36. Solo con lui

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Canzone per il capitolo

Powerful - Major Lazer ft Ellie Goulding

Riecco i brividi, erano più forti di prima, attorno a me era scomparso tutto ad eccezione di Adam, c'era solo lui di fronte a me, vicinissimo, che mi sosteneva in aria, nel suo viso nessun segno di sforzo. Sentivo la musica che si allontanava sempre di più, fino a non sentirla completamente.

Poi una fitta.

Stavolta fu molto più forte delle altre, anche volendo non riuscii a lasciarla perdere e non pensarci. Era come se qualcosa mi stava trafiggendo il petto.

In un attimo il forte dolore, che partendo dal torace si diramò velocemente in tutto il mio corpo, mi fece perdere il controllo, insieme all'equilibrio. Mi abbandonai al dolore. Scivolai dalle mani di Adam e con un tonfo caddi a terra.

-Hanna che fai? Ti sei fatta male?-

In meno di un secondo Adam si buttò sul pavimento con me e cercò di aiutarmi sollevandomi la testa.

-Hei tutto bene?- Chiese preoccupato vedendo che non rispondevo alle sue domande.

-Si, credo di aver preso una storta.- la prima scusa che mi venne in mente.

Lui poggiò la sua mano sempre calda sulla mia guancia e disse dolcemente -Mi hai fatto prendere un colpo- Non lo avevo mai visto così preoccupato.

-Te la senti di alzarti?-

-si.-

Detto ciò si mise in piedi e mi porse le mani per aiutarmi ad alzarmi. In men che non si dica ero alzata, come se non fosse successo niente.

-Ti fa male qualcosa?-

-No, niente.- Non mi ero fatta niente, e il dolore al petto era diminuito.

Solo non mi ero accorta che attorno a noi, la maggior parte delle persone aveva smesso di ballare per guardare verso la nostra direzione. E potevo ammettere di aver visto tra la folla la faccia poco decifrabile di Clarissa in lontananza che non distoglieva lo sguardo da noi due.

Ma poco importava, Adam non si era girato nemmeno una volta per vedere se qualcuno lo stava guardando, i suoi occhi erano costantemente puntati su di me.

-Sta nevicandoo!!- Qualcuno gridò tra la massa di gente, e tutti ci girammo verso le vetrate della finestra, ed effettivamente quella che cadeva a fiocchi era proprio neve.

-Vieni, usciamo- mi disse Adam prendendomi la mano, e ci dirigemmo insieme nel cortile esterno.

L'atmosfera era bellissima, gli alberi e le staccionate erano decorate da bellissime luci, e la neve che stava attecchendo su ogni superficie rendeva tutto più bello.

Io ed Adam ci fermammo in un punto del cortile non troppo affollato. Eravamo l'uno di fianco all'altro, le mani ancora intrecciate, e le teste puntate sul cielo per osservare la magia di quei fiocchi che scendevano lentamente, e che coloravano di bianco tutto quello che avevamo intorno.

I brividi.

Ero piena di brividi, credevo che fosse per il fatto di essere uscita fuori mentre nevicava indossando un vestito che lasciava parte della mia pelle scoperta in pieno inverno, non prendevo neanche in considerazione che invece quella serie di brividi erano causati dalla semplice presenza di Adam e dalla sua stretta di mano, che a nessuno dei due venne mai in mente di sciogliere.

Quel calore proveniente dalla sua mano bastava a riscaldarmi dal gelo.

Non ritenevo quei brividi irritanti o fastidiosi, no, era una bella sensazione. Avere accanto Adam mi faceva sempre un effetto che non provavo con nessun altro. Quelle fitte, quei vortici nel mio stomaco le sentivo solo quando c'era di mezzo lui, sia fisicamente, che astrattamente nei miei pensieri.

Giorno dopo giorno il nostro legame si rafforzava sempre di più.

Più lo avevo vicino, più tutti i brutti pensieri sul mio essere e sulla voglia di scappare andarono attenuandosi. Adam mi faceva bene, con Adam sorridevo, mi divertivo, era capace ad ogni sua parola, ad ogni tocco a trasmettermi quella scarica che riusciva in un certo senso a farmi sentire "viva".

Riusciva a colmare parte di quel vuoto,che senza di lui sarebbe ancora più vuoto, e dare un senso al mio cammino.

Ero alla porta della grande e imponente casa dei Mitcher, Adam a scuola mi aveva chiesto se potevo passare nel pomeriggio, doveva farmi vedere una cosa, e io lì in attesa che qualcuno mi aprisse.

-Chi è?-

-Sono io!-

Subito la porta si spalancò e spuntò fuori un Adam con un sorriso rilassato, che mi invitò ad entrare e a salire le scale per accomodarmi nella sua stanza.

Ma prima di aprire la porta si fermò e si rivolse a me dicendo -Sappi che sei la prima a cui apro la porta della mia stanza dopo un bel tempo.-

Io annuì e al mio gesto aprì la porta facendomi entare.

La camera era diversa dall'ultima volta che la vidi. Era sempre disordinata, quello era ovvio, ma le pareti non erano più tristi e spoglie, era come se avessero preso vita grazie ai numerosi quadri e fogli colorati rappresentanti dei disegni a dir poco magnifici.

Rimasi a osservarmi attorno per un po', poi dissi senza staccare lo sguardo da quelle opere d'arte -Io credevo che non avessi più preso in mano una matita da quella volta.-

-Sì, avevo deciso di lasciar perdere tutto.- Adam parlava restando appoggiato allo stipite della porta -Ma poi mi sei venuta in mente tu-

-Io?-

-Si tu, e le tue parole, non gli avevo dato molto peso in un primo momento, ma poi ci ho riflettuto per bene, devo fare quello che voglio veramente, e stavolta lo dico sul serio, non ho intenzione di scappare di nuovo.-

-E con i tuoi genitori?- Mi venne spontaneo chiederlo, visto che il principale problema era quello.

-Li ho affrontati, e hanno capito, finalmente.-

-Sono contenta per te.- dissi sorridendo, finalmente non aveva più niente di cui preoccuparsi, si era liberato del suo più grande fardello, e ora era in pace con se stesso.

-Lo sono anch'io- Quanto mi piaceva il suo sorriso.

Si staccò dalla porta e pian piano si avvicinò a me, quando fu abbastanza vicino, disse -Grazie.- per poi scattare in avanti e avvolgermi in un abbraccio, cogliendomi totalmente alla sprovvista.

Dopo aver realizzato quello che stava succedendo, ricambiai l'abbraccio, stringendolo come lui stava facendo con me.

Sciolse l'abbraccio e fece un passo indietro. Non disse nulla, mi guardava solamente con un'espressione concentrata.

-Che guardi?- chiesi ridendo.

-Shh!- rispose lui immediatamente portandosi un'indice sulle labbra senza distogliere lo sguardo concentrato.

-Siediti.- mi spinse indietro facendomi sedere sul suo letto -Non ti muovere e non fiatare.- Stavolta sorrideva.

Feci come mi disse, mentre lui prendeva delle cose dal suo armadio.

Si posizionò davanti a me con un cavalletto e un grande foglio da disegno.

Si riavvicinò a me, e delicatamente mi sistemò una ciocca di capelli che prima si trovava davanti ai miei occhi.

Si sedette davanti al cavalletto e poi disse -Non posso farmi scappare una bellezza del genere.-


Con un cuore d'acciaioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora