Mattatoi

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[Si consiglia l'ascolto dell'opera sopraindicata durante la lettura

Una cosa che noto sempre più spesso è l'immenso orgoglio di questa società, orgoglio che ci vieta di chiedere aiuto e che ci impone di arrangiarci, orgoglio che ci fa spesso scordare di ringraziare quando qualcuno ci aiuta, orgoglio che ci rende testardi e che, piuttosto che farci discutere civilmente, ci fa litigare per ogni minima cosa. Tutto questo, unito alla mentalità del "tutto ciò che viene detto da persone importanti è vero" che si sta creando in questo periodo, ci porta spesso a prendere posizioni senza ricercare argomentazioni varie o fare confronti, portandoci ad estremizzarci sempre di più e a combattere come galli in un pollaio per delle questioni di cui non conosciamo praticamente nulla. Ovviamente trasformandoci in un popolo di ignoranti incivili.

Sopprimiamo la cultura e l'intelletto, perché il fisico è ciò che conta, la forza bruta e la salute fisica e mentale, la sopravvivenza della specie prima di tutto, no? Che ci importa del resto?

Mangiamo senza neanche sapere come ciò che ci viene servito sia stato preparato, oppure cuciniamo acquistando prodotti a basso costo senza nemmeno leggere gli ingredienti scritti sulla confezione. Intossicandoci irrimediabilmente.

Uccidiamo animali mentre sono ancora coscienti ed impauriti, perché l'adrenalina rende la carne più tenera.

Ci uccidiamo per il piacere del rosso che scorre, il respiro che manca alla nostra vittima ci rende invincibili, il suono delle ossa che si spezzano è musica alle nostre orecchie.

Musica che trasportiamo su pentagramma, su marmo, su tela, su carta con le nostre piume d'oca ancora sporche di sangue.

Strappiamo i nostri nervi per crear corde di pianoforte o di violino, i neuroni son le tastiere di chitarre e contrabbassi, le nostre vene son solo legni in cui soffiare, ad ancia o non.

Pelle d'oca che ci abbandona al nostro essere terrestri, striscianti serpenti.

Brividi di freddo che scambiamo per amore, si trasforman immediatamente in folli risa. Basta solo accorgersene, tender l'orecchio al nostro subconscio e alle nostre repressioni.

Il gioco è fatto, il dado è tratto.

Mi caverei i bulbi oculari se non fossi masochista.
Vedere m'uccide e m'appaga.

La ristorazione è possibile solo tramite il dolore.

Si Minore.

Caldi di sangue, passi notturni nello stridore dell'arco.

Ho bisogno di sfiorare quei capelli infuocati! Solo per sentirmi nuovamente al mondo...

Tutto scorre in grigio.

Circoli dell'elemosina d'inganno. Povertà sfruttata per guadagno.

Che mondo ci assassina?!

Chi siamo?!

Macellai di mattatoi dalle piastrelle tinte di rosso, come se fosse fragile acquerello.

Distruggiamo pianoforti per i nostri Fortissimo rabbiosi!

Ma perché non gridiamo...?

Il nostro fluido ferroso ricama la nostra cute di splendidi intrecci, cadendo.

Si - Mi Bemolle - Do - Sol - Fa Diesis.

Dissonanze così assonanti nel Caos.

Viviamo per macellare ed essere macellati. Macellandoci risparmiamo fatica e dolore agli altri macellai.

Torsioni patetiche nella dolorosa estasi.

Crescendo disperati per giungere all'ultimo, fatidico, diminuendo.

E per cosa?

Per vedere i nostri cuori a pezzi esposti sul bancone?

Siamo fenomeni da baraccone.

Venghino i signori, venghino!

I nostri sono i migliori equilibristi, in bilico tra terrore, manie e disperazione!

Gli elefanti sopportano il peso del mondo, ma con un bicchier d'oblio, son leggiadri uccellini!

Osservino gli ultimi, dalle bocche cucite dai demoni! E le loro piccole, insanguinate insignificanti, lacrime valgono oro...

Insultate, gente, insultate!

Rendete il loro dolore denaro!

E' lo show più spaventoso... E' lo show delle strade chiuse e delle case buie, delle menti aperte, dei cuori malati, della bontà tramutata in follia e desiderio...

Uccidete, uccideteci.

Uccidetemi.

Godete nel vedere il mio sangue imbrattarvi la pelle.

Nessun ricamo ormai...

Godete, godete... Prima d'esser macellati.

La carne eccitata è la più facile da corrompere.

Lo dicono gli chef, sapete?

Che sia eccitata dal terrore è ancor meglio.

Camminiamo gravi, allegramente.

Mascherandoci al di fuori di teatri.

Smascherandoci in inchiostro e in pittura, in suoni e in versi.

Respiro.

Un, due, tre, si parte sul levare.

La melodia scorre nelle variazioni.

Siamo clarinetti, in fondo.

Abbiam bisogno d'aria, d'un'ancia che la filtri per musicare, dell'acqua per lubrificare, muscoli in grado di staccare...

Siam capaci dei suoni più dolci e vellutati, dei bassi più gravi e tenebrosi, degli acuti più stridenti e di folli glissando mentali...

Ci vuole tecnica per vivere appieno, per esser multiformi e poliedrici, per suonare Mozart, Brahms, Schönberg e improvvisare senza aver mai difficoltà. Anche nelle dissonanze più sgradevoli e atonali.

Ma come l'ebano, più ci esercitiamo, più ci logoriamo. Marciamo e sull'argento delle chiavi inizia ad esserci muffa e ossido. L'ancia si spezza e non serviamo più a nulla.

E verremo macellati nel sangue dei nostri avi, da chi mai si è logorato...

Binari sul NullaWhere stories live. Discover now