01. What The Hell

81.4K 1.7K 403
                                    

*Qui sopra c'è il trailer della storia, gentilmente realizzato dalla disponibilissima ouatvdaddict*

"All my life I've been good, but now
Oh, I'm thinking what the hell.
All I want is to mess around,
And I don't really care about:

If you love me,
If you hate me,
You can't save me baby, baby".

Boston; 2009

Sin da quando ero bambina, la mia vita era stata impostata secondo i parametri giudicati consoni a "gente come noi" dai miei genitori. Quei parametri consistevano e coesistevano, principalmente, in tre pilastri: la buona educazione, l'istruzione e la famiglia. Ed era sin da quando avevo iniziato a ragionare con la mia testa, che avevo cercato in ogni modo di evadere da quel circolo vizioso, ma con scarsi risultati. Non sono mai stata portata per il rispetto delle regole, o per obbedire alle prescrizioni che mi venivano perentoriamente inferte dagli altri. Solitamente "gli altri" erano facilmente identificabili come tutti gli adulti che avevo attorno: a cominciare con i miei genitori, per poi passare ai parenti e, infine, ma non meno importanti, gli insegnanti.

"Ha un carattere difficile" era la scusa più comunemente usata da papà per giustificarmi.

"È una ragazzina troppo indisciplinata, dovrebbe essere messa in riga" era ciò che nonna Trudy ripeteva in continuazione ai miei.

"Cos'ha che non va, Bob? Perché è così diversa da sua sorella? Dove abbiamo sbagliato con lei?" le parole sussurrate da mamma nel cuore della notte, pensando che non sentissi.

Non lo diceva con cattiveria, di questo ero più che sicura. Mi voleva e mi ha sempre voluto un gran bene, così come io ne volevo e ne ho sempre voluto a lei, ma ammetto anche di essere sempre stata molto... ingestibile. Purtroppo loro non capivano, però, ed era proprio per quel motivo che avevo l'urgente e pressante bisogno di andare via. Volevo disperatamente sentirmi parte di qualcosa. Sentirmi giusta. Trovare un posto dove essere a casa e, soprattutto, me stessa. Cosa che abitare sotto lo stesso tetto dei miei genitori mi precludeva. Mi sentivo limitata, alle strette, come un animale in gabbia, un oggetto da esposizione che viene relegato nella credenza perché non si ha dove altro collocarlo: ero costantemente sottoposta a puntualizzazioni e sottolineature da parte di chiunque. Fu per questo, probabilmente, che il giorno in cui sarei dovuta partire per il college, quello che avevo atteso impazientemente, così tanto a lungo e con tanto ardore, riuscii ad alzarmi presto. Addirittura prima che la mia sveglia suonasse e che la mamma piombasse in camera mia, con una spatola per pancake in una mano e la maniglia della porta nell'altra, come d'abitudine. Con l'unica differenza che aveva un sorriso a trentadue denti in viso ma la tristezza nel cuore. In ogni caso, si stupì molto per l'accaduto, anche perché io non ero per niente una mattiniera, anzi. Ma quella volta, un po' per l'emozione, un po' per completare gli ultimi preparativi prima della partenza, non so ancora come, feci un'eccezione alle mie solite regole. Dopotutto dovevo ancora predisporre la mia valigia, seppure mamma si fosse premurata di prepararmene una la sera prima. Ma, sfortunatamente, l'aveva riempita di accozzaglie di roba che non avrei indossato mai e poi mai nella mia vita. Perciò, dovetti anche preoccuparmi di riempire un ulteriore borsone con tutti i vestiti che avrei effettivamente messo, e che mi sarei assicurata lei non vedesse, nascondendolo sotto il letto poco prima del suo ingresso nella mia stanza, per non destarle sospetti. Il lato positivo era che, dopo infinite discussioni e battibecchi, mamma si era lasciata persuadere riguardo al fatto che mi avrebbe accompagnata Colin al campus (cosa che comunque non avevo messo neanche in dubbio - perché ero stata abbastanza categorica e irremovibile su quel fronte -, per cui era stata, per lei e papà, una battaglia già persa in partenza). Sebbene Colin non fosse molto allettato all'idea di guidare per circa cinque ore di un sabato mattina presto. Avevo la stupida ma ottimistica speranza che quella giornata sarebbe stata diversa, che io sarei stata diversa. Per certi versi non avevo tutti i torti, considerato quello che avvenne quel fatidico sabato di settembre più grigio del solito.

Celeste - La miglior cosa che non ho mai avutoWhere stories live. Discover now