XI - La filastrocca

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Furono le vacanze di Natale più belle che Hermione avesse mai passato ad Hogwarts.

Nonostante l'evidente preoccupazione di Draco dovuta alla salute di sua madre, il ragazzo si dimostrò di piacevolissima compagnia; avendo a loro totale disposizione gran parte del castello, decisero di sfruttare la situazione restando insieme addirittura più del solito.

La professoressa McGranitt continuava a guardarli con aria poco convinta, ma ad Hermione non importava: la presenza di Draco nella sua vita le infondeva una felicità particolare che non aveva mai avuto l'occasione di conoscere davvero, mettendo a tacere ogni più insulsa preoccupazione che potesse gettare anche solo una misera ombra sulla sua spensieratezza.

Fu questa la ragione principale per cui rimase interdetta quando, un sabato pomeriggio di inizio gennaio, scoprì che le lezioni sarebbero ricominciate il lunedì seguente.

Per sua fortuna, la sua dedizione allo studio le aveva permesso di terminare con netto anticipo i compiti assegnati dai professori, motivo per cui la sua ansia sparì con la stessa velocità con la quale si era presentata.

Eppure, non era stata in grado di portare a termine l'unica vera missione che si era prefissata, e la tristezza negli occhi di Draco ne era la conferma più evidente.

Le loro vacanze di Natale, del resto, erano passate senza che loro fossero riusciti a svelare il mistero riguardante la Conchiglia Bianca che avrebbe potuto salvare la vita di Narcissa Malfoy.

Durante la notte, ad Hermione sembrava quasi che Draco tentasse in ogni modo di tenere a freno eventuali lacrime che si sarebbero irrimediabilmente riversate sul suo viso se non avesse prestato la dovuta attenzione, quasi come se non volesse mostrarsi a lei vulnerabile o perfino debole; quindi, durante quei momenti, Hermione si stringeva a lui con più forza, affondando il viso nel suo petto per rassicurarlo del fatto che - se si fosse lasciato andare - lei non l'avrebbe visto piangere.

Quella sera, però, tale scenario non si verificò.

L'intraprendenza con la quale Draco strinse i fianchi di Hermione ebbe il potere di toglierle il fiato: le sue labbra le solleticavano il collo, il suo respiro le causava dei brividi sulla pelle, le sue mani stringevano sempre di più la presa sul suo corpo, come se il ragazzo temesse che lei potesse scappare da un istante all'altro, lasciandolo solo.

"Draco", farfugliò Hermione, cercando di staccarsi quel tanto che bastava da avere la possibilità di parlare con chiarezza. "Aspetta".

Doveva risolvere la situazione una volta per tutte.

Non poteva continuare a guardarlo soffrire così.

"Che c'è?", le chiese lui, riducendo di nuovo senza problemi la distanza che lei aveva volontariamente frapposto fra di loro.

"Dobbiamo parlare".

"Dopo", decise Draco con tono perentorio, baciandola con foga per impedirle di parlare ancora.

Hermione, però, non aveva alcuna intenzione di cedere, perciò si fece coraggio e gli prese il viso fra le mani, costringendolo a guardarla. "So di averti promesso che durante le vacanze ci saremmo dati da fare per trovare la Conchiglia Bianca, ma - credimi - non passa giorno senza che io non pensi a tua madre, nonostante tu possa essere convinto del contrario".

Gli occhi grigi di Draco cominciarono a diventare sempre più lucidi con il passare dei secondi, mentre una tristezza improvvisa prendeva possesso dello stesso volto che fino a quel momento aveva mostrato una spavalderia degna di nota.

Prima che il ragazzo potesse dare sfogo al proprio malumore, Hermione gli gettò le braccia al collo in un disperato tentativo di rassicurarlo, sperando che la sua vicinanza potesse in un certo senso dargli la sicurezza necessaria a mandare avanti le ricerche.

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