21. Mercy

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"Show me an open door, then you go
And slam it on me. I can't take anymore:
I'm saying, baby, please have mercy on me".

Correvo. Correvo disperatamente. Correvo a più non posso. Avevo l'affanno. Non sapevo dove stessi andando, ma la mia fronte era imperlata di sudore, e il corridoio che stavo percorrendo sembrava non avere mai fine. Era buio. C'erano tante porte. Provai ad aprirle, ma erano tutte sistematicamente chiuse a chiave. E allora ripresi a correre. Fino a quando il corridoio terminò, e al suo posto comparve un'altra porta davanti ai miei occhi. Era più grande e imponente delle altre. Ma era chiusa anche quella, e sentivo di dover trovare al più presto un modo per oltrepassarla.

"Non c'è più tempo!" seguitava a urlare una voce maschile alle mie spalle, voce che non riuscivo a riconoscere e ad associare a un volto.

Gridava. Gridava fortissimo. Così io strillavo sempre più forte per sovrastarla, dicendo che non sapevo come fare. Ma la voce non mi ascoltava, e continuava a ripetere sempre la stessa cosa. Non c'era tempo. Ma io abbassavo e tiravo la maniglia e la porta non si apriva. Finché un'altra voce, femminile, stavolta, non mi suggerì di spingere. Spinsi la porta verso l'interno e quest'ultima finalmente si aprì, catapultandomi in una camera da letto. Era grande e spaziosa, ma le pareti erano completamente spoglie. E bianche. L'unico pezzo d'arredamento presente era un letto a baldacchino sulla destra, sul quale si stavano rotolando tra le lenzuola un ragazzo e una ragazza, mentre si baciavano appassionatamente.

"No, no, no!" urlai, con tutto il fiato che avevo in gola, quando realizzai che le due persone non erano altro che Peter e quella ragazza bionda, a cui lui dava ripetizioni, che io non sopportavo.

Ma loro non mi sentivano. Era come se fossi invisibile. Feci per avvicinarmi, ma i miei piedi non si muovevano più, erano come incollati al suolo. Allora mi preparai per gridare ancora, ma non avevo più voce. Mi girai a destra e a sinistra alla ricerca di qualcosa a portata di mano, che mi potesse essere utile per interrompere la scena orribile che mi si era presentata davanti agli occhi. C'era un bambino, ai piedi del letto. Un bambino che prima non avevo notato. Stranamente, mi fu possibile avvicinarmi a lui. Si girò a guardarmi, e io risucchiai un respiro, quando mi accorsi che non aveva né occhi, né sopracciglia, né naso, né bocca. All'improvviso il bimbo iniziò a farsi sempre più alto, fino ad assumere le fattezze di un ragazzo. Aveva i tratti di qualcuno che conoscevo, ma senza occhi, sopracciglia, naso o bocca non riuscivo a capire chi fosse. Mi venne sempre più vicino e mi afferrò per un braccio, dandomi uno strattone che mi fece cadere a terra. La mia caduta fece sì che Peter e la tizia bionda smettessero di fare quello che stavano facendo. Lei strillò. Fu un urlo acuto, che fece rompere una serie di vetri di cui, fino a quel momento, non avevo per niente notato la presenza. Ogni singolo pezzo di vetro si sfracellò del tutto, e la stanza cominciò a essere sommersa d'acqua. Non capivo da dove provenisse, fatto sta che in pochi attimi mi ritrovai all'aria aperta, in alto mare, ancora prima che fossi capace di realizzarlo e provare a scappare. Non riuscivo a nuotare. Eppure io so nuotare, solo che in quel momento non ci riuscivo. Era come se avessi avuto due blocchi di marmo attaccati ai piedi, che facevano di tutto per trascinarmi a fondo, sempre più a fondo. Tentai in tutti i modi di rimanere a galla, ma non ci fu verso, quindi presi un respiro profondo e smisi di opporre resistenza, permettendo a quei blocchi di trascinarmi nel profondo degli abissi.

Mi risvegliai all'improvviso, respirando a fatica e madida di sudore. Un incubo. Era stato solo un incubo. E io stavo bene. Ed ero nel mio letto. Sola.

×××

"Signorina Sullivan, le dispiacerebbe venire a conferire un attimo con me?" mi domandò cortesemente il professor Harris, mentre mi stavo accingendo a uscire da quell'inferno di classe, visto che la sua era la mia ultima lezione di quella giornata.

Celeste - La miglior cosa che non ho mai avutoWhere stories live. Discover now