03. Family evolves - Elijah

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«*tuo nome*», domandò Klaus, alzando lo sguardo dal suo libro.

Saresti rimasta con i Mikaelson per il momento. Ti hanno salvata da un covo di streghe quando eri più piccola e vivi con loro da allora, da qui il motivo per cui ti trovavi al cospetto di Klaus, il quale leggeva dei paletti di quercia bianca e di come uccidere un Originale.

«Mhm?», hai replicato, lanciandogli un'occhiata.

«Puoi andare a chiamare Elijah per me?»

«Perché non ci-», hai iniziato, ma quando Klaus ti fissò con uno sguardo annoiato facesti quanto detto.

Hai salito le scale le scale, ruotando gli occhi, mormorando a te stessa. Non c'entrava il fatto che Elijiah non ti piacesse, anzi era proprio l'opposto. Ti piaceva e anche molto. Klaus, Rebekah e Kol erano come la tua famiglia e in più con Elijah non potrebbe mai succedere niente, non importava quanto tu lo volessi. Era molto carino con te, un vero gentleman, ma non sembrava volere andare oltre. Questo a volte ti feriva, lui ti piaceva ma Elijah non ti vedeva neanche come un'amica, figuriamoci una di famiglia.

Hai spinto la porta della camera di Elijah quando alla fine raggiungesti la fine del corridoio. «Hey, Elijah-», ti sei fermata di colpo. L'Originale si stava vestendo, la sua schiena nuda era rivolta verso di te, aveva indosso solo i pantaloni. «Scusa, non-»

«No, va tutto bene», rispose Elijah, senza voltarsi.

Stavi lì in piedi, goffamente, evitando di guardare la sua pelle tonica. Un marchio nero catturò però il tuo occhio sulla sua schiena. «Non sapevo avessi un tatuaggio», hai detto, ma lui non replicò. Sei entrata nella stanza e senza pensare hai allungato una mano. Si irrigidì, come il tuo dito sfiorò la sua scapola.

«Mi dispiace, aspetterò fuori».

«No, puoi toccarlo se vuoi», disse, ancora di spalle mentre le sue mani scesero fino ai fianchi.

Ti sei morsa il labbro, le dita che corsero contro la sua pelle. Era una simbolo celtico, un cerchio con dei fili intorno, le parole incise nelle fessure. «Che cos'è?»

I suoi muscoli si mossero come inalò, ancora di più quando parlò. «È un simbolo norvegese per la famiglia», la stanza era silenziosa, potevate sentire i vostri respiri. «Semper et in saecula saeculorum», sussurrò dolcemente, il suo accento che si perdeva in ogni sillaba. « Sempre e per sempre. »

Hai annuito, riconoscendo le parole. «Tu, Nik e Rebekah».

«Voleva parlare con te, comunque», hai aggiunto, allontanandoti da Elijah e torturandoti le mani insieme. Senza aspettare una risposta, ti sei diretta alla porta.

«La famiglia si evolve, *tuo nome*», la sua voce ti riportò indietro.

«Cosa?», hai chiesto con confusione. 

Ora aveva indossato una maglietta, stringendo la cravatta, di fronte a te. «Tu sei molto una Mikaelason, come lo eravamo noi mille anni fa».

Lo hai fissato apertamente. «Non mi hai mai trattato come se lo fossi», hai sussurrato, sperando per metà che non ti avesse sentito. Gli hai voltato le spalle, ma lui subito apparve davanti a te.

«Non sono stato accomodante», ammise, studiando la tua faccia, i suoi occhi scuri fissi nei tuoi.

«Sono passati anni, Elijah», hai replicato, facendo un passo attorno a lui.

Ti afferrò leggermente il polso. «Tu eri una bambina. Eri come una sorella».

«Non sono più una bambina», gli hai detto, togliendo il tuo polso dalla sua presa e ritornando a camminare lungo corridoio. «Ma lo sai che» e ti sei voltata verso di lui, «ovviamente qualcosa è cambiato», cin un piccolo sospiro, ti sei girata di nuovo, rivolta alle scale.

«Ti ho visto in modo differente, non sei come gli altri».

«Sono un'umana, sì, lo so», hai replicato, stanca di tutto quello. Hai sollevato un piede per scendere le scale, quando lui afferrò il tuo braccio, facendoti girare.

Le sue labbra furono premute contro le tue, le sue dita callose che ti stringevano le guance. Con un sussulto tranquillo, ti sei tirata indietro. Il suo viso era silenziosamente attonito, rispecchiando le tue stesse emozioni. «Penso di essere innamorato di te», sussurrò.

E mentre lo hai guardato negli occhi, nello stesso tempo hai perso l'equilibrio. Sei quasi caduta all'indietro, il tacco della tua scarpa a penzoloni oltre il bordo del primo gradino. Le sue braccia si avvolsero alla tua vita e ti spinsero contro di lui. Le vostre labbra erano premute insieme ancora una volta, il tuo cuore svolazzava contro il petto. Non sei scioccato questa volta, le tue mani passarono intorno al suo collo, in cerca di maggior contatto.

«E io che mi chiedevo perché ci mettessi così tanto», la voce di Klaus risuonò.

Elijah si allontanò, sorridendo leggermente e mandando il tuo cuore completamente fuoristrada. Hai sepolto la testa contro il suo petto, sorridendo come lo sentisti vibrare dalle risate.






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