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Questo è il continuo del mio altro libro "La ragazza che non conosceva il suo segreto" consiglio vivamente di leggerlo😉

Mi svegliai in un letto sconosciuto, in una stanza altrettanto sconosciuta tutta decorata con mobili in legno e la carta da parati blu chiaro con decori oro, alla mia destra un armadio troppo grande anche per quattro persone ma che occupava solo parte della parete laterale perché l'altra era occupata da un grandissimo balcone che poteva facilmente essere scambiato per una terrazza.

Davanti a me un enorme finestra con tende blu notte, mentre alla mia sinistra un comodino con sopra dei libri dall'aspetto antico e un altro comodino dotato di specchio e sopra aveva trucchi di ogni genere, davanti al comodino uno sgabello simile a quello lungo utilizzato per sedersi a suonare il pianoforte di velluto blu scuro e i bordi decorati con perle nere.

Nella parete sinistra una porta in legno scuro con maniglia nera e decorata con pietre blu.

D'improvviso sento dei passi dalla parte esterna della stanza e di conseguenza mi ritrovo a puntare la porta dove poco dopo spunta un ragazzo bellissimo dai capelli color argento bianco e gli occhi color ghiaccio che appena mi videro si accesero e su quello stupendo viso spuntò un sorriso meraviglioso

-Ti sei svegliata finalmente-disse mentre mi venne incontro con passo deciso. Indossava dei pantaloni bianchi e una maglia blu di seta con decori dorati. Si fermò proprio davanti a me e mi sorrise nuovamente.

-Come ti senti?-mi chiese, ma il mio sguardo sicuro e vigile non mutò e la mia boccaccia al posto di stare zitta per una volta, sbraitò

-Gradirei sapere con chi sto parlando, non crede sia opportuno presentarsi prima di parlare?-chiesi, lui abbassò lo sguardo e un espressione triste e colpevole invase il suo viso

-Perdonami, io sono Edward: dodicesima luce-annuncia così mi sbrigai a rispondere

-Io invece sono...-andai in pallone, non ricordavo il mio nome! Andai in iperventilazione e sgranai gli occhi preoccupata sentivo la disperazione prendere il sopravvento su di me e le lacrime mi minacciavano di uscire.

Edward mi guardò con tristezza e colpevolezza e iniziavo a credere che fosse una persona di cui non mi potevo fidare, lui stava per andarsene con lo sguardo che puntava solo il pavimento ma io sentii dei passi provenire dall'esterno così mi concentrai sulla porta e di conseguenza anche lui fece così vedendo il mio comportamento.

Entrò una donna robusta ma aggraziata ed elegante che mi fece un sorrisetto compiaciuto e mi si avvicinò

-Figliola ti sei svegliata!-mi venne vicino ma il suo sguardo non era affatto dolce.

-Gwen cara ti ricordi qualcosa?-mi chiese incuriosita e facendo incupire il suo sguardo

-Se sono io Gwen allora...no, non mi ricordo nulla-sorrise quasi si fosse tolta un peso.

-Cosa dovrei ricordare?-chiesi allora curiosa e allo stesso tempo irritata del fatto che lei fosse contenta di avere una figlia senza memoria: non dovrebbe piangere perché io non ricordavo nessuno dei bei momenti passati insieme?

Comunque dopo quella domanda lei tentennò un po' per poi farmi cenno con una mano Edward.

-Beh! Lui ad esempio, il tuo migliore amico non che il tuo molto probabile futuro sposo-mi sorrise ma Edward non mi guardava negli occhi, al contrario li evitava.

-Posso sapere chi sono e che cosa è successo?-chiesi piuttosto irritata dal fatto che entrambi non parlavano e che al contrario si guardavano tra loro.

-Ma certo-disse la mia presunta madre lasciando la stanza sculettando e provando a camminare decentemente sui tacchi troppo non riuscendo però nello scopo.

Quando chiuse la porta io mi rivolsi subito ad Edward

-Ti prego dimmi che se lei è veramente mia madre non ho ereditato da lei niente-dissi seria facendo ridere Edward.

-No tu sai essere molto meglio ma...anche molto peggio-risi anche io

Lui prese posto su una poltrona in velluto azzurro che avvicinò al mio letto e iniziò a spiegarmi

-Tu ti chiami Gwen e hai sedici anni, sei una ragazza brillante intelligente e divertente e sei anche una grande risorsa per questo regno: il regno di Unìca...io sono il principe del regno di Lamania e i nostri regni sono alleati fin dai tempi antichi, addirittura dalla prima luce che è stata creata-

Fece una breve pausa per poi continuare

-Nell'antichità la dea dei lupi: Ecate a deciso di premiare il popolo dei lupi donando loro tredici luci, lo fece per proteggere quegli esseri che nonostante siano lupi interiormente ovvero con tutti i suoi istinti come l'udito e l'olfatto ben sviluppati ma che però hanno l'aspetto esteriore di un essere umano. Le tredici luci sono tredici creature che hanno il potere di essere sia uno che l'altro grazie ai poteri che loro hanno dalla nascita e il loro compito è proteggere la gente comune intensificando i propri poteri al meglio. Ora siamo in quattro luci in vita ma una non può più essere usata mentre l'altra ci ha dichiarato guerra quindi siamo solo tu ed io-disse quasi in un sorriso

-Che vuol dire che una non è più in utilizzo?-chiesi

-Vuol dire che è troppo vecchia per usare i poteri altrimenti nuocerebbe a lei e al popolo dato che è tua madre e che è la regina-disse con fare ovvio

-Mia madre è una luce?-chiesi sbalordita

-Nona luce, raggio arancione-mi annunciò

Un ricordo nel cuoreWhere stories live. Discover now