Capitolo 3 - "?"

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Come al solito le tende della finestra erano state scostate, per far entrare un poco di quel raro barlume che era in cielo. A quanto pareva dal dossier, il soggetto era una amante del cielo stellato.
Cosa ha di affascinante un cielo privo di stelle come quello di Tokyo?, pensò l'osservatore.
La ragazza era stesa nel letto ed era intenta a scrivere qualcosa, su una specie di diario. Ogni tanto alzava lo sguardo, pregno di nostalgia, per poi riportarlo sulle pagine del diario. L'osservatore affilò lo sguardo, tentando di leggerne il contenuto. Non riuscì a capirci molto, ma solo che erano appunti importanti, niente di quello che le ragazze oggigiorno scrivevano nei loro diari.
L'osservatore rimase per altri cinque minuti, cercando di ottenere più informazioni possibili. Ma alla fine appurò che la ragazza era tale e quale ad altre e non aveva niente che andava a sfociare nel soprannaturale. Distese le sue lunghe ali e appena il vento si fece favorevole, prese il volo, perdendosi nel cielo plumbeo di Tokyo.

Finì di scrivere un'altra pagina e rimase a riflettere se aggiungere sì o no delle considerazioni personali agli appunti. Ma al solo pensiero di pescare vecchi ricordi dolorosi, Kagome lasciò perdere. Chiuse il diario, violentemente. Poco dopo lo scagliò contro il muro, lasciando che il diario si sfracellasse giù fino al pavimento, dietro al letto.
Sto qui a scrivere uno stupido diario sulla mia avventura nell'epoca Sengoku e alla fine ottengo solo altro dolore. Stupida!
Un emanazione di youki la destò. E stavolta rimase shockata. Uno youkai si era avvicinato fino al tempio e lei non lo aveva percepito solo che in quel momento. Si alzò e raggiunse di corsa la sua finestra, spalancandola tutta. Nel cortile c'era solo la desolazione, tipica della notte. Volse lo sguardo in alto e intravide una sagoma che si stagliava alto in cielo, contro la luna. Colta da un improvviso dubbio che la figura non era un semplice animale alato, corse fino all'ultimo cassetto della sua scrivania e tirò fuori il suo mini binocolo, appartenuto a suo padre. Tornò al punto di prima e gettò un rapido sguardo nel binocolo: le ali c'erano eccome, ma erano attaccate ad un corpo antropomorfo, quello di un uomo.
Ma prima che potesse fare congetture sull'essere alato, sentì la sua porta scricchiolare.
-Nee-chan, da quando fai birdwatching di notte?- disse la voce assonnata del suo fratellino.
Kagome si girò e lo fulminò con lo sguardo.
-Cosa ci fai qui, Sota? Lo sai che è buona educazione bussare prima di entrare nelle camere altrui!- gridò lei, andando in escandescenza.
Sota scappò a gambe levate e prima che si chiuse in camera sua, gridò:
-La colpa è di mia sorella che fa l'anormale!-.

~

Stavolta fu la sveglia a tirarla giù dal letto. Kagome si svegliò nel panico, credendo che degli youkai la stavano attaccando. Ma quando cadde giù dal letto, tornò faccia a faccia con la realtà contemporanea. Nonostante la colpa era la sua per aver messo la sveglia, fissò lo stesso l'oggetto in cagnesco, considerando varie ipotesi su come distruggerla. Ma appena la madre la chiamò per la colazione, decise di lasciar perdere. Aveva cose più importanti da fare che distruggere un'inutile sveglia scassa-timpani.
-Buongiorno, Kagome- le disse sua madre, appena scese in cucina.
-'Giorno mamma-.
Si prese un po' di riso in una scodella dal bollitore e si sedette a tavola, accompagnata da Sota.
-Mamma, sai che Nee-chan fa birdwatching di notte?-.
Questa se la poteva risparmiare!
Kagome scattò in piedi, con uno sguardo inceneritore.
-Sota!- gridò, appena vide il fratellino scappare dalla cucina.
Lo inseguì fino alla porta di casa, proprio quando si era infilato le scarpe ed era guizzato via, in bicicletta. Rassegnata, Kagome rientrò in casa e richiuse la porta dietro di sé. Tornò al tavolo e finì la colazione.
-Quali sono i tuoi piani per oggi?- chiese Yuriko, sedendosi accanto alla figlia.
Bella domanda.
Kagome rimuginò un po', cercando di trovare qualche attività con la quale occupare la sua giornata. Improvvisamente le tornò in mente che il giorno prima aveva promesso a Yuka di ritrovarsi con lei e le altre a Shibuya.
-Ieri ho incontrato Yuka- disse, dopo aver deposto le bacchette sul tavolo.
Alzò lo sguardo e rimase incastrata in quello apprensivo della madre. Sapeva benissimo cosa voleva. Kagome doveva smetterla di fare l'eremita e riprendere la sua vita in mano, ovvero decidersi a quale università iscriversi e dopo, rendersi economicamente stabile da potersi trovare un appartamento da sé.
Perché la domanda che le aveva fatto valeva non solo per oggi, ma anche per il suo futuro.
Ma lei non riusciva a vedere niente del genere per il suo futuro. Davanti a sé la strada portava a qualcosa di indefinito, senza senso.
Abbassò lo sguardo e si alzò. Non riusciva a sopportare il peso degli occhi di sua madre su di sé. Si allontanò di corsa dalla cucina e andò a rifugiarsi nella sua stanza.

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