Derek...

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Meredith, in quel discorso, non aveva avuto voce in capitolo, non aveva più parlato nemmeno dopo, quando lui se ne era andato: era rimasta completamente pietrificata da quelle parole.
Tutto ciò che Derek le aveva detto era così surreale, così scorretto: quando Meredith tentava di scacciarlo in tutti i modi, lui non glielo permetteva e, anzi, sembrava attratto sempre più da lei, come se Meredith fosse una calamita.
Era sempre ovunque lei si trovasse, le diceva sempre cose perfette, era perfetto.
In quei giorni si era preso cura di lei in maniera notevole, la monitorava continuamente, pretendeva il massimo per lei, ogni tipo di comfort. Pretendeva di farle visita ogni volta che poteva e, immancabilmente, si presentava tra un'operazione e l'altra, anche se lei stava dormendo, le bastava guardarla per capire di essere a casa.
Meredith si addormentava spesso con questi pensieri, di solito, rifletteva sugli avvenimenti della giornata, contava quante volte le era andato a far visita, quante volte le sorrideva o quante scherzava con lei e, così pensando, si addormentava tranquillamente.
La mattina dopo in tutto l'ospedale c'era un gran fermento, tutti si stavano preparando al grande arrivo: la paziente Ellis Grey. La Grey, da dottoressa molto preparata e capace, era stata trasformata in una paziente, la paziente.
«O'Malley» aveva esordito Derek interpellando George per i corridoi dell'ospedale.
«Si, signore?» aveva detto il diretto interessato sull'attenti, quasi come se fossero in un corpo di militari. Derek, in fondo, nonostante i modi pressoché bruschi e scettici, gli era simpatico, era un uomo buono.
«Ho bisogno che tu ti occupi di Ellis Grey, starà nel nostro ospedale, è la prima candidata per la sperimentazione contro l'Alzheimer» aveva risposto lo strutturato spiegando brevemente la situazione in cui si trovavano.
«Ellis Grey?» aveva chiesto George quasi disorientato, per poi capire a chi si stesse riferendo, «La madre di Meredith» aveva affermato, quasi a imprimerselo bene nella memoria.
«O'Malley, concentrati» lo aveva ammonito l'uomo con sufficienza, «Voglio che tu sia il suo punto di riferimento, è molto importante che tu leghi un buon rapporto con lei» aveva detto Derek in una delle poche volte in cui diventava l'insegnante.
«Sissignore, ma» aveva provato a dire George, ma Derek lo aveva ammonito con lo sguardo.
«Ma cosa, O'Malley?» aveva chiesto scettico lo strutturato incrociando le braccia al petto per sentire cosa l'alto avesse da dirgli.
«Sono al primo anno di specializzazione e ho bisogno di operare per imparare» aveva detto lui abbassando lievemente il capo per evitare che Derek lo fulminasse nuovamente con lo sguardo.
«Opererai quando sarà necessario, nulla ti impedirà di accaparrare i casi più importanti, ma Ellis dovrà essere sempre la tua priorità, credi di potercela fare?» aveva chiesto Derek sfidandolo e il ragazzo aveva alzato lo sguardo verso gli occhi chiari dello strutturato.
«Sissignore» aveva affermato con convinzione George e Derek aveva sorriso sbieco.
«Sei il mio uomo, O'Malley» gli aveva detto lo strutturato dandogli una pacca sulla spalla e, fatto ciò, si era allontanato per imboccare il corridoio che portava ai pazienti del post operatorio.
«Questo posto è veramente orrendo!» aveva esclamato Mark con espressione schifata, «Non c'è parcheggio? Come fa un ospedale di questo livello ad avere un parcheggio unico, nel quale devono stare tutti» aveva chiesto cercando di farsi dare una risposta plausibile.
«Non ci sono tutte le comodità del mondo, Mark» aveva detto Derek cercando di evitare che l'amico proseguisse le sue lamentele. Il neurochirurgo aveva altro da fare piuttosto che sentire una delle tante cose che non andavano bene nel posto in cui Mark si era trasferito.
