12. Presentazioni

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Canzone per il capitolo

Superheroes- The Script


Pensai più volte alla mia improvvisa botta di coraggio. Non me lo aspettavo neanche io, e a quanto pare neanche il solito ragazzo che mi ritrovavo dappertutto, la sua espressione fu impagabile, rimase così sorpreso dalle mie azioni che non riuscì a dirmi niente.

Le giornate che passarono non furono tanto diverse dalle altre, tranne per il fatto che mi sentivo puntata addosso quegli occhi verdi più del solito.

La cosa non mi dava fastidio, solo non capivo il motivo. Mi ero limitata a fissarlo solo quella volta, il primo giorno di scuola, dopo non l'avevo più fatto. Invece lui ancora continuava, non aveva niente di meglio da fare?

Ero a scuola e la terza ora era appena terminata dando posto alla tanto desiderata ricreazione. Il suono di quella campanella era come il canto degli angeli. Tutti erano felici e si riprendevano dal torpore assunto a causa delle noiose ore di lezione, tutti sembravano riprendere vita e scappavano via dall'aula. Erano pochi quelli che rimanevano, ma la maggior parte preferiva andare in cortile, o incontrare i propri amici delle altre classi in corridoio.

Per me era uguale, quella volta decisi di rimanere nel mio banchetto da sola ad aspettare la prossima ora di lezione, se per tutti l'intervallo era un momento speciale, a me era indifferente, tanto non cambiava niente.

La cosa mi metteva tristezza e mi sentivo sola.

Mi guardai intorno, l'aula era praticamente vuota, in fondo c'erano tre ragazze indaffarate che cercavano di finire i compiti che non erano riuscite a fare a casa, nel primo banco vicino la porta vedevo altri due ragazzi che chiacchieravano fra loro, e al centro c'ero io.

Un attimo.

Stranamente non mi ero accorta chi c'era nel banco alla mia sinistra. Mi sorprese molto il fatto che Mitchell era rimasto in classe, lui solitamente era uno dei primi che correva fuori al suono della campanella, ma quella volta era lì.

Poco dopo si alzò.

Ecco avevo parlato assai, mi sembrava strano.

Ma per il mio stupore non andò verso l'uscita, si diresse verso il banco davanti al mio, che era rimasto vuoto, ne impugnò la sedia e la ruotò verso la mia direzione sedendosi su di essa.

Era serio, ma si capiva che voleva dire qualcosa, evidentemente non sapeva cosa o come, perché rimasi lì in attesa per un bel po'.

Quando si decise finalmente si sporse in avanti, avvicinandosi, e disse piano e in modo diretto -Scusa-

Mi limitai a continuare a guardarlo, per cosa mi stava chiedendo scusa?

Lui mi guardò con fare interrogativo aspettandosi una risposta, ma visto che non arrivava, sospirò e riprese a parlare -Si, ecco, sono stato scontroso con te e me ne rendo conto soltanto ora, non dovevo, in fondo volevi solo aiutarmi,e ti ringrazio-

Si scusò per essere stato poco carino con me e mi ringraziò per l'aiuto, allora ce l'aveva anche lui un cuore.. si va bene, è un modo di dire si sa.

*autoironia*

-Di niente- forzai un sorriso che ricambiò subito, poi riprese a parlare.

-Comunque non ci siamo ancora presentati- si alzò e tese la mano verso di me per stringermela. -Io sono Adam-

Strinsi la sua mano.

Era calda, una sensazione di calore si propagò dalla mia mano in tutto il mio corpo.

-Hanna- risposi.

Pensavo che la durata media di una stretta di mano era 2 secondi, la nostra durò molto di più. Nessuno dei due si decideva a mollare la presa, mentre le nostre mani si stringevano e oscillavano lentamente nel vuoto, ci guardavamo.

-Hai freddo?- mi domandò quasi preoccupato staccando immediatamente la sua mano dalla mia.

Sicuramente si era accorto della nostra differenza di temperatura corporea, non dovrebbe essere tanto piacevole stare a contatto con un pezzo di ferro in pieno novembre.

Eravamo fuoco e ghiaccio, ovvio che si fosse accorto della differenza.

-No, veramente no-

-Mmh, ok-

Piombò un silenzio imbarazzante.

-Sei forte lo sai?- disse tranquillamente.

-Forte? in che senso?- chiesi non capendo.

Esitò a rispondere -In tutti i sensi- sorrise, solo ora mi accorsi che aveva davvero un bel sorriso, non l'avevo mai visto sorridere finora.

Io come sempre rimasi spiazzata, non sapevo come comportarmi con lui, non sapevo come rispondere.

La parola forte ha più di un senso, si può essere forti fisicamente e forti caratterialmente o.. forse non aveva nessun senso, l'aveva detto così per dire qualcosa, si infatti.

-Ciao Hanna- mi salutò mentre si allontanava.

-Ciao- dissi.

Mi fece un cenno con il capo e scomparì dall'aula dietro la porta.

Fu la conversazione più lunga e strana che abbia mai avuto con qualcuno qui.

Per quanto mi sforzassi, per il resto della giornata non riuscii a togliermi uno stupidissimo sorriso dal viso.










Con un cuore d'acciaioOnde histórias criam vida. Descubra agora