Capitolo 31

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- Mama, tu non vieni con noi? - Mi chiese Emily prima di entrare in macchina con Brit.

- No, amore. Verrò la prossima volta al vostro pigiama party, ok? - Lei mi guardò per qualche minuto con quei sono bellissimi occhi marroni. Riuscivo a leggere la tristezza che regnava in lei, ultimamente ero stata assente e non ero riuscita a passare nemmeno un giorno in sua compagnia.

Lei continuava a fissarmi sperando che avrei cambiato idea e quando capì, sorrise e poi mi diede un bacio sulla guancia e mi salutò seguita dalle altre bambine e da Brit.

- Ti voglio bene, Em. -

- Anch'io mama, ma mi manchi tanto. - Disse abbassando lo sguardo ed iniziando a battere sul suo seggiolino.

- Mi dispiace piccola. - Le dissi dandole un bacio sulla fronte.

- Prenditi cura di loro. - Mi rivolsi a Brit. Lei annuì.

- Mila, grazie ancora per quello che hai fatto per me e mia madre. - Mi disse

- Di niente, Brit. - Risposi sorridendole e subito dopo partino.

Vidi Emily girarsi per guardarmi, io la salutai con la mano, ma riuscivo a vedere che era triste.

In quel momento sentii due mani sui miei fianchi che mi fecero saltare dallo spavento.

- Chi stavi salutando? - Chiese la ragazza dietro di me.

- Le bambine. Sono andate a dormire da Brit. - Spiegai girandomi per vedere quei bellissimi occhi verdi.

- Come mai? -

- Perchè volevo stare sola con te e perché voglio delle risposte. - Lei si staccò da me e fece un passo indietro. Tornò quel suo sguardo serio che non vedevo da tanto, quel suo sguardo neutro che avevo visto la prima volta al parco. Camminammo in silenzio verso il nostro appartamento.

Ci sedemmo in salotto, sul divano e rimasi ferma a fissare la TV davanti a noi per qualche minuto fino a quando mi decisi a parlare.

- Tu sapevi che i nostri genitori si sarebbero sposati? -

- No, ma quando sentii pronunciare il tuo cognome da mia madre, capii che stava parlando di tuo padre. L'ho scoperto solo qualche ora dopo il nostro incontro al parco. - Non ci stavamo guardando negli occhi. Ognuno di noi fissava un punto preciso della stanza.

- Chi sono Alison e Charlotte? - Non rispose subito come prima. Rimase in silenzio per un po', poi sospirò e si girò verso di me.

- Alison e Charlotte DiLaurentis. Me lo ricordo come se fosse ieri. La prima volta che le incontrai fu, un anno fa. Charlotte aveva appena compiuto 5 anni, mentre Alison aveva solo un anno. Avevo appena litigato con Clara, così decisi di fare un viaggio ed andai in un piccolo paese poco lontano da Philadelphia. Preparai la valigia e partii immediatamente. Quel paese sembrava davvero un bel posto. Nessuno che ti urlava contro, nessuno che ti diceva come essere, nessuno che ti procurava problemi. Ero finalmente libera. - Disse ridendo.

- Ho passato un paio di settimane là. Ero andata a fare una passeggiata come facevo tutte le sere con le mie adorate sigarette. - Alzai gli occhi al cielo sentendo quella frase.

- Poi ad un certo punto sentii qualcuno urlare e piangere. Corsi verso quelle urla e poi le vidi. Charlotte teneva in braccio Alison e batteva disperatamente su una porta di una casa. Continuava ad urlare chiamando sua madre e suo padre, ma nessuno rispondeva. Andai verso di lei. All'inizio si spaventò, così cercai di calmarla e non appena si fidò di me, sfondai la porta. Charlotte corse dentro piangendo, io la seguii preoccupata. Arrivammo dentro un piccolo soggiorno nel quale c'erano due persone, i loro genitori. - Mi spiegò passando una mano tra i suoi lunghissimi capelli neri e cercando di rilassarsi il più possibile.

- Stavano bevendo, ridendo e non appena ci videro, notai della rabbia nei loro occhi. Così mi misi davanti alle bambine senza pensarci due volte. L'uomo che dovrebbero chiamare "papà" si alzò di scatto dal divano e venne verso di noi urlando insulti di tutti i generi, seguita successivamente dalla loro "mamma". Chiesero alle bambine perché erano tornate da loro, perché continuavano a chiamarli mamma e papà e soprattutto perché erano ancora vive. - Non potevo credere a ciò che stavo ascoltando.

