14. chapter fourteen.

5K 281 41
                                    

"Non credo di aver visto un concerto così bello in tutta la mia vita"
"Son contenta che ti sia piaciuto!"
"Piaciuto? Camila tu non hai capito: è stato eccezionale! E Matt era.. Matt era..."
"Straordinario?"
"Sì esatto straordinario! E tutti loro erano.. Tutti Loro erano.."
"Straordinari anche loro?"
Mi voltai verso Camila che mentre continuavano ad uscire dal palazzetto mi guardava con un sorriso beffardo. L'entusiasmo mi aveva acceso e continuavo a non realizzare le mille frasi che volevano uscire dalla mia bocca ma che a fatica costituivano un discorso di senso compiuto. È come se l'eccitazione e la felicità di quella serata avessero preso il controllo su di me ed ero gioiosa, gioiosa davvero.
Lo sguardo di Camila si mosse ancora una volta verso di me. Le sue labbra erano da contorno a un sorriso sincero e che emanava lucentezza da ogni segmento. Fu per quello che il mio sguardo cadde sul suo viso mentre le mie guance lentamente di arrossavano. La ragazza di fronte a me ridacchiò prima di voltarsi verso la strada davanti a sé. Con le mani ancora giunte verso il basso aumentai il passo , una volta individuata la sua macchina. Qualche secondo di silenzio si susseguì prima che Camila , prese le chiavi dalla borsa, sbloccó l'antifurto ed entrò in auto. La stessa azione compì io. I miei occhi caddero sulle mani della ragazza accanto a me: erano così curate e così belle , come fossero quelle di una principessa. Non riuscivo a trovarle un difetto, era una persona capace di sorprendermi continuamente, ma che allo stesso momento probabilmente non faceva nulla per farlo, o forse sì? Qualsiasi sia la risposta ciò che faceva mi colpiva, nel senso più bello del termine.
"Dove vogliamo andare?" - la sua voce calda e rassicurante attirò la mia attenzione.
Mi voltai velocemente verso di lei perdendomi nel brillare dei suoi occhi: lei era contenta, e rilassata. Eppure fino a qualche ora fa nemmeno ci parlavamo più, come avevo fatto a renderla così lontana da me? Non potevo permettermi di perderla, non dovevo.
"Grazie." - le risposi, mentre il mio viso si rilassò sul sedile alle mie spalle. In quel momento il mio sguardo era perso nel suo, c'eravamo solo io e lei, e sentivo che c'era una connessione particolare. La sentivo, e mi emozionava il poterla respirare oltre che viverla.
"Non mi devi ringraziare Lauren" - disse lei poco dopo. Le sue labbra si socchiusero lievemente e il suo viso assunse un tono più serio e concentrato. Il suo respiro, leggermente alterato,  fu una voce nel silenzio che echeggiava in quella macchina.
"Non merito tutto questo." - risposi io. Il mio cuore accelerava , scalpitava, come se a ogni secondo la benzina dentro di me era sempre più vicina al pieno. La mia pancia era un mix di tuoni e tempesta che mi rendevano nervosa ed emozionata allo stesso tempo. Non capivo, non mi capivo. Ma sapevo che lei mi faceva un effetto così dannatamente sconvolgente da davvero chiedermi se il nostro legame non esistesse da sempre.
"Sì che lo meriti, e lo merito anche io, e sono fortunata." - disse lei spostando il suo sguardo verso il volante. Rimase a fissare la prospettiva davanti a lei, senza più voltarsi.
"Tu lo meriti più di chiunque altro Camila." - dissi ancora una volta. Le parole uscivano così, ormai mi ero arresa al comandarle quando ero in sua presenza . Sapevo che in un modo o nell'altro ciò che pensavo sarebbe uscito, che io lo volessi o no.
"Tu sei felice, io lo sono. Non c'è nient'altro in questo momento che mi renda felice così ."
Il cuore, il mio cuore fece due capriole prima di tornare alla sua posizione originale. La semplicità della sua esternazione era solo un sipario su un intero palco di emozioni che mi colpì in quel momento. Mi sentivo quasi onorata a essere il soggetto centrale di una frase proveniente da lei, una  persona che fin dal mio primo risveglio mi aveva fatto sentire un legame ,con la sua anima. La sentivo vicina, la sentivo come se in qualche modo mi appartenesse.
"Non te ne andrai vero?"
Cinque parole, cinque dannate parole che mi ripresero dai continui pensieri che mi colpivano quando ero in sua compagnia. Cinque parole che mi fecero sobbalzare, ancora una volta. I miei occhi in automatico si voltarono verso di lei, e mi accorsi di come i suoi occhi, lentamente, si stavano facendo più chiari e lucidi.
"Ehi-"
"Non me lo devi promettere, solo.. Rispondimi va bene? Io ci crederò, qualsiasi cosa tu mi dirai, anche se non manterrai la promessa, fallo va bene? Ho bisogno che tu ci sia, almeno ora."
Un sorriso malinconico fece da contorno al tono sentimentale e rilassato della sua voce. Nonostante fossero giunte vicine al cambio, potevo vedere le sue mani tremare. E notando ogni suo movimento sospirai prima di decidermi a risponderle :
"Tu mi appartieni, Camila. Questo nessuno potrà cancellarlo."
La ragazza indosso' un'espressione sorpresa e allo stesso tempo colpita. vedevo la sua bocca socchiusa congiungersi e trasformarsi poi in un sorriso.
".. Quindi si, non me ne andrò. Non è una promessa, è qualcosa di più importante :è l'unica certezza che posso darti in questa vita."
Una delle mie mani si mosse verso la sua mano destra, poggiata sul cambio. Solleticai la sua mano mentre le nostre iridi seguivano ogni movimento. Prima un dito, poi 2, poi tutte si intrecciarono e si unirono in più di una stretta di mano, era un segno di appartenenza, era il gesto più vero e reale che potevo darle. Io sarei stata lì per lei, e quando mi vorrà parlare delle sue incertezze e delle sue paure io, io beh.. Sarò lì ad ascoltarla.
"Dove vogliamo andare allora?" - dissi imitando la sua affermazione di qualche istante prima. Entrambe sorridemmo prima che la donna accanto a me prese la parola, questa volta con un tono malizioso:
"Andiamo a ballare?"

Undisclosed desires - IN TUTTE LE LIBRERIE!Where stories live. Discover now