Il dramma è chiaro

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La mattina dopo, Derek si era svegliato nel letto di Meredith, ma di lei nessuna traccia. Aveva guardato l'ora sulla sveglia del comodino e aveva visto che era tardi e che, probabilmente era già uscita di casa.
Muovendosi leggermente nel letto aveva sentito un rumore di carta sotto la schiena e aveva visto che lei gli aveva lasciato un biglietto.

Sono già uscita per il giro visite in ospedale, ci vediamo più tardi nei corridoi;)
Un bacio, Meredith

Derek, vedendolo, aveva sorriso e si era alzato in fretta per fare una doccia ed uscire anch'egli, iniziava una nuova giornata di lavoro.
Solitamente si sentiva felice di andare al lavoro, sentiva che sarebbe stata una nuova occasione per salvare una vita, ma quella mattina c'era qualcosa che lo turbava.
Come era entrato in ospedale era stato subito accolto da Burke, il quale, preoccupato per lui, si era fatto trovare esattamente all'entrata dell'ospedale.
«Il capo è abbastanza incazzato, Shep» aveva esordito lui guardandolo entrare nell'atrio dell'ospedale, «Vuole vederti nel suo ufficio» aveva continuato lui e Derek era certo di aver capito a cosa si stesse riferendo.
Derek si era subito diretto a cambiarsi e, appena uscito dalla stanza, si era ritrovato alla sua destra Mark, il quale lo accompagnava, insieme a Burke, davanti all'ufficio del capo.
«Derek» aveva esordito il suo migliore amico vedendolo, «Si può sapere che hai combinato?» aveva chiesto l'uomo, ma lui non aveva fatto parola con nessuno.
I due chirurghi gli camminavano affianco e, nel frattempo, cercavano di capire qualcosa di quella questione, ma il diretto interessato non faceva trapelare nulla.
«Comunque dice che vuole vederti subito» aveva detto Mark dopo poco, «Adesso, nel suo ufficio» aveva continuato l'amico e Derek aveva congedato i due chirurghi in prossimità dell'ufficio del suo capo.
Era entrato nella stanza senza bussare, non sapeva a cosa fosse dovuto tutto quell'interesse nei suoi confronti.
«Che c'è, Richard?» aveva chiesto Derek con tono stizzoso, intuendo solo in quel momento, confermato anche dall'occhiata del capo, che il motivo della sua convocazione fosse Meredith.
«Sono il dottor Webber, sono il tuo capo» aveva detto l'uomo con tono truce, «Chiudi la porta e siediti» aveva ordinato in seguito guardandolo con sufficienza.
Derek aveva cominciato a capir che si era cacciato in guai seri perché il suo mentore non gli aveva mai parlato con tanta cattiveria come in quel momento.
Richard gli aveva rimproverato il modo in cui si era comportato il giorno antecedente e gli aveva intimato che non avrebbe dovuto vedere più la sua specializzanda, ma dedicarsi alla sua specializzazione, ammesso che gli interessasse ancora.
Derek aveva immediatamente ribattuto dicendo che se avesse reso pubblica la sua relazione con Meredith non ci sarebbe stato alcun problema.
Era un ribelle in certe cose: bastava che gli venisse toccato il suo punto debole e lui scattava come una molla, capace di distruggere se stesso e gli altri.
Richard si era ritrovato a pensare che non poteva essere una relazione stabile quella tra loro, dal momento che non erano nemmeno due mesi che Derek era nel suo organico di medici.
Sapeva che non si sarebbe autodenunciato così perché aveva anch'egli la certezza, essendo sempre stato un uomo con i piedi per terra, che fosse davvero una relazione stabile, ma era costretto ad una scelta, ad ogni modo: o la carriera o l'amore, ammesso che fosse tale.
Il dramma era chiaro.
Derek era uscito dalla porta del capo sbattendo la porta dietro di se e, durante la sua uscita furiosa, si era imbattuto in un uomo, biondo, più o meno della sua età.
«Scusa» aveva detto lui al ragazzo, «È stata colpa mia» aveva continuato con un sorriso leggero sul volto.
«Di nulla» aveva detto il biondo ricambiando il sorriso e lo aveva scrutato per un attimo notando che, effettivamente, era un medico, «Senta, sa per caso dove posso trovare la dottoressa Grey?» aveva continuato il ragazzo e Derek si era subito sentito in dovere di chiedere chi fosse il suo interlocutore.
«Lei è?» gli aveva chiesto con sufficienza guardandolo da cima a fondo e, ovviamente, il suo sorriso si era spento in un attimo.
