EQUILIBRIO

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Il giorno seguente, il sole imperava su Hogwarts. I suoi raggi facevano risplendere i dolci pendii delle colline e l'erba dei prati, color verde gemma, aveva qualcosa di ammaliante. Silente, conquistato da tanta bellezza, era deciso a riempirsi gli occhi e il cuore della vista di Hogwarts. Camminando in tondo nel suo studio, continuava a gettare occhiate al paesaggio attraverso la grande finestra gotica. La sua era una contemplazione malinconica, resa urgente dal presentimento che presto non avrebbe più avuto nè il tempo, nè lo stato d'animo adatto per godersi quello splendore. Avrebbe dovuto sentirsi euforico: aveva finalmente confessato i suoi sentimenti a Minerva ed era ricambiato. Invece -sembrava quasi un controsenso- era proprio quello il motivo per cui le sue emozioni e preoccupazioni erano così amplificate. Ora che aveva avverato i propri desideri, vedeva pendere su di essi la spada di Damocle. Questo lo faceva sentire come un condannato a morte, deciso a vivere fino in fondo tutto ciò che gli restava.

In effetti, rifletté il mago, la sua ora si stava inesorabilmente avvicinando. Silente non sapeva se era questione di mesi o anni: il ritorno di Voldemort si faceva sempre più vicino e sicuramente, oltre ad Harry Potter, egli stesso sarebbe stato uno dei primi obiettivi del Signore Oscuro. Su questo Silente non si faceva illusioni.
D'improvviso lo colpì la consapevolezza che era pronto per affrontare il suo destino, qualunque cosa riservasse, compresa la morte. Sperò solo di avere abbastanza tempo per riuscire a capire alcune questioni fondamentali che al momento gli sfuggivano.
Da qualche anno, Silente aveva cominciato a raccogliere informazioni e su Voldemort e Harry Potter e cercava di far combaciare i tasselli. Aveva avuto qualche brillante intuizione, e nella sua mente si stava lentamente formando un piano per distruggere il mago oscuro.
Eppure Silente era ancora ben lungi dal trovare una soluzione certa. Tempo, aveva bisogno di tempo.

Per il momento, l'unica certezza era data da una profezia che solo Silente aveva ascoltato e che conteneva alcune informazioni cruciali per Harry Potter. Eppure, quest'arma era inutilizzabile al momento: Silente era troppo affezionato a quel bambino per rivelargli un segreto così pesante da sopportare.
All'ennesimo giro a vuoto nella stanza, Silente decise che avrebbe potuto camminare anche fuori, cogliendo l'occasione per ammirare dal vivo il paesaggio stupendo che circondava il castello. Hogwarts era un incanto nella quiete estiva.
Come di consueto, il Preside invitò la McGranitt ad unirsi alla passeggiata. Era una loro tradizione piuttosto consolidata e Albus amava la compagnia di Minerva: era una buona ascoltatrice e allo stesso tempo un'interlocutrice stimolante, che sapeva rispettare sia il silenzio che la conversazione.

La McGranitt accettò l'invito di Silente. Tuttavia, diversamente dal solito, la strega camminava silenziosamente al suo fianco con aria corrucciata. Si sentiva leggermente a disagio: un sentimento inconsueto per una persona con il suo carattere volitivo.
Era abituata a passeggiare con Silente, e anche quel giorno tutto sembrava come sempre, in apparenza. Se qualcuno li avesse visti, non avrebbe notato nulla di diverso dal solito.
Eppure la McGranitt provava una leggera inquietudine, ben consapevole che nonostante la parvenza di normalità, qualcosa tra loro era profondamente cambiato e era ancora incerta su come comportarsi alla luce della nuova situazione.
"Albus..." sospirò la strega ad un certo punto, sentendo il bisogno di affidarsi a lui ancora una volta, "è così strano. Ci conosciamo e siamo amici da tanti anni... Eppure è come se, per un certo verso, ci stessimo conoscendo la prima volta."
Non era una vera domanda, più che altro una constatazione.

Silente si limitò a guardarla in viso senza ribattere, e dalla sua espressione la McGranitt fu certa che lui aveva compreso ciò che la turbava.
"La nostra amicizia è forte, e dura da così tanto tempo che per un certo verso vorrei che restasse immutata. Siamo sempre stati in sintonia, come fossimo la stessa persona, ho sempre condiviso le tue scelte, i tuoi obiettivi, le decisioni scolastiche, per l'Ordine... La mia fiducia è profondamente e fermamente riposta in te, al punto che si estende anche ad altri solo perché a tua volta li ritieni degni di fiducia. Rompere l'equilibrio che è sempre stato naturale tra di noi mi impaurisce, per certi versi."
Fece un breve pausa.
"La familiarità del nostro rapporto mi ha sempre donato una certa sicurezza: sapevo cosa aspettarmi anche senza che tu parlassi. Ora invece ho solo incognite. Dovremmo essere più vicini e mi sembra di conoscerti meno di prima".
Per quanto la McGranitt fosse restia a esternare i suoi sentimenti, di certo un carattere sicuro e mezzo secolo di vita le permettevano di definire con chiarezza le proprie emozioni. "Non fraintendermi, Albus..." proseguì ansiosamente la McGranitt, "non intendo mutare la scelta che ho fatto ieri. È evidente che proviamo un grande affetto l'uno per l'altro, tanto che senza di te mi è crollato il mondo addosso e questo non può essere giustificato da una semplice amicizia. In tutti questi anni, sei sempre stato il mio punto fermo, anche se ero troppo assuefatta all'abitudine per rendermene conto. Lo sei sempre stato. Forse potrebbe sembrarti strano, Albus... Ma questo è un cambiamento che voglio e che temo allo stesso tempo".

LA FENICE E IL GATTO SORIANOWhere stories live. Discover now