19. Verità di stelle.

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"Il pericolo non viene da quello che non conosciamo,

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"Il pericolo non viene da quello che non conosciamo,

ma da quello che crediamo sia vero e invece non lo è."

Mark Twain.


I brividi le corsero sulla pelle come saette mentre una paura tossica le immobilizzava ogni parte del corpo impedendole di muoversi anche di un solo millimetro.

Si trovava faccia a faccia con la morte.

Spirò un alito di vento freddo ed i capelli candidi di Sybilla fluttuarono ad un palmo da lei entrando nell'aureola di luce prima di tornare ad essere invisibili. Isobel era più vicina di quanto pensasse.

Iniziò a battere i denti, ma non per il clima rigido. Il terrore, quello vero, si radicava molto più a fondo, accartocciandole le budella e strozzandole il respiro in gola. Correva veloce, iniettato nelle vene, bruciava gli occhi ed i pensieri.

-Primrose- spirò e la ragazza sentì mille spine di metallo conficcarsi in ogni centimetro della sua pelle fino a perforarle i muscoli e le ossa. -Ti aspettavo.-

Prim non riusciva a ragionare, la paura le aveva annebbiato i sensi.

Fece un passo indietro ma una mano emerse dal buio e l'afferrò per il collo, trascinandola nell'oscurità.

Era talmente fredda che sembrava fatta di ghiaccio, le unghie le graffiavano il collo fino a farla sanguinare.

La tirò talmente vicina che riusciva a sentire il suo respiro sul viso, ma l'unica cosa che vedeva erano i suoi occhi che brillavano nell'oscurità, cattivi, inanimati.

Non aveva più scampo, ne era sicura.

L'avrebbe uccisa.

Cercò di dimenarsi, ma senza alcun risultato. Aveva una forza disumana.

"Le Streghe Nere sono gli essere magici più potenti."

Rantolò, non riusciva più a respirare.

-Lasciami, lascia andare Sybilla!- gridò. Non aveva idea da dove avesse tirato fuori tutto quel coraggio.

Isobel rise.

La scagliò lontano, contro la ringhiera del parapetto, facendole sbattere le costole contro il ferro duro.

Le gambe le cedettero e cadde per terra percorsa da spasmi di tosse. Riprendendo fiato, si tirò in piedi a tastoni, cercando di non cadere di nuovo.

-Lasciala andare, ho detto!- urlò.

Isobel non rispose, ma neppure si avvicinò a darle il colpo di grazia.

Non capiva, che stava aspettando?

Improvvisamente, un fruscio al suo fianco la riscosse. Voltò la testa di scatto, scorgendo la sagoma slanciata di Ailore che fendeva la luce, appiattito contro il muro. Stringeva fra le mani un pugnale dalla lama sottile e affilata che lanciava scaglie di luce per terra, fra i suoi piedi.

Runadium - La città delle stregheWhere stories live. Discover now