Capitolo 25

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''Che film vuoi vedere?'' mi domanda Luke accendendo la televisione piccola sul suo mobile davanti al letto.

''Non so, quello che vuoi tu.''

Si ferma davanti alla pila di dvd accanto all'apparecchio, ci fa scorrere il dito poi ne sfila uno e me lo mostra: ''Avengers?'' domanda.

''Per me va bene.''

Così lo fa partire e ci sistemiamo a letto entrambi con la schiena appoggiata alla testiera del letto, le gambe tese sul materasso, le sue molto più lunghe delle mie.
Dopo dieci minuti di film inizio ad avere dei brividi lungo le braccia, mi stringo di più nella felpa senza ottoenere risultati piacevoli.

''Vuoi metterti sotto le coperte?''

Lo guardo un attimo poi annuisco così, senza scendere dal letto, ritiriamo le gambe al petto e ci facciamo scivolare da sotto le coperte. Con le lenzuola calde mi rilasso di più a guardare il film e a scambiare alcune battute sui costumi dei personaggi o sull'andare dei fatti del film.

Durante il film Luke si alza per andare in cucina e preparare una ciotola di pop-corn, al ritorno gli salto paticamente addosso per averli preparati per davvero e li divoriamo nel giro di pochi minuti.

Mi sembra tutto così... da camminare in punta di piedi sulle uova. E' una situazione critica e io sono ancora un poco ferita per ciò che è successo con Michelle e devo ancora metabolizzare le bellissime parole che mi ha rivelato.
Vorrei appoggiarmi al suo petto, annusare il suo profumo fresco, guardarlo concentrarsi sul film, osservare il suo profilo perfetto e perché no? magari accarezzargli la forma perfetta del naso, della mandibola e infine le labbra morbide e calde. Invece mi fermo solo a guardarlo e a spostare lo sguardo non appena lui lo sposta su di me.

La stanchezza inizia a farsi sentire, così pian piano mi metto comoda tra le coperte calde e decido di chiudere gli occhi solo per cinque minuti.

Le immagini che si susseguono sono appannate, confuse, senza un senso logico. Un minuto prima sono tra le braccia di Luke, con le sue mani che mi accarezzano e mi scaldano, le sue labbra sulle mie, il suo respiro sulla mia pelle. Il minuto dopo sono su un auto che sta andando da sola, senza nessuno alla guida. Fuori il tempo è una pioggia incessante che non intende lasciare la possibilità di vedere la strada.
Cerco di passare sui sedili anteriori il corpo però non risponde ai miei movimenti, così provo a parlare ma ancora niente, provo a guardarmi intorno senza che riesca a muovere un capello. Lo sguardo fisso davanti a me sulla strada che solo ora riconosco.
E' la strada per tornare a casa mia, la notte piovosa è la notte di quando i miei genitori sono morti. Alla radio risuonava la voce di mio padre che mi cantava la mia canzone della buona notte.
Una fitta al cuore mi prende alla provvista lasciandomi senza fiato, lo stomaco che si contorce in conati di ansia. Allungo la mano per spegnere la radio e appena la raggiungo la mano trapassa la radio.
Sono un fantasma.
Un fantasma che sta assistendo alla morte dei suoi genitori. Con la sola differenza che l'auto è vuota, l'unico essere vivente in quell'auto sono io.
La macchina improvvisamente inizia a sbandare ed improvvisamente i corpi dei miei genitori compaiono davani ai miei occhi: si prendo per mano capendo che ormai l'impatto è inevitabile. Mia madre guarda mio padre con la stessa paura negli occhi con cui lui sta guardando i suoi. Si guardano e si sussurrano dei 'ti amo'. Gli ultimi della loro vita, e l'ultima cosa che mio padre dice è ''glielo avevo promesso'', la delusione nei suoi occhi. Si voltano dietro di me incrociando il mio sguardo mi sussurrano un ''ti voglio bene'' che mi uccide più della loro mancanza nella mia vita.
Ma è questa la mia vita?
E' tutto così reale.
E poi... l'impatto. Il mio corpo inizia a sobbalzare da una parte all'altra dell'auto, una voce richiama il mio nome più volte e con insistenza.

''Alisha!''

Ancora la nebbia nei miei occhi che visualizzano ancora l'interno dell'abitacolo ormai distrutto dell'auto, poi si posano su ciò che non avrei mai voluto vedere.
I corpi dei miei genitori giaciono inermi tra rivoli di sangue, schegge di vetro nella loro pelle e tra i loro capelli. Nonostante l'impatto turbolento le loro mani sono ancora intrecciate per affrontare gli ultimi momenti insieme.

''Alisha svegliati!''

Vengo ancora scossa ma niente riesce a farmi uscire da quella macchina... da quell'incubo.
Dalla radio esce ancora la voce di mio padre che canta ciò che mi appartiene, mi aspetto il grande finale con le parole più dolci di tutto il mondo che cantava in quella canzone.... invece esce la sua voce: ''Svegliati principessa mia. Apri gli occhi. Fallo ora.''

E li apro urlando con tutto il fiato che ho in me.

''Alisha!'' Luke mi prende tra le sue braccia facendomi appoggiare la testa sul suo petto. A giudicare da come si alza e si abbassa in fretta e dal fiato che accarezza i miei capelli, deve avere il fiatone.
Con le guance completamente bagnate dalle lacrime che devo aver versato durante il sogno... o meglio dire l'incubo, alzo lo sguardo su di lui e incrocio il suo preoccupato, angosciato.

''Era solo un brutto sogno, ci sono io. Ci sono io.'' deve aver capito che cosa ho sognato. Mi era capitato solo da bambina, quando la morte dei miei genitori era ancora fresca e sentivo la loro mancanza come un forte vuoto dentro di me. '' Ci sono '' continua a ripetermi all'orecchio mentre le lacrime continuano a scendere.

''Era... era come se ... fossi li'' spiego tra un singhiozzo e l'altro. ''Luke...'' dico il suo nome non per chiamarlo, ma per avere la conferma che è qui con me, che c'è davvero lui per me.

''Sono qui, sono qui'' mi assicura.

Mi consola tra le sue braccia fino a quando non riesco a riprendere un respiro tranquillo e meno affannoso, fino a quando le lacrime non smettono di scorrere sulle mie guance. Vorrei anche fino a quando le immagini non se ne vanno... ma rimangono. Fisse, indelebili.

Mi solleva il viso prendendolo tra le mani calde, mi guarda negli occhi. I miei terrorizzati, i suoi preoccupati e lucidi.
Un altro singhiozzo mi taglia la gola in un taglio secco, preciso.

Sto per togliermi dalla sua stretta per il panico che mi attanaglia dentro, quando Luke mi sorprende.
Deposita le sue labbra sulle mie facendomi dimenticare il motivo per cui stavo andando nel panico. E al posto di staccarmi da lui mi avvicino ancora di più. Lui mi stringe tra le sue braccia, contro il suo petto.
Le sue labbra che baciano le mie bisognose di avere questo contatto.
Il bacio da delicato si approfondisce in qualcosa di più intenso che un semplice sfrorare le labba dell'altro.

Mi fa sdraiare sul letto, si infila tra le mie gambe tenendosi sugli avambacci ai lati del mio viso. Il suo bacino batte contro il mio poi si stacca delle mie labbra con il fiato corto, le labbra inumidite e rosse per il bacio.

Occhi negli occhi.

Cuore contro cuore.

''Sono qui'' mi rassicura.

''Ci sono io'' me lo promette.

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Linea sottile ~ Luke HemmingsWhere stories live. Discover now