8 - I adore you

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"Non dovreste essere a scuola voi due?" Ci chiese Ed dall'altra parte del vetro che delimitava il suo spazio da portiere del palazzo, un sopracciglio alzato in confusione.

"In realtà no, per via dell'incidente con quella ragazza di cui ti ho parlato, stanno eseguendo dei sopralluoghi per controllare la sicurezza della struttura e cose del genere. In pratica ci hanno dato un giorno di vacanza" gli rispose velocemente Luke, stringendosi nello zainetto grigio che portava sulle spalle.

"Quindi oggi lo tenete voi Teddy?" Chiese ancora, dando un bacio sulla guancia del nipote più piccolo.

"Sì, Luke e zio Trev mi portano al parco!" Annunciò Teddy entusiasta, riafferrando la mano di Luke.

Ed mi lanciò un'occhiata dubbiosa, ma poi mi sorrise affettuosamente.

"Bene, divertitevi allora!"

Lasciammo il palazzo in fretta, cominciando a camminare lentamente verso il parco vicino la scuola, alla fine dell'ampio viale. Diedi uno sguardo al palazzo di fronte, non riuscendo bene neanch'io a capire se provassi più nostalgia o assoluto disprezzo per quell'appartamento che in quel momento sentivo meno mio di sempre. Le imposte scure erano aperte, lasciando le tende pesanti svolazzare liberamente all'interno della struttura. Sapevo che non era una mossa saggia, né responsabile, quella che avevo fatto e che continuavo a portare avanti, lasciandomi alle spalle tutto quello, tutti i miei ricordi, le mie obbligate "tradizioni", la mia famiglia, ma non mi preoccupai neanche che ci potesse essere qualcuno lì dentro, lasciai scorrere via tutto sulla mia pelle, come se non stesse succedendo nulla. Non erano più dei miei problemi, purtroppo o per fortuna non avevo voluto più avere nessun collegamento con tutto ciò che era accaduto dentro la mia vecchia abitazione.

Ritornai a galla da quel fiume in piena di pensieri, quando Teddy prese anche la mia mano, con un sorriso splendente stampato sul suo adorabile faccino, cominciando a saltellare tra me e Luke, contento come non mai. I pochi alberi che decoravano quella strada cominciarono ad aumentare e a diventare i veri padroni della scena. Altri bambini dell'età di Teddy, o poco più grandi, giocavano tra gli arbusti, le siepi e i cespugli in fiore. La distesa d'erba delle dimensioni di due o tre case comunicanti era costellata di giochi in legno fatti su misura per i piccoli uomini e donne e di panchine per gli uomini e le donne già cresciuti e definiti.

Non appena Teddy vide avvicinarsi il piccolo parco, cominciò a tirare pieno di euforia le nostre braccia, trascinandoci dietro di sé, facendoci iniziare a correre insieme a lui. Cademmo tutti e tre su un fazzoletto d'erba verde asciutta, ridendo a pieni polmoni. Teddy volle giocare con noi a qualsiasi cosa gli venisse in mente. Cominciò una partita all'ultimo sangue di passaggi con la palla di gomma rossa che aveva fatto infilare a tutti i costi nello zaino di Luke quella mattina. Aveva, al contrario di me, una certa abilità con i suoi piedini chiusi nel suo paio di scarpe da ginnastica in miniatura.

"Basta, stop, fermi tutti" li implorai in ginocchio, stremato dall'affanno, la fronte imperlata di sudore per il Sole cocente quasi sul punto di arrivare esattamente sulle nostre teste.

"No, zio Trev!" Si ribellarono all'unisono i due fratelli dagli occhi acquamarina.

"No, pausa. Mangiamo qualcosa adesso, non ce la faccio più!" Annunciai, mentre il mio ventre bastevolmente piatto si abbassava e rialzava spedito.

"Okay, tu comincia a sistemare tutte le cose che ho messo nello zaino e ti raggiungiamo" mi disse Luke, sfilandosi la felpa di dosso e rimanendo solo con una canotta stampata addosso, anche lui evidentemente accaldato.

Rimasi a fissarlo per qualche secondo, come ammaliato, poi mi allontanai da loro, lasciandoli preda del solletico reciproco. Dispiegai sull'erba la tovaglia a quadri blu che avevamo tolto dalla cucina e cominciai ad estrarre dallo zainetto dei panini ed alcune bottiglie ancora abbastanza fresche. Mi sedetti con i piedi fuori dal perimetro del tessuto e guardai i due fratelli divertirsi uno addosso all'altro. Pensai che Luke era davvero bello sotto la luce calda del Sole, con le braccia e le gambe scoperte e leggermente in tensione e un sorriso di cuore sulle labbra. Tutto il suo corpo era quasi del tutto glabro e leggermente pallido, ma ogni cosa in lui aveva un equilibrio decisamente apprezzabile ai miei occhi. Capii che non ero solito fare tanti complimenti a Luke. Forse perché semplicemente entrambi davamo per scontate quelle cose, lasciandoci distrarre dalla scuola, da Teddy, dal passare del tempo e degli eventi, o forse ci vergognavamo, ancora, di ciò che eravamo, di ciò che avevamo, di ciò che formavamo insieme.

Remembrance - Tematica gayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora