3 - They are so mean to you

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Ero di nuovo nella gabbia. Ogni volta che tiravo il sospiro di sollievo quotidiano per essere riuscito a sopravvivere a un giorno scolastico in più, mi ripromettevo di smetterla con quella tortura a cui mi esponevo senza opporre resistenza, ma puntualmente la mattina successiva ripercorrevo i miei passi per ritornare tra le sbarre. Mi sedetti al mio solito posto nella classe della professoressa Green isolandomi dal resto delle voci, per rintanarmi con prepotenza nella forse ancora più confusa eco della mia testa. Poco dopo, anche Luke mosse lo stesso numero dei miei passi per sedersi accanto a me. Non avrei mai potuto essere lusingato da tutte quelle attenzioni, mi irritavano. Certo, non perché fosse un brutto o uno stupido ragazzo, anzi, ma perché semplicemente era la prima volta che a qualcuno sembrasse normale fare una cosa del genere nei miei confronti.

Una risata isterica mi fece scattare i nervi del collo, portando il mio sguardo a lasciare il mio diario davanti a me per spostarsi alle mie spalle.

"Per non parlare poi di quanto è grassa, quella strega" disse quella voce, facendone seguire una seconda risata fin troppo acuta, "non so neanche che taglia porterà!" Concluse, con un ghigno malefico sulle labbra, imitata e idolatrata immediatamente dalle altre sue amiche che la circondavano.

Preferii voltarmi di nuovo per continuare a prestare attenzione al mio diario, perché, malgrado fosse evidente a tutti, me compreso, che il suo metodo non fosse propriamente tradizionale e che avesse un carattere forte, deciso e intransigente, incompatibile con quello della maggior parte degli alunni, che la definivano per questo una strega, apposizione a volte da me anche condivisa, non mi sarei mai permesso di insultarla alle spalle in quel modo. Sarebbe stato da vigliacchi e poi io sapevo cosa si provasse a sentirsi facilmente insultabili; non avrei mai fatto a qualcuno la cosa che odiavo di più mi venisse fatta. Ma fui comunque, anche se in minor parte, un vigliacco: non mossi un dito contro quelle ragazze.

"Smettetela" sentii invece dire ad alta voce Luke, "non sapete cos'abbia quella donna e di certo voi non siete nessuno per prendere in giro una professoressa come lei" disse fermamente, facendo tramutare subito i loro sorrisi malefici in dei ghigni di disapprovazione rivolti a lui.

Ripresero a parlare a bassa voce di smalti e profumi e smisi di ascoltarle, relegandole fuori dalla mia mente. Forse senza motivo, rimasi un'altra volta stupito del comportamento e del carattere di Luke. Era una persona intelligente e davvero forte, quando c'erano in gioco i sentimenti, la sensibilità e il rispetto della gente. Ma cominciai a sentirmi come una caso umano, pensai che fosse questo il motivo per il quale fossi interessante ai suoi occhi.

Mi lasciai sopraffare dai pensieri e la penna che mi stavo rigirando tra le dita cadde rumorosamente al suolo. Passarono alcuni secondi, come se mi fossero serviti per risvegliarmi dalla trance, prima che provassi a piegarmi per recuperare la penna a sfera, ma vidi Luke già qualche passo più in là con quella in mano. Mi si avvicinò e me la porse abbozzando un piccolo sorriso gentile, ma io, riappropriandomene, gli mostrai un'espressione forse troppo dura e severa, perché il suo volto si rabbuiò subito.

"Scusami, non avrei dovuto" disse con la faccia triste e piena di sensi di colpa, abbassando lo sguardo.

"Senti" dissi risiedendomi, "perché fai tutto questo?"

"Cosa?" Disse guardandomi con i suoi profondi e larghi occhi acquamarina, da dietro le due spesse lenti dei suoi occhiali.

"Perché ti senti in dovere di difendere tutti e tutto, perfino me? Che ti senti come un paladino?" Gli chiesi, palesemente attaccandolo, forse solo per difendermi.

"Io non sono proprio il paladino di nessuno" ribatté stizzito, spostando con troppa veemenza la sua sedia e riprendendo il suo posto.

"Okay, hai fatto bene a difendere la professoressa da quelle oche, senza offesa ai volatili."

Remembrance - Tematica gayWhere stories live. Discover now