L'ISOLA

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Sotto l'ombra di alcune nuvole nere la nave si avvicinava all'isola. Il mare si stropicciava intorno alla carcassa del traghetto a creste bianche e schiumose. E Anna avrebbe voluto che il capitano gettasse l'ancora lì a poche centinaia di metri dal porto, ché lei non aveva cuore di raggiungere l'isola.
Pessima idea. Era stata una pessima idea accettare di trasferirsi lì. Nessuna curiosità la spingeva a desiderare l'attracco, anzi sarebbe tornata in dietro. Abitare l'isola sarebbe stato peggio che continuare a vivere a Milano con pochi soldi.
Pazza, ecco cosa le avevano detto. Che era pazza, l'aveva pensato anche Lasignorarosetta mezzobusto, ma non si era presa la confidenza di dirlo. Ecco a cosa pensava Anna mentre la nave si spingeva grassa verso il molo. D'improvviso emerse dallo stomaco un rigurgito di disprezzo per quella scelta e pur non avendo forza di dire niente, affacciata al ponte aprì la bocca e diede voce al male: diede di stomaco, rovesciando nel mare il magro pasto del bar di bordo. Fatto questo le sembrò per quel giorno di avere esaurito ogni cosa del mondo, tutto era deciso, il dado tratto, tutto era cambiato affinché ogni cosa restasse così com'era.

Avrebbe dovuto formattarsi. Negli ultimi mesi era dimagrita tanto,aveva avuto fretta di vivere i mesi che la separavano da Stromboli e adesso avrebbe voluto solo tornare in dietro. A scuola, alcuni colleghi glielo avevano detto che sarebbe successo, che se ne sarebbe pentita.

Negli ultimi mesi a Milano, aveva evitato anche di uscire, dopo qualche scusa, smetteva di parlare e si allontanava con un espediente o un altro. Non le uscivano più parole, più suoni. Anche il computer, lo accendeva sempre meno. E quando capitava di chattare con qualcuno, ogni parola detta le sembrava banale e ripetuta. Il silenzio si era trasformato in necessità per abituarsi all'isola. Sentiva il suo respiro e guardava il proprio torace allargarsi e restringersi e capiva che solo quell'azione involontaria la teneva in vita.

Adesso che l'isola si vedeva meglio, era certa di essere finita in un cantuccio del mondo, una specie di quarantena, un viaggio ancestrale. In quell'isola sarebbe rimastain silenzio per giorni perché a nessuno sarebbe venuto in mente di chiederle "che hai?" e non si sarebbe dovuta sforzare di evitare la gente, perché tanto lì non conosceva proprio nessuno.

Le case del porto erano basse e scolorite e due stradine salivano stanche verso la collina per morire una dietro un folto rampicante di gelsomino, l'altra ai piedi del venditore ambulante. Il sole a tratti si nascondeva dietro le nuvole e a tratti tornava infuocato sul muro che disegnava un tratto di lungomare.

La nave stava attraccando e Anna sospirò intensamente non sapendo che Stromboli le avrebbe cambiato la vita.

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