Prologo

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La notte si preannunciava alquanto lunga. La figura avvolta in tenui lenzuoli rosa si rigirò, cercando di trovare una posizione più comoda. Si girò molteplici volte, riuscendo solo ad aumentare lo stress che già la permeava da tante ore. Notando che dormire era ormai impossibile, la diciannovenne Kagome si alzò, dolorante. Si stiracchiò lentamente, assaporando l'aria notturna, fredda e pungente. Si volse e si diresse verso la sua finestra, per osservare il cielo. Si aspettò di vedere le stelle, ma appena gli occhi si aggiustarono al buio, non poté far altro che osservare un cielo senza stelle. Era chiaro che in una metropoli come Tokyo era quasi impossibile vedere le stelle.
Le capitava spesso di aspettarsi cose che nell'era contemporanea non centravano assolutamente. Stare per tre anni nell'epoca Sengoku l'aveva cambiata profondamente. Ma appena ci pensò, cercò di troncarli sul nascere. Ormai era troppo tardi. Non poteva tornare mai più in quel tempo. E fu troppo tardi fuggire dall'onda di ricordi che la tramortirono in quello stesso istante.

Se lo ricordava come se l'avesse vissuto pochi istanti prima. Così nitidi erano i ricordi nei quali si crogiolava ogni notte. Era accaduto a capodanno, precisamente pochi giorni dopo la sua visita a Natale. Era andata a trovare i suoi compagni, sperando che almeno quella volta poteva rivederli. E così fu.
-Ragazzi, siete qui!- esclamò Kagome emozionata, appena li vide.
Si aspettava di vederli contenti, ma c'era qualcosa che non quadrava:
Shippo sé ne stava in disparte con gli occhi abbassati, Sango era aggrappata a Miroku e pareva, anzi era incinta, Miroku guardava apprensivo sua moglie e Inu-Yasha teneva Kikyo per mano.
Nessuno di loro l'aveva salutata.
-Ragazzi?-.
-Kagome, cosa ci fai qui? Non dovresti stare nella tua epoca?-.
Era stata Kikyo a parlare. Kagome la squadrò furente. Come osava rivolgerle la parola, poi parlando per conto dei suoi amici?
I limiti che Kagome si era imposta per non odiare a morte quel cadavere, strariparono. In quei tre anni Kikyo si era presa parte della sua anima, il suo primo amore e i suoi più cari amici. Urlò, un grido intrinseco di tutto quel dolore che si portava appresso da tanto tempo. Solo dopo che si era svuotata i polmoni , il resto del gruppo l'aveva effettivamente guardata. Kagome respirava affannosamente, cercando di riprendere il controllo, desiderando di non rovinare quell'unico momento di incontro in tutti quegli anni. Ma non ne era capace. Con gli occhi colmi di lacrime e pieni d'ira, li guardò uno a uno, sfidandoli a dire qualcosa. Ma nessuno aprì bocca. Tacquero, lasciandola sola in quel tormentoso silenzio. Non potendo reggerlo, lei fuggì da quel posto. Tornò alla sua epoca. E lì si rese conto che quello fu l'ultimo viaggio che il pozzo le concesse. Come se avesse esalato l'ultimo respiro, la magia che permeava il pozzo, svanì. Il pozzo tornò ad essere un semplice vecchio pozzo. E Kagome ritornò ad essere una semplice ragazza del XX secolo, con un cuore a pezzi e un'anima incompleta.



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