Capitolo 51

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Canzoni (capitolo 51):
Elisa Hull - Echoes
U2 - With Or Without You

Una sua mano si sposta appena accarezzandomi lo stomaco, mentre l'altra mi scosta i capelli portandomeli delicatamente da un'unica parte del collo.

Il suo respiro, caldo e lento, si fa sempre più vicino, fino a scontrarsi con la mia pelle, sfiorandomi il lobo dell'orecchio, libero dalle ciocche di capelli bruni, con la bocca.

Lascio cadere distrattamente dalla mie mani tremanti la felpa che stringevo fino ad un attimo fa, sorpresa e quasi spiazzata da quel tocco.

Chiudo gli occhi, mentre le labbra umide di Dylan iniziano a farsi strada sull'incavo del mio collo, costringendomi a spostare la testa leggermente all'indietro.

Lui continua a baciarmi avidamente dal mio collo fino alla mascella, per poi tornare all'orecchio, quasi una tortura fin troppo piacevole.

Sposto una mano indietro, afferrando con la punta delle dita i suoi capelli, tirandoli leggermente mentre continuo a bearmi dei suoi baci.

Finalmente mi fa voltare verso di lui, riprendendo a tortutare l'incavo del mio collo, in maniera maledettamente lenta, fin troppo forse, facendomi ansimare appena nel silenzio della stanza.

Dopo istanti interminabili, raggiunge l'angolo della mia bocca, lasciando una scia di casti baci dalla mascella fino ad esso.

E poi esitazione.

Esitiamo entrambi, riaprendo gli occhi, guardandoci in silenzio, le punte dei nostri nasi che si sfiorano appena.

Posso sentire il suo respiro pesante scontrarsi contro la mia pelle, tremendamente fredda, tremante.

Posso sentire chiaramente i nostri cuori battere, fare a gara a chi va più veloce, a chi scoppia per primo.

Posso percepire il mio petto andare senza sosta su e giù ritmicamente a causa del suo semplice tocco, dei suoi occhi dalle mille increpasture scrutarmi, quasi fossi spoglia di ogni cosa, come se non avessi possibilità di nascondermi da essi.

Quasi non potessi celare alcuna sensazione, alcuna emozione o pensiero.

E per una volta sono felice di non poter trovare rifugio, di essere in trappola.

Sorrido osservando per un'ultima volta quelle iridi marine, profonde, dove non desidero altro che perdermi.

Dylan è sempre stato lì, pronto per me. E c'è anche ora.

Forse è proprio questo che cercano le persone quando si perdono ad osservare un paesaggio o una notte stellata immerse nel completo silenzio.

Forse aspettano solo che qualcuno le distragga dai loro pensieri, dal loro osservare attente ogni singolo particolare di ciò che stanno scrutando, quasi per far passare il tempo, quasi per tentare di perdersi nei vicoli di una vita che non appartiene a loro, quasi facendo finta di non viverne una, quasi volendo dimenticare ciò che accade, o meglio, che non accade nella loro vita, tanto è priva di qualcuno o qualcosa su cui vale la pena concentrarsi.

Forse io stavo aspettando.

E, alla fine, qualcuno è arrivato.

E solo il suo arrivo mi fa capire meglio di qualsiasi altra cosa che è quello giusto, anche se magari non lo è realmente.

Per me è giusto.

Per la prima volta me ne rendo conto.

E dunque, per la prima volta fino ad ora, io prendo l'iniziativa, rompo quel momento di esitazione, di titubanza che ci stava consumando, e mi fiondo avidamente sulle sue labbra, continuando a sorridere, felice, desiderosa di nient'altro, viva, grata di quell'arrivo.

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