63. Si può cambiare

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Canzone per il capitolo

Broken ones - Jacquie Lee

Adam cercava di controllare le sue espressioni, era ovvio che io il mio racconto lo aveva toccato, ma lui cercava di non darlo a valere, era pensieroso, guardava me e il vuoto alternando.

Parlare per la prima volta del mio passato mi fece sentire più leggera, la sensazione di pesantezza che mi portavo dietro era quasi scomparsa, ora mai non ero più l'unica a sapere di me, a conoscermi, eravamo in due. Ma una cosa in particolar modo mi metteva ansia, come sempre era la reazione di Adam, non riuscivo proprio a decifrarlo e avevo paura di cosa stesse pensando, speravo solo che non scappasse da me, che restasse e che mi aiutasse, ne avevo estremamente bisogno, avevo bisogno di lui, lui era l'unico di cui mi fidavo veramente, l'unico a cui mi ero aperta del tutto l'unico che sapeva tutto di me e che ormai poteva leggermi dentro, non avevo più niente da nascondere a lui.

-Sono davvero il primo a cui ne parli?- mi domandò dopo un silenzio interminabile.

-L'unico.-

-Come hai fatto a nasconderlo per tutto questo tempo?- chiese come se fosse una cosa impossibile da fare.

-Non mi sono mai fidata di nessuno, avevo paura di non essere accettata e di cosa potesse pensare la gente di me, ho volutamente nascosto la mia vera natura per poter almeno tentare di vivere come le persone normali, ci stavo riuscendo, o meglio mi ero illusa di esserci riuscita, ma per poterlo fare dovevo nasconderlo anche a me stessa, cosa, come si è visto, impossibile e inutile.-

-Sai cosa mi ricorda questo?- Adam si mise a ridere, una risata tranquilla, come se fosse nel mezzo di una chiacchierata tra amici -Mi viene da ridere a pensarci ora, il tuo discorso mi ricorda quando anch'io una volta avevo paura del giudizio degli altri, quando ero entrato in crisi per una banale mostra d'arte, ricordi?-

-si..- Dissi sfoderando un piccolo sorriso, ricordavo perfettamente quel periodo, fu proprio il corso d'arte a permettere a me ed Adam di avere i primi approcci.

-Eri proprio tu a incoraggiarmi e a dirmi che era assurdo il fatto che avessi paura di farmi vedere per come ero realmente, che era stupido che mi nascondessi dietro qualcuno che non ero, tu mi hai spinto ad acquisire il coraggio di impugnare le mie insicurezze e mettermi in ballo, sei stata proprio tu.-

-E' diverso Adam.- Non poteva davvero mettere i due casi a confronto, non c'era paragone.

-No, ascolta, quello che non capisci e che allora non capivo neanch'io è che il problema non sta nella paura di come gli altri ci potrebbero vedere, nelle persone estranee a noi, il problema sta in te, se vuoi che gli altri ti accettino devi prima provare ad accettare te stessa, come puoi pretendere di piacere agli altri se ti reputi uno schifo, se ti vedi come un abominio?!- Adam parlava con voga rivolgendosi a me, cercando di farmi capire.

-Il problema è che io lo sono, e me ne sono fatta una ragione, sono quella che sono.- io ero uno schifo ero un abominio della natura, non potevo vedermi in qualcosa di diverso, come potevo guardarmi allo specchio e nascondere l'evidenza.

-Sei tu che ti vedi così, sei tu che ti ostini a vedere solo il lato negativo di tutto questo.-

-Io..ci ho tentato, ci ho tentato davvero Adam, ma le cose negative superano di gran lunga quelle positive, non posso fare a meno di vedermi così.- ero davvero frustrata non mi ero mai davvero accettata per quello che ero, avevo sempre detestato il mio corpo.

-Sforzati, fallo per te stessa, fallo per vivere serena!- Insisteva il ragazzo dalle iridi verdi, gli stavo a cuore, e non c'era occasione in cui non me lo dimostrasse, si preoccupava di me. Avevo sempre immaginato che una volta scoperto il mio segreto mi avrebbe ripudiata, e invece mi stava aiutando, stava aiutando me, lui non ne avrebbe ricavato niente da tutto quello, anzi ne avrebbe solo perso, si trovava in una situazione di estrema delicatezza, e invece di starsene tranquillo a casa sua lontano dai problemi, aveva deciso di stare al mio fianco, per cercare di capirmi e aiutarmi. Se solo lo avessi saputo prima glielo avrei detto già da tempo, e io molto probabilmente non mi sarei cacciata nei guai. Dovevo dare per scontato che la presenza di Adam mi avrebbe fatto solo del bene, ma io come al solito non ho pensato a me, ma solo a lui, così da lasciarlo andare.

