IL CORNICIONE

47 2 0
                                    


Anna Martini era rimasta sul cornicione del terzo piano per un'ora. Non se ne era accorto nessuno. Lei si sarebbe anche buttata di sotto ma era necessario che passasse qualcuno. Buttarsi a quel modo, da sola, non era un buon modo per uscire di scena.
Ecco cosa aveva fatto la sera prima. Era rimasta sul cornicione a pensare di buttarsi giù. Perché? Chi era Anna?
Anna era una bella giovane precaria. Precaria nell'amore e nel lavoro. Supplente senza speranza. A casa con i genitori in una Milano che, per essere vissuta, voleva soldi. Sempre soldi. 
Ma i soldi di una precaria sono pochi, arrivano a singhiozzo, quindi la vita sembra poca, sembra di viverla a rate, cioè quando hai lo stipendio.  
Per mercoledì Anna aveva assegnato alla classe una lirica su Leopardi e giovedì finiva la supplenza; sarebbero finiti di nuovo i soldi. E, a febbraio, non hai più speranze. Le supplenze buone arrivano a novembre. A febbraio sei fuori gioco. Meglio starsene sul cornicione.
Ora, tornando da scuola, aveva alzato il naso in su verso il quarto piano del suo palazzo e aveva guardato dal basso. Cazzo, il palazzo era alto. Ora, alle due del pomeriggio, la strada era piena di gente. Ora sì che, se fosse salita, come la sera prima su quel cornicione, tutti l'avrebbero vista. Ma oggi le mancava  il coraggio. Alla luce del giorno la paura di saltare vinceva sulle delusioni che aveva accumulato negli ultimi anni. Prima non era così; all'Università era ancora viva, felice, speranzosa. Solo dopo aveva cominciato a spegnersi, dopo qualche anno, dopo i primi rifiuti, dopo che la figlia del rettore l'aveva superata al concorso di dottorato, dopo che questa Italia dimostrava sempre più di non meritare una ragazza così, dopo che le sue pubblicazione all'università, erano rimaste archiviate dentro riviste mortuarie. Dopo che i Salvini, non laureati, continuavano a stare in parlamento le prof avevano cominciato a salire sui cornicioni.
Anna ha le vertigini, pensandoci, abbassa lo sguardo e si fa pena. Come ha potuto restare un'ora in piedi su quella cazzo di finestra? E se fosse caduta invece di buttarsi? Il destino si sarebbe preso la vittoria definitiva. Che esempio sarebbe stata per i ragazzi? Che delusione per i suoi che l'amavano?
Qualcosa doveva succedere.
Prende il cellulare, oggi niente compiti da correggere, oggi si respira. Stasera si esce.
"Anna sei tu?" risponde dall'altra parte del telefono una voce strillante e affannata 
" Ciao Chiara, usciamo stasera? Ho voglia di fare qualcosa, vedere un pò di gente?"
"Ok Proffy, tanto gli insegnanti non fanno mai niente!" 
" Invece le istruttrici di zumba si ammazzano di lavoro ... " 
" Alle sette per aperitivo? Al bar di Giulio?"
"No, troppi studenti. Andiamo al Winbar?"
"Ok. Ci vediamo lì"
Meglio lì che sul cornicione.



Se mi capita divento una bloggerWhere stories live. Discover now