1-Ciglio

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È lì. Davanti a me. Sebbene solo ora possa ammirare la sua grandezza, la sua vastità, è sempre stato lì. È stata la mia ombra per tutta la vita, ha guidato i miei presentimenti, le mie paure, le mie riflessioni. Un compagno fedele, ed ora sono sul ciglio, sul baratro. Per quanti possano negarlo, non gli siamo mai realmente lontani, per tutto il tempo gli camminiamo accanto, fa sentire la propria presenza senza sosta, ed ora, con i piedi a un passo dal vuoto, ora mi rendo conto di quanto sia sempre stato vicino, ora più che mai sono pronto ad accettarlo come parte di me,ad accoglierlo. È l'abisso.

Sento dei passi, ma quando mi volto e vedo solo le mie impronte. Avverto delle voci, ma ad ascoltare bene sono solo echi della mia vita. Vedo persone in lontananza, ma sto guardando me stesso, sto osservando le possibilità, i sogni mai realizzati, le strade non intraprese. Un'altra beffa, ma d'altronde lo sapevo, sapevo che sarei stato solo a questo punto. Ancora una volta la lotta è solo dentro di me, sono interlocutore e ascoltatore, accusa e difesa nel processo della mia esistenza.

Esito. Dove sono finiti il coraggio e la risolutezza che mi hanno condotto qui? Come può rivelarsi così difficile una decisione anche quando nessuno ti giudica? Evidentemente ho lasciato qualcosa in sospeso, un filo da recidere con la mia vita che non mi permette di andare avanti. Quanta confusione a ripensarci ora, paradossalmente la mia certezza è data da insiemi disordinati. È tutto lì, ma non riesco a trovarlo, non riesco a distinguerlo.

Mi impegno a trovare una risposta, lascio che la mente corra, quando improvvisamente mi si presenta un'immagine davanti. Non sono sicuro che sia la soluzione ma la accolgo. Occhi. Occhi che mi fissano nell'oscurità. Di chi sono? Vorrei poterlo ricordare adesso, ma mi rendo conto che è troppo tardi. Ho esitato, ho perso un'occasione per fare il salto. Mi sento cadere ora, ma non verso l'abisso, non sono le tenebre ad avvolgermi, bensì un suono meccanico e ripetitivo, fastidioso quanto sanno esserlo poche cose. Apro gli occhi e ne vedo un altro paio che mi fissano, resto sbigottito qualche secondo prima di capire che sono le lancette fluorescenti della mia sveglia, iridi luminose nelle tenebre della mia stanza.

Sono del tutto sveglio ora, anche se il passaggio tra il sogno e la realtà è stato rapido. Allungo una mano e metto fine a quel tormento acustico, ma il silenzio che segue sembra quasi più insopportabile. Giaccio per un po', come spesso accade non so bene cosa pensare. Sono quegli occhi, non quelli del mio orologio, energia liberata sotto forma di luce, ma quelli del sogno. Sono convinto che in fondo siano davvero poche le cose davvero degne di nota, ma quegli occhi si meritano un po' della mia attenzione. Sento che potrebbero essere chiave di qualcosa. È il momento sbagliato per stare a riflettere, è già ora di alzarsi, mentre comincio la mia giornata, programmata e monotona come sempre, sento ancora la loro presenza. Dall'oscurità della mia mente, mi stanno fissando.


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