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— Luke alzati— mia madre passò davanti alla mia camera e spalancò la porta lasciando che la corrente fredda del corridoio entrasse assieme alla sua voce.
Io mi strinsi di più tra le coperte senza la minima intenzione di alzarmi.
— Lucas Robert Hemmings alzati da quel letto.—
Io mugugnai qualcosa in protesta ma alla fine mi arresi e mi trascinai fuori dal calore rassicurante delle coperte.
Entrai in bagno con passo dolente, sperando in una doccia calda che mi svegliasse un po' ma quando provai ad aprire l'acqua non scese nulla.
— Mamma! Ci hanno staccato l'acqua... di nuovo!— gridai in direzione della cucina.
— Maledizione!— imprecò lei —farò in modo di trovare i soldi per la bolletta entro stasera, nel frattempo puoi usare le salviette che sono sotto al lavandino— concluse.
Sospirai rassegnato, presi le salviette umidificate e me ne passai un paio sulla faccia cercando di svegliarmi un po', con scarsi risultati.
Sbadigliai e mi resi conto che la sera prima mi ero addormentato con i vestiti addosso, poco male pensai e attraversai il corridoio fino a raggiungere la piccola cucina.
Mentre spiluccavo un biscotto seduto al tavolo perso nei miei pensieri mia madre mi lasciò un bacio tra i capelli e uscì dalla porta con un "cavolo sono in ritardo, a stasera Luke".
— A stasera— risposi ma ormai la porta era chiusa, mia madre era sempre così di fretta che ci vedevamo a malapena la mattina, la sera tornava spesso tardi dal lavoro e io, nonostante mi imponessi di aspettarla sveglio, crollavo quasi sempre addormentato a causa della stanchezza accumulata durante il giorno.
Quando ebbi finito di mangiare il biscotto mi alzai controvoglia dalla sedia e tornai in camera per mettermi la divisa scolastica e preparare lo zaino.
Quel giorno avrei avuto tre ore su sei con Calum e non potevo essere più felice ma poi mi ricordai che dovevo trovare una scusa convincente per giustificare la mia fuga del giorno precedente ed entrai nel panico, odiavo mentire e odiavo ancora di più mentire a Cal ma dovevo farlo, non c'erano altre possibilità.
Infilai le cuffie e misi la riproduzione casuale mentre mi chiudevo la porta del condominio alle spalle e mi incamminai verso la scuola cercando una scusa plausibile.
Senza neanche accorgermene mi ritrovai davanti al cancello della scuola, ero talmente perso nei miei pensieri che mi ero dimenticato di passare da Calum per andare a scuola insieme come facevamo tutte le mattine, scossi la testa cercando di schiarirmi le idee ed entrai nel cortile affollato in attesa del suono della campanella.
Decisi di non togliermi le cuffie per evitare gli insulti che mi lanciavano i miei compagni, in realtà quelle parole buttate al vento non mi ferivano neanche più.
— Guarda dove vai, frocetto— mi disse un ragazzo con un sorriso di scherno dopo avermi dato una spallata, se Calum fosse stato lì con me si sarebbe messo a gridargli contro e il tutto si sarebbe concluso molto probabilmente con una rissa, io invece non sprecai il mio fiato semplicemente spinsi più a fondo le cuffiette nelle mie orecchie lasciando che la musica coprisse le risate del ragazzo e del suo gruppo di amici, forse ero troppo codardo per mettermi contro a quel tipo tutto muscoli o forse ero solo meno impulsivo di Cal.
Il gruppo di ragazzi si allontanò ma le loro risate continuavano a risuonarmi nella testa impedendomi di godermi la musica.
— Luke!— sobbalzai quando qualcuno mi toccò la spalla gridando il mio nome.
— Dio Calum, mi hai fatto prendere un infarto!— mi voltai verso di lui e mi sfilai le cuffie.