Derek non conosceva bene quella ragazza, ma la notte appena trascorsa era stata abbastanza da capire che dovesse ispezionare con attenzione chiunque chiedesse di lei.
«Piacere» aveva detto il biondo tendendogli la mano, «Sono il dottor Finn, sono un veterinario. Lo so che non se ne vedono molti negli ospedali, ma, in realtà, stavo cercando la mia ragazza, Meredith. Sa, abbiamo avuto dei disguidi negli ultimi tempi» aveva continuato l'uomo con un sorriso sincero sulle labbra.
«La sua ragazza?» aveva ripetuto Derek completamente bianco in volto.
Nella sua mente continuava a ripetersi cosa stesse facendo in quel momento, stava quasi per rinunciare al suo lavoro di prestigio per una donna già fidanzata che non aveva fatto altro che ingannarlo.
«Si» aveva detto il veterinario abbassando leggermente il capo, «Moglie anche, se non mi avesse lasciato poco prima del fatidico sì» aveva continuato lui guardandosi le fedine incastrate nell'anulare destro.
Moglie. Come aveva potuto Derek lasciare che una donna a lui praticamente estranea lo usasse in quel modo?
Era stato pronto a tutto per lei, ma non era stato così per Meredith che gli aveva nascosto quei dettagli così importanti per la sua vita.
Derek aveva dato piccole indicazioni a Finn su come avrebbe fatto a trovarla, evitando che notasse il suo turbamento, e se ne era andato.
Aveva sentito Richard richiamarlo all'ordine per operare, ma l'uomo non riusciva nemmeno a capire cosa avesse fatto di così tanto sbagliato da trovarsi in quella situazione così scomoda.
«Richard» aveva detto Derek parandoglisi davanti in modo che vedesse il turbamento nei suoi occhi, «Ho bisogno di un giorno libero, scusa» aveva affermato e se ne era andato per la seconda volta e, sempre per la seconda volta, aveva sentito le urla di Richard accompagnarlo fino alla porta.
Pensava che quel giorno, con sole due mosse, si sarebbe giocato il posto, ma forse sarebbe stato meglio tornare a New York e farla finita con tutta quella storia.
Nel cammino verso l'uscita aveva incontrato Mark, l'aveva fermato e, con voce quasi rotta da un pianto che non si sarebbe lasciato sfuggire mai in presenza di nessuno, gli aveva chiesto di andare con lui da Joe.
«No, Derek» aveva detto l'uomo cercando di dissuaderlo da quella scelta, ma l'amico l'aveva pregato ancora una volta e lui non aveva potuto far altro che cedere e si erano avviati entrambi verso il bar.
Nel frattempo, Finn si era diretto nella sala mensa doveva aveva subito scorto il tavolo al quale Meredith, insieme agli altri colleghi specializzandi, stava pranzando.
«Amore mio, finalmente» aveva sussurrato al suo orecchio, non troppo piano da non far sentire anche gli altri, badandole lentamente il collo.
Izzie e Cristina avevano guadato la scena sconvolte, fino ad un attimo prima stavano parlando del grande gesto d'amore che il dottor Stranamore le aveva fatto nell'arco di quei giorni e, dopo nemmeno un minuto, era spuntato quel ragazzo che l'aveva chiamata amore, segno che non fosse proprio suo fratello.
Vedeva Cristina ed Izzie parlottare fitte fitte e, sapendo che cosa potessero dire in quel momento, la situazione le dava sempre più fastidio.
Si era alzata di scatto dando un calcio sotto il tavolo a Cristina in modo che la smettesse di sparlare di lei, con la diretta interessata di fronte, per giunta.
Si era messa di fronte a Finn in modo da fronteggiarlo e aveva cercato di racimolare tutta la calma possibile, ma non c'era riuscita.
«Vedrai che si scopa anche questo» aveva sentito Izzie dire sottovoce e l'aveva guardata truce per un momento per poi prendere Finn per il bavero della giacca e trascinarlo via con se.
Lo aveva portato fuori dall'ospedale in modo che potessero parlare liberamente senza essere disturbati e, solo in quel momento, gli aveva lasciato la giacca spingendolo con tutta la forza che aveva in corpo lontano da lei.
«Che diavolo ci fai qui?» aveva urlato in preda alla rabbia. Aveva un brutto presentimento, come se Derek fosse a conoscenza della presenza di quell'uomo, anche perché, pensava, che si sarebbe fatto vedere da lei almeno in mattinata, ma nulla.
Forse aveva da salvare una vita, aveva pensato spesso, ma la verità era che non poteva ingannare la sua coscienza e, forse, sarebbe stato il caso di parlargliene prima.

Fifty Shades Of Seattle Grace HospitalWhere stories live. Discover now