«Okay, senti ti aiuto» aveva affermato l'amico raggiungendolo a grandi passi, dato che durante il tragitto era rimasto leggermente indietro rispetto a Derek, «Però tu mi devi dire una cosa» aveva continuato con sguardo furbo.
«Mark, ho da fare» si era lamentato l'altro sbuffando leggermente, «Che vuoi sapere?» aveva chiesto, pienamente consapevole che, se non avesse fatto così, Mark avrebbe continuato a stressarlo fino al crollo definitivo da parte di Derek.
«L'hai scopata, giusto?» aveva chiesto Mark con un ghigno divertito sulle labbra.
Derek, a quell'affermazione, era rimasto leggermente a bocca aperta, sapeva la fissa che aveva Mark con le donne che Derek frequentava, nonostante non fossero propriamente affari di Mark, ma non credeva sarebbe arrivato a tanto. Sarebbe scoppiato a ridere da un momento all'altro se non si fosse trattenuto, possibilmente senza farsi scoprire, evitando di far sì che lui si sentisse in dovere di affermare la sua simpatia.
«Non ti rispondo neanche» aveva affermato l'uomo con falsa indifferenza, cercando di allontanarsi da quella mina vagante del suo migliore amico.
«Allora, ci posso provare io?» aveva urlato Mark cercando di farsi sentire anche nel corridoio che Derek aveva appena imboccato.
Il neurochirurgo, a sentire quelle parole, aveva fatto marcia indietro e lo aveva guardato un attimo per poi mostrargli il dito medio in segno di evidente permesso nel provarci con Meredith da parte di Mark.
Nel frattempo la Bailey, era andata nella stanza di Meredith per monitorare il suo stato di salute. In quel momento, a farle compagnia, c'era Izzie, la quale si stava ingozzando di muffin al cioccolato in una delle tante pause che si prendeva dal suo lavoro.
Sosteneva che con il cioccolato avrebbe potuto risolvere i problemi che provenivano dal non avere un uomo accanto a sé pronto a soddisfarla.
«Alza il culo!» aveva affermato la Bailey in tono brusco.
Meredith, non appena aveva sentito le parole della donna e l'aveva vista entrare nella sua stanza, si era messa subito sull'attenti e si era messa a sedere sul letto, mentre Izzie guardava la scena ridacchiando.
«Non tu» l'aveva rimproverata il capo degli specializzandi, «Ma la dottoressa Stevens. Muovi quel culo e vai al post operatorio a controllare i pazienti di Burke, all'istante. Sparisci dalla mia vista» aveva comandato la donna con autorità.
Izzie, con ancora in mano il muffin e del tutto imbarazzata, si era alzata dal letto e aveva fatto un breve accenno di saluto a Meredith poco prima di andarsene.
La dottoressa Bailey, una volta rimaste da sole, si era presa cura di Meredith, visitandola per bene.
«Stai bene, Grey» aveva detto la donna dopo aver compilato la cartella e le aveva sorriso leggermente, «Già da domani puoi tornare al lavoro» l'aveva informata e la ragazza aveva sorriso.
Nel momento in cui la Bailey stava uscendo dalla stanza di Meredith, aveva scontrato una figura solida che aveva in mano un pacchetto: Derek.
Si era fatto subito carico di nascondere il pacchetto dietro la schiena.
«Dottoressa Bailey» aveva affermato lui salutandola professionalmente.
«Dottor Shepherd» aveva ricambiato il saluto la donna, guardandolo circospetta e, talvolta, lanciandogli delle occhiate di fuoco.
Una volta ripresosi da quelle occhiate, pressoché, traumatiche, Derek si era deciso ad entrare nella stanza di Meredith.
«Ciao, sai tenere un segreto?» le aveva detto lui con sguardo furbo, ancora sul ciglio della porta, e, vedendola sorridere leggermente ed annuire, si era avvicinato a lei sedendosi sul letto.
«Non hai nulla da fare?» aveva chiesto lei guardandolo negli occhi con fare leggermente circospetto.