Averlo lì, mi procurava un'emozione indescrivibile, un ragazzo che aiutava una macchina perlopiù difettosa, quale robot riuscito aveva tra i meccanismi un cuore umano pulsante o era in grado di provare vere emozioni, di piangere, di sognare, quale?

-Per anni mi sono sforzata, ho avuto anni interi per riuscirci, ma inutilmente.- mi alzai spazientita dal divano -Io sono questo! Non posso cambiare quello che sono!-

Indicavo con entrambe le mani me stessa -Non posso cambiare, non..poss..-

Mi fermai un attimo per pensare a quello che stavo dicendo, Adam mi guardava prima non capendo cosa mi stesse prendendo, ma poi accennò uno dei suoi soliti sorrisetti compiaciuti, segno che aveva capito.

Si alzò anche lui dal comodo divano, mi prese dalle spalle accompagnandomi allo specchio. Avevo la mia figura riflessa di fronte a me, la osservavo attentamente, come se la stessi vedendo per la primissima volta, non mi ero mai osservata attentamente, non mi ero mai data tanta importanza.

-Tutti possono cambiare.- mi disse all'orecchio Adam, che ancora poggiava le sue forti mani su entrambe le mie spalle, come a costringermi a guardarmi.

"tutti possono cambiare"

In quello specchio vedevo me del 1941, quella ragazza dallo sguardo spento e pieno di terrore, catapultata in una realtà a lei sconosciuta, con addosso solo quei miseri straccetti, i capelli arruffati, aveva quelle ferite brucianti sparse in tutto il corpo, ed era incapace di controllare le proprie capacità.

Poi vedevo me con accanto Beatrice, stavolta indossavo qualcosa di più decente insieme a uno dei miei primi sorrisi, vedevo in me quella ragazza tanto felice di vivere, sempre operativa, non si faceva tante domande, perchè non le servivano le risposte, aveva tutto quello di cui aveva bisogno in quella piccola casa di legno in mezzo al bosco.

Il sorriso in me scomparve, la ragazza che vedevo ora era triste, ed era sola, le domande che aveva rimandato nel dare le risposte la tormentavano, era persa, non sapeva di cosa vivere, si domandava perchè era lì, perchè era diversa, perchè non poteva anche lei avere una vita normale.

Al posto della ragazza triste comparì una ragazza con una speranza, la speranza di poter ricominciare d'accapo e smettere di soffrire, aveva una valigia in mano, al suo interno il suo passato, quella valigia doveva restare chiusa, aveva paura della gente, e di come avrebbero giudicato la sua diversità, era una ragazza diffidente di tutto e di tutti.

Mise di lato quella valigia, tentò di ignorarla, accanto a lei c'era un ragazzo, Adam, nel suo viso comparì di nuovo quel sorriso che non c'era da tempo, si sentiva bene, quella ragazza si divertiva, quella ragazza ballava, cantava, correva, le interessava il momento, viveva alla giornata, ed era tutto così bello, era tutto colorato.

In lei qualcosa si mosse, non guardava il mondo attorno con indifferenze, lei provava qualcosa, lei sentiva qualcosa che la portava a ridere, a piangere, ad arrabbiarsi, ad abbracciare e amare quelle persone che a quanto pare erano la ragione della sua felicità.

La ragazza nello specchio aveva un sorriso splendente, gli occhi le brillavano, era tutto così vivo, pensava che non sarebbe mai stata più felice di così, infatti i bei colori attorno a lei scivolarono giù, e tutto divenne grigio, la curva nel suo viso scomparì, aveva riaperto la valigia, la felicità divenne sofferenza, era giunta al punto di amare così tanto una persona da lasciarla andare, non aveva mai amato così tanto. Quella ragazza era di nuovo sola, era tormentata.

Ora mi vedevo per come ero veramente, Adam che teneva salda la presa a me, attorno un uragano di colori dalle più svariate sfumature, non erano solo bei colori, in mezzo c'era anche il grigio, il nero... dentro me il mio cuore batteva, segno che ero viva, che vivevo. Vedevo una ragazza confusa, piena di emozioni negative e positive insieme, anzi no, vedevo due ragazzi, due ragazzi che nonostante le difficoltà avevano trovato una ragione per non mollare, due ragazzi che si volevano talmente tanto, da aiutarsi a vicenda, da volere ognuno in bene dell'altro.

Non ero sola.

Ero cambiata.

Smisi di fissare me, e passai a guardare Adam sempre attraverso lo specchio.

Tutti possono cambiare, e io come tutti ero cambiata, non ero quella di una volta, la storia, ma Adam più di tutti era riuscito a cambiarmi, forse c'era una speranza, dovevo prima imparare ad accettarmi, solo dopo sarei stata in grado di vivere bene, con me stessa e con gli altri.

Con un cuore d'acciaioHikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin