvicinava sempre di più.

Quel giorno, che un tempo era stato motivo di festa, era ora solo un ricordo intriso di nostalgia.

Il compleanno di mia madre.

Un giorno che ora potevo solo celebrare in silenzio, con la speranza che da lassù, in qualche modo, lei potesse vedermi.

Mancavano cinque minuti. Come ogni anno, preparai tutto ciò che mi serviva: un piccolo tortino, una candelina e l'accendino.

Inserii la candela nel dolce, i miei movimenti erano lenti, quasi rituali. Sentivo il cuore stringersi nel petto, e la solitudine pesarmi sulle spalle.

Accesi la candela, osservando la fiamma tremolare e crescere, illuminando appena la cucina buia intorno a me.

La luce calda della fiamma riempiva l'aria, ma dentro di me era solo freddo.

La malinconia mi avvolgeva, un peso che sembrava diventare più forte con ogni minuto che passava.

Mi fermai a fissare la fiammella, e per un attimo tutto ciò che desiderai fu tornare indietro.

Tornare a quei compleanni in cui potevo stringerla, abbracciarla senza pensare che sarebbe stata l'ultima volta.

Tornare alla spensieratezza di quei giorni in cui non c'era dolore, ma solo sorrisi.

Il telefono vibrò sul tavolo, e quando vidi "00:00" sullo schermo, il nodo alla gola si strinse ancora di più.

Presi un respiro profondo, quasi per raccogliere la forza di compiere il gesto che ormai facevo da qualche anno.

Soffiai delicatamente sulla candelina, osservando il fumo sottile che si alzava verso l'alto, come un filo invisibile che mi legava ancora a lei.

Restai lì, in quel momento sospeso, applaudendo debolmente. Ma quei battiti di mani si persero nell'eco del silenzio, come se tutto intorno a me avesse smesso di esistere.

Fu allora che la prima lacrima scese, lenta, silenziosa. Una goccia salata che scivolò sul mio viso fino a cadere vicino alla candelina ormai spenta.

Mi chiesi, come ogni anno, quando questo dolore si sarebbe attenuato. Chissà se sarebbe mai passato del tutto.

Like a dream || Kenan YildizDove le storie prendono vita. Scoprilo ora