«Possibile che non ti piaccio?» le aveva chiesto lui guardandola negli occhi cercando di leggere le sue emozioni.
«Non ho mai detto questo» gli aveva detto Meredith e lui aveva avuto un solo barlume di speranza di piacerle e, così, le aveva sorriso dolcemente.
«Allora un po' ti piaccio» aveva constatato Derek sorridendole e l'aveva vista diventare lievemente rossa sulle gote.
Meredith aveva cercato di deviare l'argomento verso altri fronti e, con tono scherzoso, aveva chiesto qualche fosse il segreto.
«Allora» aveva esordito lui con voce più bassa, «È proprio qui, sulla mano dietro la mia schiena» aveva detto lui facendole l'occhiolino, «È una pozione magica per farti stare meglio».
«Una pozione?» aveva chiesto Meredith perplessa guardandolo con la fronte aggrottata.
«Esatto» le aveva detto lui e, mettendosi un dito sulle labbra in modo che lei facesse silenzio, aveva continuato a parlare, «Shhh! Non farne parola con nessuno, però».
Si era avvicinato ancora di più e le aveva porto il gelato alla fragola che teneva dietro la schiena, quello che, quella sera, non aveva avuto modo di gustare.
Derek aveva preso due cucchiaini e, come due bambini dispettosi che facevano le marachelle di nascosto, si erano messi a mangiare il gelato in silenzio, guardandosi spesso negli occhi.
Meredith sentiva che dovesse dirgli qualcosa, ma non sapeva assolutamente cosa ed, inoltre, sentiva che quel momento stava finendo.
Quando Derek si era alzato dal letto per andarsene, si era avvicinato al corpo della ragazza e le aveva posato un lieve bacio sulle labbra, a stampo. A quel contatto Meredith aveva aperto lievemente la bocca e lui si era subito fatto spazio con la lingua. Quel bacio, dapprima dolce e a stampo, si era trasformato in qualcosa di più passionale, un bacio con le lingue che, intrecciate, sapevano di fragola ghiacciata ed era una sensazione così piacevole al tatto.
Le loro lingua si muovevano in sincronia, sentivano come di appartenersi l'uno all'altra e, così, in quell'ospedale dove si erano visti per la prima volta e dove lui aveva desiderato spogliarla e farla sua in quel momento, si stavano baciando così sensualmente da perdere la cognizione del tempo.
«È ancora più buona la fragola, così» le aveva detto Derek ansimando leggermente, dopo essersi staccato da quel bacio pieno di passione e di brama l'uno dell'altra.
«Non ti ci abituare» lo aveva ammonito lei alzando un dito, però sul suo volto era stato dipinto un sorriso perfetto, come quello di una bambina felice. Ed era proprio così che si sentiva nonostante tutti i casini che erano capitati, si sentiva felice, ed il merito era solo di una persona: Derek.
Una volta uscito dalla stanza, a fatica anche perché avrebbe avuto voglia di una dose non quantificabile di baci, Derek aveva notato George correre all'impazzata nella sua direzione.
«La dottoressa Grey» aveva esordito lo specializzando dopo qualche secondo di ripresa dalla corsa, «Ellis è arrivata, ma è peggiorata molto e ha crisi epilettiche» lo aveva informato George e l'uomo lo aveva ringraziato con una pacca sulla spalla.
Derek aveva fatto subito preparare la tac e aveva scoperto che c'era un piccolo tumore che le opprimeva il nervo ottico. Aveva subito prenotato la sala operatoria e aveva mandato gli specializzandi nella stanza di Meredith, in modo che le stessero vicini.
Tutti i medici erano in galleria ad assistere, anche se solo come spettatori, a quell'intervento così importante.
«Serata perfetta per salvare delle vite» aveva detto lui rivolgendosi al pubblico due aveva in galleria, guardando negli occhi solo Mark che sapeva quanto significasse per lui quella frase, «Divertiamoci» aveva affermato ancora e aveva preso in mano il bisturi da dieci.

Fifty Shades Of Seattle Grace HospitalDove le storie prendono vita. Scoprilo ora