3-Archivio

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Poche cose. Il mio zaino è già praticamente pronto per la giornata di lezioni. Se per molti anni la cartella di scuola è stata specchio di me stesso direi che quel periodo è decisamente terminato. Adesivi, spille o scritte che potevano raccontare una storia su di me sono spariti, facendo diventare la mia sacca un semplice strumento, non più un estensione della mia persona. Serietà e concretezza sono evidentemente destinati a crescere con noi.

La nostra casa, sebbene accogliente, non è molto grande. È indubbiamente merito del buon gusto di mia madre, che ha pianificato la posizione dei mobili e arredi fin dal giorno seguente all'acquisto. Uno specchio. Uno specchio oggettivamente enorme si trova proprio a lato dell'ingresso. Non esageratamente sfarzoso o decorato, ma appariscente per le sue dimensioni, così sproporzionate rispetto all'ambiente poco spazioso.

Ogni giorno, da quando ne ho memoria, sono stato obbligato a passare davanti a quello specchio, non è mai stato spostato. Si è sempre opposto alla dinamicità dei suoi riflessi, rimanendo saldamente attaccato alla parete. Ogni mattina, più o meno pronto per una nuova giornata, con lo zaino sulle spalle mi sono specchiato su di esso. Ed io so bene che anche oggi, in quel passaggio obbligato, non potrò sfuggire al suo sguardo. Quella lastra di vetro, più di ogni altra cosa, mi ha immortalato, mi ha visto crescere, cambiare vestiti, lineamenti. Una sorta di archivio della mia esistenza. Con il passare del tempo mi è sempre piaciuto di meno guardarmi allo specchio, non che mi sia mai particolarmente compiaciuto della mia persona, ma nell'ultimo periodo lo trovo fastidioso, sgradevole.

Alzo lo sguardo, ma per un secondo non sto veramente guardando. Poi metto a fuoco. Due occhi grigi mi fissano. Ancora una volta non sono quelli del mio sogno, sono i miei. Spesso quando qualcuno definisce i propri occhi come grigi tende ad esagerare, magari si tratta di una tonalità di azzurro un po' scura. Quando dico che i miei occhi sono grigi è perché sono proprio di questo colore. Ho un'iride cinerea, con sottilissime sfumature nere. Un cratere lunare. Ho sempre disprezzato i miei occhi per questo: anche quand'ero più giovane la vivacità, la spensieratezza, si potevano leggere solo sul mio viso, perché loro sembravano sempre spenti. E adesso..Quello che trasmettono è in sintonia con il resto di me.

Anche le altre parti del mio riflesso non mi appaiono così apprezzabili. Ho un viso abbastanza magro, anche se non eccessivamente scavato. Labbra sottili, rughe di espressione sulla fronte parzialmente celate dai capelli neri. Posso considerarmi abbastanza alto per la mia età, la maggior parte dei miei coetanei li posso guardare dallo stesso livello. Vorrei avere delle spalle più larghe, una corporatura leggermente più robusta, ma è inevitabile che mi presenti un po' emaciato non avendo mai seguito con interesse o costanza alcuna disciplina sportiva.

Sono io dunque. Anche se per molti aspetti comincio a non riconoscermi. Sono Massimiliano. Sarebbe bello poter dire che da oltre diciassette anni respiro e cammino su questa terra, ma la verità è che non mi sono mai spostato più di tanto da dove abito. Sempre gli stessi luoghi, le stesse persone, un film proiettato a ripetizione, e ad essere sinceri comincia a stancarmi. Mai come in questo momento mi sono sentito così inattivo, così estraneo a quello che mi circonda. Una persona sbagliata. Nel posto sbagliato. Esco di casa.

-Ecco finalmente la descrizione del protagonista, sempre attraverso l'inevitabile sua riflessione. Sicuramente siamo ad una svolta, finalmente fuori dall'ambiente domestico, il nostro personaggio comincia la sua discesa nella storia-

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