- Io non riuscii più a trattenermi. Li picchiai uno dopo l'altro, anche con Charlotte che mi supplicava di smettere. Non sapevo perché lo stavo facendo, non sapevo perché mi ero intromessa, sapevo solo che dovevo difendere quelle bambine a qualunque costo. -

- Che è successo dopo? - Chiesi con un filo di voce.

- I vicini sentirono le urla delle bambine e vennero a controllare cosa stesse succedendo. Non appena mi videro, mi allontanarono dai corpi della coppia. Erano sdraiati a terra sanguinanti. Chiamarono un'ambulanza e gli assistenti sociali. Loro finirono in ospedale per un paio di giorni ed affidarono alla nostra famiglia le due bambine. Clara non era felice al mio ritorno e disse che non avrebbe tenuto le due ragazze. Mi disse che non aveva intenzione di sprecare un soldo per bambine che non conoscevamo nemmeno, così iniziai a lavorare per ottenere abbastanza soldi per loro. -

- Quindi loro non sono tue figlie? - Chiesi dopo un paio di minuti di silenzio. Lauren rise.

- No! Charlotte ha 6 anni! Pensavi fossi rimasta incinta a 12 anni? - Urlò continuando a ridere, mentre io cercavo di farla smettere, ma ogni mio tentativo peggiorava le cose.

- Che mi dici di Shawn? - Chiesi tornando seria. Lei mi guardò sorpresa da quella domanda e poi rispose.

- Lui è stato il primo di cui mi sia davvero innamorata. Penso sia stato amore a prima vista. La prima volta che lo incontrai avevo 6 anni. All'inizio non capivo che cosa stavo provando essendo ancora una bambina, poi a 15 anni ho iniziato a capire quei sentimenti strani. Mi piaceva ed anche tanto. Quando ho perso mio padre, lui era sempre lì ad aiutarmi con un sorriso stampato in faccia, era bellissimo. Quando mi confessai a lui, ci baciammo ed iniziammo a frequentarci per un po' fino a quando non lo facemmo. Non sapevo che era fidanzato, non mi aveva detto nulla e poi il giorno dopo venne da me con le lacrime agli occhi a chiedermi scusa. Non l'ho mai perdonato. Convinsi Clara ad andarcene, ma prima volevo vedere chi fosse la ragazza con cui stava. -

- Come mi hai trovata? -

- Brit mi ha portata da te. Mi mostrò in che scuola andavi e ti vidi insieme a Shawn. Non nego che ti ho odiata tantissimo in quel momento. - Rimasi in silenzio per un po'. Non sapevo precisamente cosa dire. Shawn ci aveva praticamente ingannato entrambe.

- Provi davvero qualcosa per me? -

- Sì. Tu mi piaci e non voglio nessun'altra. Se non mi credi, te lo dimostrerò. Non mi importa di ciò che penseranno i nostri genitori, non mi importa di quello che penseranno gli altri. L'unica che voglio se tu, Camz. Mi dispiace per non averti detto tutto prima, ma giuro che d'ora in poi non terrò più segreti. - Mi disse accarezzandomi la guancia con la sua mano destra. Era calda e così delicata che mi vennero i brividi al solo sfioramento. Si avvicinò lentamente al mio volto fino a quando non ci fu più nessuno spazio tra le nostre labbra.

- Anch'io voglio te, Lolo. -

A/N

Ehi! Vi sono mancata? Lo so che vi sono mancata! Lo sooo.. No, ok. :c

Come state? Mi dispiace per non aver scritto per più di una settimana, ma non avevo idee e a scuola ci hanno riempito di interrogazioni e di verifiche! Ed alcune non sono andate molto bene :')
Spero che a voi vada meglio..

Non so come sia questo capitolo, ma almeno ho risposto a delle domande che qualcuno voleva sapere. In molte mi hanno obbligato a scrivere.. Contente?! :')

Delle mie amiche dicono che non dovrei uccidere più nessuno, dicono che sarei troppo stronza :c

~E.

We Can ~ CamrenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora