TURI

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Turi fu la prima persona dell'isola che le venne incontro.
Alto, pure troppo. In faccia Turi era come uno di quei personaggi dei cartoni animati giapponesi: gli occhi enormi, blu e il collo taurino. A dire il vero quando Anna lo vide la prima volta pensò anche che era un gran bell' uomo, poi se ne dimenticò.
Turi era il gancio sull' isola per l'appartamento, avevano comunicato per mail e si erano scambiati tutte le informazioni necessarie per l'affitto. Quando lo aveva sentito al telefono, la mattina prima della partenza, le era sembrato un tipo strano.
Al telefono:
"Ciao sono Anna"
"Ciao, io Turi"
"Scusa come ?"
"Turi!"
"Hai Skype? Così parliamo meglio."
"No, qui non sempre c'è linea; definiamo tutto in questa telefonata"
"Ok."
E si erano accordati su tutto, anche sul fatto che Anna lo avrebbe riconosciuto al porto senza problemi. Un ufficio? Non ce l'aveva. Lui lavorava così.
"Sicuro che riuscirò a riconoscerti?"
"Sicuro!"

Quando la nave era attraccata e Anna aveva guidato la macchina fuori dallo stomaco della nave, si era resa conto effettivamente di avere facilmente individuato Turi, subito, infatti era l'unico uomo che stava fermo sul molo in attesa, con le braccia conserte a guardare.
Turi si abbassò verso il finestrino con la sua polo blu.

"Hai visto che mi hai riconosciuto subito?"
"Infatti! E' tutto confermato per l'appartamento?"
"Quale appartamento?"
"Come quale appartamento?? Quello che mi hai affittato?"
"Ma dai, scherzo. Tranquilla è tutto ok, ma non è un appartamento, è una casa"
"Vabbè, è la stessa cosa"
"Proprio per niente."
"Cosa?"
"Niente."
"Allora dove dobbiamo andare?"
"Lascia che guidi io, è più semplice!"
"Come vuoi" ed era scesa dalla macchina per salire dall'altra parte.

Turi sistemò il sedile e partirono.

Anna frugando nei pensieri per trovare qualcosa da dire, si annodò i capelli con l'elastico perché dal finestrino abbassato entrava troppo vento e le sembrò di trovare in mente una domanda:
"Cosa si fa la sera da queste parti? Ho guardato qualche sito ma non dicevano praticamente niente su quello che si può fare a Stromboli d'inverno."

"Niente di ciò che facciamo qui si può pubblicare" e sorrise
"?"

Turi con il pollice sul volante sfiorò il controllo del volume e lo aumentò, trasmettevano una canzone e voleva ascoltarla in silenzio:
"Puoi stare zitta?"
"Okay, scusa" disse Anna pensando a quanto era stato scortese.

Turi ascoltava una canzone che diceva Eternità ... spalanca le tue braccia ... io sono qua ... accanto alla felicità che dorme. La canzone era vecchia d'un secolo, risaliva al 1960 o giù di lì. Era la canzone di una pubblicità dell'anno e adesso la davano tutte le frequenze. Anche Anna conosceva questa canzone, l'aveva anche sentita nel filmato del matrimonio dei suoi nonni. Le parole erano molto belle, ma quel tempo e quelle parole erano finite da un pezzo. L'eternità ha a che fare solo con l'universo, gli uomini non sono eterni, sono mortali, più mortali di quanto lo siano stati gli uomini del passato.

Anna voleva chiedere del vulcano, ma non ebbe il coraggio di sapere.

Turi non aveva più parlato, neanche dopo che la canzone era finita e che aveva spento la radio. Anna aveva accennato un mezzo sorriso per l'imbarazzo di stare in macchina con un estraneo che non parlava. Lo stato naturale per due sconosciuti che viaggiano insieme, di certo non è il silenzio. Per Turi però il fatto che loro condividessero per venti minuti la stessa macchina non lo obbligava di certo a parlare.

"Devi imparare a stare sola (facile), a fare la spesa grossa a Milazzo una volta al mese (nessun problema), a copriti il collo bene in inverno perché il vento ti prende alla gola (okay) e a non temere i boati del vulcano ( non so)."Anna aveva pensato tutte queste risposte. Lui continuava:
"Il collegamento in rete c'è solo nelle zone vicino al porto, a scuola e nelle piazze. Qui a casa sei praticamente scoperta" 
"Cazzo!"

Silenzio

Turi le diceva queste cose mentre l'aiutava a depositare le sue poche valige su quella terra nera dell'isola.
"Qui ci sono le chiavi. La casa la trovi salendo da qui" e aveva indicato dieci scalini che morivano sbilenchi su quello che doveva essere una specie di terrazzo. Fermo sul viottolo Turi disse anche che da lì non passava nessuno e lei avrebbe potuto lasciare la macchina parcheggiata su quella mulattiera anche per la vita e aggiunse:
"Io abito con mia moglie in quella casa che vedi oltre la siepe" e allungò il braccio destro dritto di fronte a sé, "e il dottore Sergi abita in quella accanto. Puoi cercarlo sempre quando ne hai bisogno" e diceva questo mentre inclinava la mano più a destra.
"Ti riferisci a quelle due case lì?"
Anna le indicò con il dito più per parlare che per essere certa di avere capito. Turi non rispose e pensò a quanto fosse stupida quella domanda, del resto non c'erano altre case davanti a loro, dunque alzò le spalle e se ne andò.

La domanda inutile creò un imbarazzo tale che Anna avrebbe potuto chiedergli qualcos'altro, ma si sentiva imbecille e allora lo lasciò andare solo con un "Ci vediamo."

Lui improvvisamente scompariva nella mulattiera dicendo che l'indomani avrebbe suonato al ristorante Nettuno e che Anna avrebbe potuto raggiungerlo a casa sua alle otto e da lì sarebbero andati al locale insieme. Anna aveva annuito come a dire sì, ma non era niente affatto sicura di volerci andare e salì gli scalini fino alla casa.


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