VII - La sfida

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La voglia di prenderlo a schiaffi fu tale da annullare qualsiasi altro suo pensiero.

Non le importava più di essere in classe, con la sua insegnante preferita a guardarla con le sopracciglia inarcate o con venti studenti rimasti a bocca aperta.

In quel momento, l'unico desiderio di Hermione era quello di mutilare Draco Malfoy abbastanza gravemente da impedirgli di dire un'altra idiozia sul suo conto.

Ron divenne scarlatto a quel commento, come se avesse dato più fastidio a lui che a lei.

Poi la McGranitt decise con molto tatto di ignorare la faccenda e riprese la lezione da dove l'aveva interrotta.

Ma Hermione non si lasciò scoraggiare: non appena l'ora di Trasfigurazione fu terminata e gli alunni poterono uscire dall'aula, la ragazza non si fece problemi ad acciuffare Malfoy per la manica della divisa e allontanarlo da Tiger e Goyle.

Draco, con sua sorpresa, non si oppose e né si lamentò: anzi, si mise a ridere della furia che nel frattempo animava i tratti di Hermione, indipendentemente dal fatto che lei lo avesse appena bloccato con la schiena contro il muro.

"Devi smetterla", gli intimò. "Pensavo di essere stata chiara: avresti potuto parlarmi se, e solo se, avessi scoperto qualcosa sulla Conchiglia Bianca".

"Ma infatti non ti ho mai rivolto la parola", le fece notare con un sorrisetto. "Sei stata tu a trascinarmi fin qui ed iniziare il discorso".

Hermione sentì il proprio cuore perdere un battito.

Draco aveva ragione.

"Be', sai cosa intendo", mormorò con finta aria sicura, alzando il mento per ostentare una sfacciataggine che però stava cominciando ad abbandonarla.

Le labbra di Malfoy - aperte nel solito sorriso - si corrucciarono all'istante nel posare gli occhi poco sopra quelli di Hermione; con una delicatezza notevole, le spostò un ricciolo dalla fronte e glielo sistemò dietro l'orecchio.

Hermione rimase immobile, troppo incredula per dire qualcosa, prima di tornare con i piedi per terra e urlargli: "CHE COSA STAI FACENDO?".

"Avevi un ricciolo fuori posto", le spiegò con una scrollata di spalle, come se non avesse fatto nulla di male. Si esibì in un altro sorriso e le chiese: "Scusa, dicevamo?".

Se Hermione si fosse vista allo specchio, sarebbe svenuta nel notare la colorazione rossastra del suo viso.

Come se non bastasse, poi, non si ricordava assolutamente nulla di dove avesse interrotto il discorso, o addirittura di cosa trattasse.

"Bene", disse infine Draco, sfregandosi le mani. "Se hai finito, io avrei la lezione di Incantesimi".

Ma Hermione non aveva finito, e questa consapevolezza bastò a rinfrescarle la memoria all'improvviso.

"Si può sapere cosa vi siete detti tu e Cormac la settimana scorsa?", gli chiese, riducendo ulteriormente la distanza fra di loro per impedirgli di scappare.

"Non è mia competenza dirtelo".

"E di chi è allora?".

"Del tuo ragazzo". E indicò alla propria destra con un cenno del mento.

Hermione si voltò in quella direzione per vedere a chi si stesse riferendo, senza però trovare nessuno: Draco, quindi, approfittò della sua distrazione per prenderla per i fianchi e costringerla ad indietreggiare fino alla parete opposta, facendole sbattere la schiena contro il muro esattamente come aveva fatto lei poco prima.

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