— Non è colpa mia se ascolti la musica ad un volume impossibile, ti ho chiamato duecento volte. E mi piacerebbe sapere perché ieri sei fuggito come se la casa stesse prendendo fuoco... E poi stamattina non sei passato da me, ero preoccupato— la sua voce si addolcì all'ultima frase.
— H-hai ragione, scusa, stamattina ero particolarmente scollegato dal mondo e ieri...–mi schiarii la voce mentre la mia mente correva cercando una scusa– ehm, mi sono ricordato che mia madre mi aveva chiesto di passare al negozio per prendere qualcosa per cena prima che chiudesse.— mi complimentai con me stesso, era una bugia bianca, a fin di bene, e per di più era anche credibile e mi chiesi perché non ci avevo pensato subito.
— Uhm, okay. Però potevi dirmelo invece di scappare e potevi rispondere anche a qualche mia chiamata... Credevo di aver fatto qualcosa di male...—
— Oh Cal, scusami, davvero, tu non hai fatto assolutamente niente di male— i sensi di colpa mi attanagliarono il petto e in un raro slancio di affetto lo abbracciai, lui rimase un secondo interdetto prima di ricambiare la stretta, gli abbracci mi facevano sentire in gabbia e lui lo sapeva bene.
La campanella suonò facendo scoppiare la bolla che quell'abbraccio aveva creato intorno a noi due isolandoci dal mondo.
— Non ce la posso fare a passare sei ore in quella prigione...— dissi sospirando.
— E allora non entriamo— mi rispose Cal con un sorrisetto.
— Mi stai proponendo di bigiare?—
— Mmmh... Detta così sembra che io ti stia istigando ad uccidere qualcuno, però si, ti sto proponendo di saltare la scuola. Allora, lo facciamo?—
— I-io non lo so... cioè come facciamo poi con le giustifiche e le lezioni che dovremo recuperare?—
— Buon dio Luke, mi sembri un novantenne. Non ti viene mai voglia di buttarti senza pensare alle conseguenze? Sono capace di falsificare la firma dei miei e con un po' di pratica saprò fare anche quella di tua madre e chissene delle lezioni. Hai cinque secondi per scegliere, stanno chiudendo le porte della scuola.—
Calum mi faceva quello strano, incredibile effetto descritto nei libri, mi mandava fuori di testa, non riuscivo ragionare quando era con me, avevo letteralmente perso la testa per lui.
Nonostante sapessi che non avrei dovuto farlo, annuii.
— Va bene, va bene. Ma se finiamo nei casini ti uccido a randellate sulle gengive.— conclusi ridendo.
Lui scoppiò a ridere e mi prese per mano trascinandomi fuori dal cortile della scuola.
Passammo la mattinata in centro, girando senza una meta, ridendo senza un motivo.
Una delle cose più belle di Calum era che per ridere non aveva bisogno di una vera e propria ragione, chi non lo conosceva spesso pensava che ciò fosse indice di superficialità o stupidità, non lo era, io sapevo che quella risata era la sua arma contro la realtà, come la mia era leggere.
Calum crescendo non aveva mai perso quell'innocenza classica dei bambini.
Verso l'una decidemmo di prendere un gelato e di fermarci per un'oretta in un parco prima di tornare a casa.
— Allora, ti sei divertito a fare qualcosa fuori dai tuoi schemi? O saltare la scuola è stata una cosa troppo estrema per te?— mi chiese Cal con un sorrisetto appena ci fummo seduti all'ombra di un albero.
Io per tutta risposta gli feci la linguaccia e continuai a mangiare il mio cono gelato in tranquillità.
— A casa mia oggi?— mi chiese lui dopo qualche minuto di silenzio.
— Si, però oggi studiamo davvero, domani abbiamo il test di fisica.—
— Va bene, va bene— rispose lui fingendosi scocciato.
Dopo il gelato andammo direttamente a casa di Cal e passammo il pomeriggio a studiare fisica, strano ma vero.
S/A
ce l'ho fatta ad aggiornare
wow
xoxo
-blueyespenguin🐧

Who am I? »cake //itaDonde viven las historias. Descúbrelo ahora