07. Don't Be So Hard On Yourself

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"I came here with a broken
Heart that no one else could
See. I drew a smile on my
Face to paper over me".

"Hai saputo?" mi domandò Mike, a bruciapelo.

Mi aveva praticamente placcata non appena avevo messo piede nella struttura per recarmi alla lezione di filosofia del professor Harris. Il quale, tra l'altro, ultimamente mi rivolgeva più attenzioni del solito. Per "ultimamente" intendo da quando si era verificato quello "spettacolino" con Dave nei corridoi. E per "attenzioni" voglio dire strani sguardi troppo profondi e delle occhiatine ogni tanto per controllare che "andasse tutto bene" (cosa che poi mi domandava in continuazione), stando a quanto sosteneva lui.

"Saputo cosa?" ostentai innocenza, mentre mi affannavo per non fare tardi.

Poi realizzai che a me fregava ben poco di arrivare puntuale o meno, quindi mi rilassai e rallentai il passo. Nel frattempo lui, tutto trafelato, mi raggiunse e incominciò a camminare al mio fianco, con una montagna di libri tra le braccia. Mi sembrava che qualche tempo prima Lindsay mi avesse parlato del fatto che Mike avesse un lavoretto in biblioteca. Ma non ricordavo particolarmente bene, perché in quel momento non la stavo ascoltando. Quindi potevo anche rammentare una cosa per un'altra. Forse era addirittura Abigail, quella che lavorava in biblioteca.

"Di Dave Duncan, Sulley! Come puoi non saperlo?! L'intero campus non parla d'altro!" affermò con fare teatrale, e pensai che, se avesse potuto, avrebbe agitato le braccia in aria per farmi capire quanto fosse serio.

Scrollai le spalle, seguitando a fare finta di niente, e lo sentii sbuffare quando un libro cadde dalla sua Torre di Babele. Lo aiutai a recuperarlo prima che qualcun altro, o lui stesso, lo calpestasse, e decisi di dargli una mano, portandoglielo direttamente io. Dopo un "Grazie" appena accennato a causa del fiatone, Mike intraprese il suo dettagliato racconto. Capii in quel preciso istante che per i ragazzi i gossip fossero addirittura più importanti di quanto lo fossero per le ragazze. Prima di farlo proseguire, però, gli feci giurare che non mi avrebbe più affibbiato quel soprannome ridicolo: cosa impossibile, per lui, perché dopo qualche secondo già aveva ricominciato ad usarlo.

"Non si sa chi ne sia l'artefice, né tantomeno per quale motivo l'abbia fatto, ma sembra che ora abbia tutto il corpo ricoperto di bolle e completamente arrossato. A quanto pare è allergico alle noci, e qualcuno ha sostituito il suo bagnoschiuma con una soluzione alle noci. Ammetto che sia stata un'idea geniale - cazzo, se è stata geniale -, però non si riesce a capire chi sia stato. Se lo sapessi, di sicuro mi ci complimenterei. Anche se sarei più interessato a capirne il perché. Comunque oggi non è proprio uscito dalla sua stanza, ma il suo coinquilino gli ha fatto una foto e l'ha mandata a tutto il campus a sua insaputa. Te la farei vedere, se non avessi in mano tutti questi cazzo di libri - che ieri sera mi sono scordato di sistemare e che mi tocca mettere a posto adesso. Si dice che sia incazzato nero e intenzionato a far passare l'inferno alla 'mezza calzetta' - parole sue - che gli ha giocato quel brutto tiro" completò il suo resoconto sghignazzando tra sé e sé, e io non potei fare altro se non compiacermi per la mia inventiva.

"Sì, effettivamente mi congratulerei anche io con il genio a cui è venuta l'idea" sentenziai ridacchiando, facendo sorridere Mike, mentre internamente gongolavo.

Oh, Mike, se solo tu sapessi... era il mio pensiero fisso di quel momento. Ma lascia che narri anche a te cosa successe la sera prima...

"Colin, dannazione, fa' piano!" lo richiamai mormorando, irritata, quando inciampò su un cumulo di panni sporchi al centro della stanza, cadendo rovinosamente a terra.

Fortunatamente, Dave aveva il sonno pesante, quindi si rigirò semplicemente tra le coperte, continuando a russare, indisturbato. Aiutai Colin a rimettersi in piedi e gli diedi uno schiaffo sulla spalla destra come ammonimento, mentre lui si lamentava con un sonoro "Ahi!", sussurrato, e cercava di non ridere per l'assurdità della situazione. Eravamo, non so ancora come, riusciti a forzare la serratura della camera di Dave. Del suo coinquilino non c'era traccia, e pensai che, probabilmente, il secondo letto ci fosse solo per convenzione, in quella camera, visto che, in ogni caso, non vi erano prove che affermassero la presenza di un altro individuo maschile in quella sottospecie di tana. In punta di piedi raggiungemmo il bagno, e ci chiudemmo cautamente la porta alle spalle, per poi accendere la torcia che ci eravamo procurati poco prima, per evitare di compiere tutte le operazioni al buio.

Celeste - La miglior cosa che non ho mai avutoWhere stories live. Discover now