Sconfitte

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Le sue carezze erano soddisfacenti. Le mani che gli scendevano sul collo, sul petto, erano calde e setose. Gli strapparono qualche bottone fuori dalle asole e la camicia gli si aprì sugli addominali. Lei carezzò ogni centimetro di lui, mordicchiandogli dolcemente l'orecchio. Era bello, confortevole, ma non gli placava nulla. Alla fine le prese una spalla nuda e l'allontanò. "Adesso smettila", le disse in tono autoritario.

"Che c'è, non ti è piaciuto?".

Velton si mise a sedere, prendendosi la fronte. Guardò fuori dalla finestra e vide il cielo per la prima volta stellato da quando aveva iniziato a nevicare. "E' la sera di Capodanno. Dovremmo andare al tempio".

"Guarderemo da qui lo spettacolo di Hanabi", gli propose lei sottovoce.

Velton scansò la nuova ondata di coccole e balzò giù dal letto, inciampando nelle lenzuola. Miral ridacchiò. "Stai scappando, tesoro".

"Si, forse". Si tirò su la zip dei jeans e si gettò la prima felpa che trovasse. "Devo vederla e sono sicuro che sarà al tempio".

Lei scostò le coperte per alzarsi. Non aveva un seno enorme ma il reggiseno di ricamo nero faceva il suo effetto a contrasto con quei capelli fiammeggianti. Velton distolse lo sguardo; aveva commesso il peccato del desiderio. Per abbandonare la collera, si era tuffato a capofitto in quello che normalmente non avrebbe mai fatto. Si era comportato come un umano. Sbuffò mentre si infilava i calzini. Lei gli si accovacciò accanto, percorrendogli una carezza dal ginocchio all'inguine.

"Lei non ti vuole", gli ricordò.

"Sì che mi vuole, è stato soltanto un capriccio! Non è facile per lei avere a che fare con...", s'interruppe. "Con me".

"Non ti ama, Velton".

"E allora?", balzò in piedi, gli occhi inferociti. "Invece di lottare, me ne sto qui con un'altra? Che razza di idiota che sono".

Prima che Miral potesse continuare con le sue repliche, Velton uscì di casa. Faceva molto freddo ma almeno la neve si era presa una pausa. Fiocchi natalizi e fasci di vischio riempivano ancora Hiyoshi quando Velton superò le prime abitazioni. Pensò a Miral e a quanto era successo. La sera prima, sconvolto, era scappato come un matto dal salotto dei Blood. Aveva lottato a lungo contro sé stesso ma era scoppiato a piangere prima di poter procedere oltre. Era allora che ricordava di aver incontrato Miral. Si era mostrata dispiaciuta, innocua, e gli aveva dato qualche parola di conforto. Ricordava a malapena il bacio che gli aveva dato. Le sue labbra erano calde e lui vi si era abbandonato, il cuore straziato per la prima volta da quando conosceva gli umani. Superò l'ufficio postale e gemette per l'idiozia da lui dimostrata. Su Venere, per una vita intera, gli avevano insegnato a combattere, a trasformarsi, a regnare. Mai nessuno che gli dicesse cosa fosse l'amore. Come fosse viverlo da umani. Al tempio, sembrava vi fosse rintanato tutto il paese. Lungo le scale c'erano candele festosamente accese, chioschi di caramelle e bevande calde. I bambini urlavano, i ragazzi si rincorrevano. Due uomini anziani ridevano di un episodio particolarmente divertente. C'era una bella atmosfera. Qualcuno, a Hiyoshi, non aveva patito la morte. La cosa ebbe un effetto rilassante sul principe dei Cobalti che si guardò intorno tra la folla, in attesa della mezzanotte. Salì qualche scalino di pietra, ma la calca si intensificava man mano che si saliva. Quel giorno, la struttura sacra non era abbandonata e ben presto capì il perché.

"Guarda", disse una ragazza poco più in là, strattonando il braccio dell'amica. "La sacerdotessa me l'ha appena benedetto! Dice che troverò l'amore il prossimo anno".

Oroscopi. Benedizioni. Si era dimenticato quanto questo tipo di cose piacessero in Giappone. Superò le scale e si guardò nuovamente intorno. Un folto gruppo di ragazzi aveva appena fatto un'offerta e si apprestava a pregare. Poi la vide. Hannah indossava un kimono pesante e una mantellina di pelliccia sintetica. Aveva raccolto i capelli in una treccia. Il suo viso era candido e sorridente. Gli si annodò lo stomaco mentre la osservava, dimenticandosi dei rumori e del chiasso che lo circondavano. La giovane sacerdotessa le passò quella che sembrava una pergamena arrotolata.

LapislazzuloWhere stories live. Discover now