ESTATE

635 36 2
                                    

Come sempre, gli studenti lasciarono il castello la mattina.
Anche quell'anno era stato sfiancante. Da quando Harry Potter aveva cominciato a frequentare la scuola era sempre accaduto qualcosa e la professoressa McGranitt aveva l'impressione che gli anni a seguire sarebbero stati uguali, se non peggiori.
Ormai era evidente che Voldemort non era stato ancora sconfitto e stava velocemente riacquistando forza; solo il Ministro Caramell continuava a prendere la cosa sottogamba.
La professoressa McGranitt fissava la parte superiore del suo letto a baldacchino, senza nessuna voglia di presentarsi a colazione.

Si udì un piccolo "pop". La strega si guardò intorno senza però riuscire a distinguere la fonte del rumore; nella stanza non vedeva nessuno.
"Signora!"
La McGranitt sentì una voce, ma di nuovo non riuscì a capire chi la stesse chiamando. "Signora!" insistette la vocina.
Qualcuno le stava leggermente tirando le coperte a lato del letto, per attirare la sua attenzione. La McGranitt abbassò lo sguardo verso il pavimento e finalmente vide la fonte del rumore. Un piccolo elfo domestico, con lunghe orecchie e uno strano calzino sporco sul piede sinistro, la stava guardando con i grandi occhi bianchi spalancati.
"Mi dispiace Signora" disse, e le orecchie gli fremettero per l'imbarazzo, "mi manda il Preside Silente".
Proseguì tentennando ripetutamente e nascondendo il volto nelle mani per l'imbarazzo: "Il Preside si chiede se la Signora ha fame, e la invita a fare colazione nella sua stanza. O altrimenti, se la Signora non ha fame verrà comunque lui con la colazione nella stanza della Signora". Le orecchie dell'elfo assunsero una bella tonalità rosso chiaro.
Dal canto suo, anche la McGranitt stentava a capacitarsi di quelle parole. "Molto bene, riferisci al Preside che non ho fame, ma che non si preoccupi di venire perché ci vedremo a pranzo" disse liquidando sbrigativamente l'elfo domestico e rigirandosi di nuovo tra le lenzuola.

Dopo qualche minuto bussarono alla porta. Con un sospiro la McGranitt si alzò dal letto, raccogliendo i capelli velocemente nel suo solito chignon e indossando la vestaglia scozzese. Uscì dalla camera, attraversò il salotto e aprì la porta.
Si trovò davanti Silente in persona con al seguito il solito elfo, il quale stava facendo levitare tre vassoi pieni di pietanze per la colazione.
"Buongiorno Minerva!" la salutò il Preside allegramente.
"Posso entrare?" e senza attendere risposta attraversò lo studio, diretto verso i divanetti nell'angolo.
"Posa pure tutto qui, Dobby" disse rivolto all'elfo.
"Ti piace il nostro nuovo acquisto, Minerva?" domandò Silente indicando con un cenno del capo la piccola creaturina, tutta indaffarata a sistemare i vassoi sul tavolo.
"Incantevole" rispose la McGranitt esterrefatta, ancora immobile accanto alla porta.
Terminato il suo compito l'elfo sparì con un altro "pop", lasciando soli i due maghi.

"Posso sapere, per Merlino, cosa diavolo ti salta in mente?" lo aggredì la strega sistemandosi meglio la veste da notte.
"Mi assicuro che il mio corpo insegnanti sia in salute e non salti la colazione" rispose Silente senza perdere il buonumore.
"E dimmi" incalzò la McGranitt in tono di sfida, "hai portato la colazione anche a Piton?"
"Non ancora" affermò Silente andando a recuperare la strega, ancora in piedi davanti alla porta, e sospingendola verso il divano.
"Prima la Vicepreside, e poi gli altri" spiegò con un sorriso furbo.
La McGranitt alzò gli occhi al cielo e si sedette sul divano. Silente prese posto accanto a lei, afferrando una fetta biscottata e spalmandoci sopra una buona quantità di marmellata.
La strega non poté fare a meno di addentare qualcosa a sua volta, maledicendo il Preside per quel suo sorriso divertito che non si toglieva neanche mentre mangiava.

"Allora, Minerva, so che non lo ammetterai mai, ma credo che sia stato un anno difficile per te" disse Silente, così per intavolare un discorso. Sapeva che probabilmente lo avrebbe negato, arrabbiandosi pure. Minerva non amava mostrare le proprie debolezze, e tanto meno parlarne. Il fatto che Silente l'avesse consolata in un momento delicato non cambiava affatto le cose.
"Infatti Albus, non lo ammetterò mai" ribatté lei, ma con grande sorpresa del Preside, sorrise.
Gli ultimi avvenimenti l'avevano davvero scossa, ma non aveva bisogno di dirlo: Silente lo sapeva benissimo, per questo dopo essere tornato le era stato vicino.
Dopo la notte in cui avevano entrambi dormito nell'ufficio del Preside, la McGranitt aveva ritrovato tutta la tempra d'acciaio per cui andava famosa. Silente si era limitato a tenerla sotto osservazione durante i pasti e prima delle lezioni, accertandosi del fatto che fosse quasi tornata la solita Minerva. Ma anche se alla fine tutto si era risolto per il meglio e le cose erano tornate alla normalità, il Preside non si faceva ingannare dall'apparenza, ed era consapevole di quanto la professoressa fosse rimasta provata da quegli eventi.
Passarono buona parte del tempo a chiacchierare, fino a quando furono entrambi sazi.
"Albus... Non ti ho ancora ringraziato per..." mormorò la McGranitt all'improvviso, e uno sguardo sincero e riconoscente traspariva dai suoi occhiali quadrati.
Silente allungò una mano, prendendo quella di lei. "Non c'è bisogno che mi ringrazi" disse serenamente, "anzi, forse dovrei essere io a ringraziare te. Sei sempre pronta a schierarti al mio fianco..."

LA FENICE E IL GATTO SORIANODove le storie prendono vita. Scoprilo ora